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Se l’Europa cede sugli Esg, favorirà la Cina. Report Le Monde

Se l'Unione europea cede sulle norme ambientali a causa della minaccia di una guerra commerciale da parte dell'amministrazione Trump, lascerà il campo libero alla Cina. L'editoriale del quotidiano francese Le Monde.

Sotto la pressione dei nuovi equilibri commerciali, in particolare della nuova situazione venutasi a creare negli Stati Uniti, il 26 febbraio la Commissione europea ha presentato il pacchetto “omnibus”, che raggruppa le riforme riguardanti le principali normative ESG (ambiente, sociale e governance). Questo include la direttiva CSRD (“Corporate Sustainability Reporting Directive”) adottata nel 2022.

Tuttavia, questo pacchetto “omnibus” prevede di ridimensionare le ambizioni dell’Europa in questo settore essenziale. Un paradosso se si considera che questa CSRD si ispira al rafforzamento delle normative sulla rendicontazione finanziaria proveniente… dagli Stati Uniti, in particolare la legge Sarbanes-Oxley, detta “SOX”, del 2002, imposta prima ancora della crisi dei subprime dopo gli scandali Enron (occultamento di debiti) e WorldCom (dichiarazione di redditi fittizi). Il loro impatto sull’economia americana ha avuto un tale impatto che il legislatore americano è stato costretto a intervenire attraverso l’introduzione di questa legge SOX che impone standard di trasparenza finanziaria, tra cui l’obbligo di controlli rigorosi all’interno delle aziende al fine di prevenire eventuali deviazioni.

Quando la Cina si distingue

Come per la legge SOX, l’obiettivo per le aziende è quello di assicurarsi la fiducia dei loro stakeholder (Borsa, investitori, dipendenti, clienti…), ma questa volta su temi extra-finanziari. La CSRD impone alle aziende l’obbligo di rendere conto dell’impatto della loro attività sul clima e sulla biodiversità, nonché sulle questioni relative ai diritti umani, ma anche dell’impatto dei disturbi ambientali e sociali sulla loro salute operativa e finanziaria. Prevede di prevenire il greenwashing richiedendo relazioni non finanziarie certificate, allo stesso modo in cui la legge SOX mirava a evitare il “financewashing”.

Oggi, di fronte alla minaccia americana di un imminente conflitto commerciale, l’Europa sembra pronta a voltare le spalle a questi principi di precauzione in nome della difesa della propria competitività. Allo stesso tempo, la Cina si distingue per una politica estremamente ambiziosa in materia di ambiente. La produzione di energia cinese da carbone rimane certamente ancora predominante. Tuttavia, secondo LowCarbonPower, le energie rinnovabili rappresentano già oggi circa il 35% della produzione di elettricità del paese. Nel 2024, la Cina ha sviluppato capacità di produzione di energia elettrica rinnovabile quattro volte superiori a quelle impegnate dall’Europa nello stesso periodo.

Le aziende cinesi fanno tutto il possibile per ottenere il massimo punteggio negli audit ESG, che sono diventati il punto di riferimento per i direttori degli acquisti occidentali. […]

Una soluzione ovvia

Anche la Cina ha rafforzato la cooperazione con i paesi in via di sviluppo in materia di ESG. In occasione del Forum sulla cooperazione sino-africana, tenutosi a Pechino nel settembre 2024, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato un piano d’azione che include 30 progetti per l’energia pulita in Africa. Il piano prevede anche 46 miliardi di euro di aiuti per sostenere lo sviluppo sostenibile nel continente africano.

Queste iniziative dimostrano la determinazione della Cina a guadagnarsi una reputazione e lo status di “migliore allievo” in materia di protezione dell’ambiente. Una tendenza che soddisfa i responsabili degli acquisti delle aziende occidentali. Infatti, per quanto riguarda la competitività dei prezzi, la soluzione cinese è evidente da molti anni, tanto che l’approccio occidentale è rimasto cauto al momento di prendere la decisione di trasferire gli acquisti in Cina, a causa dei rischi legati ai danni ambientali delle attività industriali cinesi, note per la loro scarsa attenzione.

Avanzando in questo campo ambientale grazie a un approccio reattivo e a risultati tangibili, le aziende cinesi stanno scavando un divario che rischia di diventare irrimediabile per le aziende occidentali quando incendi, uragani e inondazioni imporranno all’Occidente il ritorno a una regolamentazione più protettiva dell’ambiente. Pechino sarà quindi in grado di fornire prodotti a prezzi competitivi, che siano accessibili, di qualità e rispettosi dell’ambiente. Non ci sarà più alcun dilemma nel rivolgersi o meno all’industria cinese, semplicemente non ci sarà più scelta.

Avanzando in questo campo ambientale grazie a un approccio reattivo e a risultati tangibili, le aziende cinesi stanno scavando un divario che rischia di diventare irrimediabile per le aziende occidentali quando incendi, uragani e inondazioni imporranno all’Occidente il ritorno a una regolamentazione più protettiva dell’ambiente. Pechino sarà quindi in grado di fornire prodotti a prezzi competitivi, che siano accessibili, di qualità e rispettosi dell’ambiente. Non ci sarà più alcun dilemma nel rivolgersi o meno all’industria cinese, semplicemente non ci sarà più scelta.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)

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