Nella proposta di revisione del bilancio a lungo termine (2021-2027) dell’Unione europea non c’è alcun nuovo fondo di sovranità per l’industria verde, quella legata alle tecnologie per la transizione ecologie e la neutralità carbonica.
LE AMBIZIONI EUROPEE PER L’INDUSTRIA VERDE
Lo scorso marzo la Commissione europea ha presentato un piano di stimolo alla manifattura interna di batterie, pannelli fotovoltaici, turbine eoliche, elettrolizzatori per l’idrogeno e di altri dispositivi per le energie pulite: il Net-Zero Industry Act – questo il nome – vuole essere la risposta sia ai sussidi cinesi che a quelli statunitensi dell’Inflation Reduction Act.
Bruxelles, dunque, vorrebbe ridurre lo svantaggio di competitività delle aziende europee rispetto alla concorrenza straniera e tutelare la propria rilevanza economica anche nel futuro low-carbon che ci attende. Ma del Fondo di sovranità, ossia dello strumento che dovrebbe permettere la realizzazione concreta di queste intenzioni, “non c’è traccia” nella proposta di revisione del bilancio 2021-2027, come ha scritto eunews.
A COSA SERVE LA PIATTAFORMA STEP
La Commissione ha proposto piuttosto la creazione di una Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP, da Strategic Technologies for Europe Platform: era stata annunciata nel settembre 2022). STEP servirà a raccogliere dai paesi membri una somma di 10 miliardi di euro che andrà a potenziare le dotazioni economiche di vari programmi esistenti per l’innovazione e la sovranità tecnologica come InvestEU (3 miliardi), Horizon Europe (0,5 miliardi) e Innovation Fund (5 miliardi).
Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, “abbiamo fondi efficienti nel nostro budget europeo per progetti” nelle tecnologie pulite (clean tech), nelle biotecnologie e nelle tecnologie profonde (deep tech). La piattaforma STEP, allora, andrà ad applicare un “sigillo di sovranità”, una sorta di marchio di qualità che aiuterà i progetti ritenuti strategici ad attirare finanziamenti privati e pubblici.
UN COMPROMESSO AL RIBASSO?
Niente fondo di sovranità, però, che verrà creato in futuro e di cui lo STEP – per ammissione della stessa von der Leyen – è un precursore e, in un certo senso, un surrogato. Come spiegato dalla Commissione, infatti c’era bisogno di una soluzione immediatamente disponibile, che aggirasse le complicate trattative interne per un fondo di sovranità e stanziasse nel contempo una somma discreta.
GLI SCONTRI INTERNI
Il problema del fondo di sovranità per l’industria verde è che – come scrive Politico – non si sa da dove arriveranno i soldi. In questo momento i paesi membri dell’Unione europea hanno altre priorità, come la mitigazione dell’inflazione, e non vedono di buon occhio l’idea di privarsi di risorse economiche per destinarle a uno schema comunitario, oppure di accumulare altro debito comune.
Allo stesso tempo, però, i governi nazionali sono generalmente convinti della necessità di rispondere con forza e in fretta alle politiche industriali sulle tecnologie pulite di Cina e Stati Uniti. “È chiaro che c’è bisogno di investimenti nelle tecnologie pulite, ma il fatto che non si tratta tecnicamente di una crisi ridurrà l’appetito degli stati membri”, ha dichiarato un funzionario della Commissione a Politico.
Le divisioni sono le solite. I paesi nordici – definiti “frugali” – non vogliono che l’Unione europea faccia altro debito comune, che sarebbe complicato da ripagare visti gli alti tassi di interesse. I paesi a maggiore vocazione manifatturiera, come la Francia, chiedono invece alla Commissione di definire nuovi strumenti di stimolo al progresso industriale.
All’interno della Commissione, von der Leyen è sostenuta dai commissari Thierry Breton (francese, Mercato interno) e Paolo Gentiloni (italiano, agli Affari economici). Quelli che hanno più riserve sul fondo di sovranità sono invece Valdis Dombrovskis (lettone, al Commercio) e Margrethe Vestager (danese, alla Concorrenza).