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Perché l’economia della Cina andrà male prima di andare bene

Le prospettive per l'economia in Cina sono rischiose nel breve termine, ma buone nel medio periodo. L'analisi di Michele Morganti, Head of Insurance and Asset Management Research presso Generali Investments.

Dal recente massimo del 18/04/2023, il MSCI China ha sottoperformato l’S&P500, l’MSCI EMU e l’MSCI EM di circa 49 pp, 34 pp e 29 pp rispettivamente. A nostro avviso, molte notizie negative sono già state scontate. Il mercato appare significativamente sottovalutato da diversi punti di vista, utilizzando approcci alla valutazione sia a breve che a lungo termine: modelli di apprendimento automatico (ML) (-2,6 st.dev.), indicatore di fair value utili-tassi, CAPE o Shiller PE (rapporto prezzo/utili basato sugli utili medi corretti per l’inflazione negli ultimi 10 anni, -50% di sconto) e rendimento equity rispetto ai tassi reali. I multipli medi di mercato sono a sconto del 26% rispetto alla loro storia, mentre sono a premio per gli Stati Uniti (+37%) e piatti per l’EMU (+4%). L’indice MSCI China si posiziona inoltre al primo posto nel nostro country valuation score (che utilizza varie metodologie di valutazione) tra 45 mercati, seguito da vicino dalle azioni cinesi di classe A (posizione 4).

Sebbene la dinamica degli utili appaia ancora debole relativamente a quella del mercato USA, il MSCI China rispetto allo S&P 500 è rimasto ancora più indietro e prevediamo che il 1° trimestre sarà il quello con la crescita economica più debole nel 2024.

I RISCHI ECONOMICI PER LA CINA, NEL BREVE TERMINE

Inoltre, basandosi esclusivamente sull’andamento storico della bolla giapponese (dal ’90), il mercato azionario cinese (sebbene oggi estremamente più sottovalutato rispetto al Giappone in quel momento) potrebbe scendere limitatamente da qui nei prossimi mesi, per poi risalire nell’arco di 6 mesi, sempre che l’esperienza giapponese si ripeta.

Detto questo, le esportazioni rimangono sottotono e l’indicatore anticipatore del ciclo in calo insieme alle sorprese macro e le revisioni degli utili.

In sintesi, vediamo ancora qualche rischio nel breve termine, in quanto la politica economica ha poche possibilità di diventare troppo aggressiva. In effetti, un intervento audace sui tassi non è probabile a breve, poiché uno yuan più debole potrebbe innescare ulteriori deflussi di investimento dall’estero e innervosire i partner della Silk Road. A questo proposito, i prossimi tagli della Fed forniranno al governo cinese un maggiore margine di manovra per sostenere la propria economia, anche se sul fronte geopolitico la vittoria di Trump rimane un potenziale rischio per la dinamica dell’export e il settore tecnologico.

PROSPETTIVE INTERESSANTI NEL MEDIO TERMINE

A medio termine, le prospettive sono più interessanti: infatti, anche qualora le revisioni negative degli utili dovessero protrarsi per qualche altro tempo ancora, gli analisti al momento prevedono una crescita piuttosto elevata degli utili, di circa il 15% sia nel 2024 che nel 2025. Le valutazioni sono già estremamente basse e nei prossimi mesi la politica monetaria e fiscale avrà maggiori possibilità di divenire più accomodante.

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