Alla luce della possibile crisi di governo, oggi il FTSE MIB sta sottoperformando nettamente i listini azionari degli altri paesi. Il fattore che influisce più pesantemente sui mercati è l’esposizione ai titoli del settore bancario, che soffrono per l’ampliamento degli spread delle obbligazioni italiane e l’appiattimento della curva dei tassi di interesse. Ma sicuramente i mercati azionari sono sempre condizionati anche da fattori globali e il FTSE MIB, in particolare, sta scontando tra gli altri fattori anche il crollo del prezzo del petrolio e dei titoli energetici.
Sul fronte dei mercati obbligazionari, oggi tutti gli Stati dell’Europa periferica stanno soffrendo e lo spread italiano si sta allargando più degli altri paesi. I motivi sono essenzialmente due: per prima cosa, il dato USA sull’inflazione, rilasciato ieri, ha aumentato le aspettative di restrizione monetaria anche in Europa. In secondo luogo, il rischio di frammentazione politica è generalmente aumentato, prima con Macron che ha perso la maggioranza in Francia, e ora con la crisi politica Italiana. Inutile a dirsi, l’ennesima crisi politica potrebbe rappresentare un ulteriore duro colpo per le aspettative di crescita e per la fiducia dei mercati non solo nella forza dell’economia europea, ma anche nel progetto Europa, come mostrato dalla recente volatilità anche per il cambio Euro/Dollaro, che continua a mantenersi intorno alla parità.
L’elemento chiave da considerare riguarda l’efficacia dello scudo anti-spread della BCE, perché al momento è difficile capire se davvero questa misura possa evitare, o almeno contenere, la volatilità degli spread tra paesi centrali e periferici. E anche se la BCE non ha fornito informazioni dettagliate in merito allo scudo, fino ad oggi i mercati hanno scommesso su un sì. Tuttavia la frammentazione politica è vissuta negativamente dai mercati e può aggravare un quadro in cui una politica monetaria in restrizione tende ad impattare negativamente, soprattutto sui paesi più deboli e con un costo del debito più elevato, come l’Italia. Fino al 15 giugno, infatti, l’aumento dei tassi USA (che influisce sulla politica monetaria occidentale) si era mosso di pari passo con un aumento dello spread. Dall’annuncio delle misure anti-frammentazione, abbiamo invece visto un significativo contenimento dei movimenti degli stessi spread. Questa tendenza, però, sembra essersi fermata nella giornata di oggi. Detto questo, non possiamo aspettarci che il rischio spread venga sempre e comunque gestito tramite gli strumenti di politica monetaria della BCE.
L’incertezza politica potrebbe contribuire alla volatilità dei mercati europei e del cambio Euro/Dollaro, aggiungendosi ai fattori di rischio già presenti nell’Eurozona. Nel medio-lungo termine l’incertezza politica dovrebbe avere un impatto contenuto all’interno di una strategia diversificata globalmente.