Brusco calo in Borsa ieri per doValue, importante operatore nella gestione di portafogli di credito e di immobili derivanti da crediti deteriorati. Il titolo ha risentito della revisione del resoconto al 30 settembre scorso (in conformità con i principi contabili internazionali applicabili alla rendicontazione finanziaria intermedia), decisa venerdì dal consiglio d’amministrazione, con l’Ebit passato da 52,8 milioni a 27,1 milioni e il risultato netto negativo sceso a -25,7 milioni. Prossimi appuntamenti il 22 febbraio, quando verranno pubblicati i dati al 31 dicembre 2023, e il 26 aprile, con l’assemblea chiamata ad approvare il bilancio d’esercizio dello scorso anno.
COSA FA DOVALUE
Quotata a Euronext Milan dal 2017 e ammessa al segmento Star dal 2022, doValue ha 120 miliardi di asset gestiti e
3.000 dipendenti (di cui il 33% in Italia). Fondata nel 2015 come doBank a seguito dell’acquisizione di UCCMB – Unicredit Credit Management Bank S.p.A. – da fondi affiliati a Fortress, nel 2016 ha acquisito il 100% di Italfondiario, uno dei principali operatori in Italia nel settore della gestione in outsourcing dei crediti performing e non-performing:, Oggi doValue è attiva Italia, Grecia Spagna e Portogallo. Tra le ultime operazioni, nei primi nove mesi dello scorso anno, l’acquisizione di nuovi contratti per un valore di 689 milioni di euro da importanti banche spagnole, tra cui Banco Sabadell e CaixaBank, e da altri investitori, e la put option sul 15% del business spagnolo (doValue Spagna) da parte di Santander.
Per quanto riguarda l’azionariato, al 18 dicembre 2023 primo azionista è Avio con il 25,05%, riconducibile a Softbank Group Corp, multinazionale giapponese con focus sulla gestione degli investimenti. Con altri investitori simili si sale al 28,27%. Il 13,58% è in mano a soggetti riconducibili a Bain Capital, il 6,55% a Jupiter Asset Management, il 4,90% a Schroder Investment Management, il 4,83% a Global Alpha Capital Management, l’1,84% a doValue e il 40,03% ad altri azionisti. Presidente del gruppo è Giovanni Castellaneta (nella foto) e amministratore delegato Manuela Franchi.
IL NUOVO RESOCONTO AL 30 SETTEMBRE 2023
Nella nota diffusa dal gruppo si specifica che il nuovo resoconto intermedio di gestione sostituisce completamente, riformula e modifica il precedente, che non era stato redatto in conformità al principio contabile Ias. Dunque, come si diceva, il nuovo bilancio registra un risultato prima degli oneri finanziari (Ebit) di 27,1 milioni rispetto ai 52,8 milioni precedenti e un risultato netto negativo – attribuibile agli azionisti della società controllante – di 25,7 milioni per il periodo gennaio-settembre 2023 rispetto a un risultato netto positivo per 5,7 milioni del bilancio preesistente.
Stabile a 117,768 milioni il portafoglio gestito, così come il debito netto a 485,5 milioni. Visti questi adeguamenti non monetari, doValue prevede che l’anno fiscale 2023 “si chiuderà con un risultato netto positivo a una cifra e conferma le previsioni di margine operativo lordo e leverage comunicate al mercato nel novembre 2023, così come la sostenibilità della sua struttura finanziaria”. Aggiunge poi che “anche a causa di scioperi di notai e tribunali in Grecia, che hanno interessato alcuni recuperi nell’ultima parte del 2023 e che saranno posticipati al primo trimestre del 2024 i ricavi saranno leggermente inferiori rispetto alle previsioni precedentemente comunicate (per circa il 2%)”.
GLI ALTRI NUMERI DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2023 E I DUBBI DEGLI ANALISTI
C’è da dire che già i numeri comunicati a novembre, e riconfermati ora, avevano messo in allarme gli analisti: i ricavi lordi per 335,2 milioni risultavano in calo del 21,2% su anno e i ricavi netti per 304,6 del 9,8% su anno. Segno meno anche per il flusso di cassa da attività operative a quota 38 milioni dai 63,9 milioni dei primi nove mesi del 2022 e per l’ebitda ex NRIs a 115,4 milioni (-24%). Dunque Citi (buy e target price a 8,50 euro) – con i ricavi del terzo trimestre dell’anno e quelli attesi per l’intero 2023 inferiori alla stima del consenso (520 milioni) – indicava la necessità di “un forte rimbalzo” nel quarto trimestre e nel 2024 così da raggiungere gli obiettivi del piano industriale. Equita e Mediobanca Securities erano più caute con quest’ultima che sottolineava come doValue nel biennio 2024-2025 avrebbe dovuto affrontare uno scenario più impegnativo del previsto.
COSA SUCCEDERÀ ORA
Una situazione, quella attuale, che continua a creare nervosismo sui mercati e scetticismo da parte degli investitori, visto che le azioni di doValue hanno perso circa il 60% del valore solo nell’ultimo anno. Per il Sole 24 Ore sulle prospettive del gruppo pesa l’incertezza di riuscire ad assicurarsi nuovi mandati di servicing. “Le prospettive per il mercato italiano sono soyyoyono, un quadro che dovrebbe caratterizzare anche la Grecia, principale mercato di doValue, e la Spagna”, assicuravano ieri analisti di Mediobanca, secondo quanto riportato dal quotidiano confindustriale. Si ricorda poi che è in discussione l’accordo con Unicredit e che il gruppo è al lavoro sull’aggiornamento del piano industriale per definire la nuova strategia.