Ieri l’intervista al ceo di Unicredit, nella quale Andrea Orcel illustrava le sue strategie per Commerzbank dopo l’investimento di 1,5 miliardi della scorsa settimana, per l’acquisto del 9 per cento delle azioni. Oggi la risposta del governo tedesco, affidata a dichiarazioni ufficiali e voci raccolte nelle stanze del ministero delle Finanze. Che sarebbe irritato per il comportamento ritenuto poco trasparente della banca italiana.
L’Handelsblatt affronta in prima pagina il tema che agita il mondo bancario europeo, l’ipotesi di acquisizione del secondo istituto bancario tedesco da parte del gruppo italiano di Unicredit. E va dritto al punto che oggi è centrale: la reazione irritata del governo di Berlino.
LE PAROLE DI ORCEL (UNICREDIT) SU COMMERZBANK
Nell’intervista apparsa lunedì, Orcel spiegava: “Abbiamo investito in un blocco di azioni della Commerzbank. Vogliamo realizzare un buon investimento, se vogliamo che diventi una fusione, gli stakeholder devono essere convinti che creeremmo valore per loro. Ma l’Europa, e anche la Germania, hanno bisogno di banche più forti”. Ma soprattutto, sottolinea oggi l’Handelsblatt, Orcel “aveva spiegato di essere stato contattato da rappresentanti del ministero delle Finanze e dai suoi consulenti prima dell’accordo. Aveva quindi ipotizzato che Unicredit sarebbe stata la benvenuta come offerente”.
IL GOVERNO TEDESCO ERA INFORMATO
A quanto pare non è così. Il ministero delle Finanze ha ora descritto questo fatto come un “errore di interpretazione”, scrive Handelsblatt, mettendo fra virgolette la dichiarazione di un portavoce del dicastero guidato dal liberale Christian Lindner, unico erede della rigida austerità di Wolfgang Schäuble all’interno dell’esecutivo di Berlino. Il governo tedesco “non ha contattato attivamente alcun investitore”, ha dichiarato il portavoce, “il processo, durante il quale sono stati contattati diversi investitori, non poteva essere interpretato come un invito”.
LE QUESTIONI CONTROVERSE
La posizione del governo tedesco è importante per il successo di una tale operazione, sottolinea il quotidiano di Düsseldorf: “in primo luogo, è ancora il maggiore azionista di Commerzbank con il dodici per cento, in secondo luogo, le acquisizioni di banche internazionali contro la volontà di un governo nazionale sono considerate difficili”.
LA STAMPA TEDESCA SU UNICREDIT
La Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) descrive la situazione come una partita di poker. Unicredit promuove apertamente una fusione, il ministro Lindner tace mentre si diffondono nuove indiscrezioni, scrive il quotidiano della piazza finanziaria tedesca ed europea, peraltro sede di Commerzbank. Ieri mattina, di buon’ora, un cronista della Faz si era precipitato a seguire un convegno sulle banche, appuntamenti generalmente un po’ noiosi a meno di non essere un addetto ai lavori. Ma c’era l’occasione dci ascoltare Heiko Thoms, di professione diplomatico (è stato ambasciatore in Brasile), oggi segretario di Stato (l’equivalente di un sottosegretario) alle Finanze, responsabile per l’Europa, la politica finanziaria internazionale e i mercati finanziari. E soprattutto con tessera del partito liberal-democratico in tasca, lo stesso di Lindner. Quindi occasione giusta per carpire qualche sensazione su quel che si pensa nell’ambiente del suo ministero circa l’ipotesi di fusione. Thoms si tiene coperto, racconta la Frankfurter, ma poi cita l’economista Moritz Schularick, il presidente dell’istituto IfW di Kiel, uno dei più autorevoli think tank economici della Germania: “Lo Stato non è molto bravo a trovare i vincitori di domani, ma i perdenti di ieri trovano sempre lo Stato”. E sottolinea che la stragrande maggioranza dei compiti futuri in Europa deve essere finanziata privatamente. “Parola d’ordine: vera unione del mercato dei capitali”, nota il quotidiano di Francoforte, e “questo suona come una certa apertura a un’acquisizione transfrontaliera, anche se il segretario di Stato con la tessera dell’Fdp non lo dice”.
REAZIONI E COMMENTI IN GERMANIA
Si potrebbe intuirlo, ma poche ore dopo la dichiarazione a Berlino del portavoce del suo stesso ministero riporta le pedine alla casella di partenza.
Ancora l’Handelsblatt osserva come intorno all’asta delle azioni di Commerzbank “si sia sviluppato un acceso dibattito”. Il governo tedesco è stato colto di sorpresa da Unicredit? O il governo federale ha venduto per errore una parte della sua partecipazione all’istituto italiano? Oppure alcuni membri del governo hanno almeno tollerato l’ingresso di un offerente strategico come possibile risultato dell’asta? Domande cui il quotidiano di Düsseldorf, sempre importante cartina di tornasole per orientarsi nella grande pancia del mondo economico e finanziario tedesco, prova a dare delle sue risposte.
“Il fatto è che l’agenzia finanziaria, che ha organizzato la vendita del pacchetto azionario per conto del governo federale, aveva contattato potenziali investitori, tra cui gli italiani, nel periodo precedente l’asta”, ricostruisce l’Handelsblatt. Il giorno stesso della vendita, la banca statunitense JP Morgan, incaricata dall’agenzia finanziaria, ha poi contattato potenziali investitori, tra cui Unicredit, come confermato da una portavoce del ministero delle Finanze. Questo cosiddetto “wallcrossing” è “consueto” per “valutare il contesto generale del mercato il giorno della transazione”, scrive ancora testualmente. E prosegue: il ceo di Unicredit considera questi contatti come la prova che non stava cercando di cogliere di sorpresa il governo tedesco. Tuttavia, l’esecutivo è di parere completamente diverso. “L’invito al wallcrossing non può essere inteso da un investitore professionista come un invito del governo federale ad acquisire azioni di Commerzbank”, ha sottolineato la portavoce del ministero delle Finanze.
IL DIBATTITO IN GERMANIA SU UNICREDIT
Ora è in corso un acceso dibattito su se e cosa sia andato storto, prosegue il quotidiano economico: “Una domanda riguarda il motivo per cui Unicredit non ha dovuto annunciare prima che già deteneva più del 3 per cento di Commerzbank. Attualmente esistono due possibilità: o gli italiani hanno sfruttato abilmente le scadenze, oppure non erano i proprietari legali del pacchetto azionario”. In ambienti governativi si sospetta una “interpretazione creativa delle regole”, cita ancora testualmente l’Handelsblatt. Che aggiunge: “A Berlino non è stata esclusa la possibilità che la privatizzazione possa essere utilizzata anche da investitori strategici. Secondo gli ambienti governativi, tutti erano consapevoli di questa possibilità, anche se era considerata improbabile. A posteriori, ciò sembra un po’ ingenuo, come dice un insider. Dopo tutto, Unicredit aveva ripetutamente espresso interesse per Commerzbank negli ultimi anni, ma il governo tedesco lo aveva sempre respinto”.
GLI SCENARI
Ma al di là delle irritazioni, gli spiragli per non far saltare tutto in aria sembrerebbero esserci. E torna in scena quel tavolo di poker di cui parlava la Frankfurter Allgemeine Zeitung, sebbene Orcel abbia provato a giocare a carte scoperte. “Sebbene il governo tedesco abbia una visione critica delle azioni degli italiani, non può e non vuole impedire una possibile acquisizione”, scrive ancora l’Handelsblatt, “non è possibile promuovere costantemente l’unione bancaria in Europa e poi rifiutare del tutto una possibile fusione. I rappresentanti del governo vogliono parlare con le due banche. Ufficialmente, tuttavia, Berlino ritiene che ora sia il turno del management di Commerzbank”.
LE CAUTELE DEI VERTICI DI COMMERZBANK
Il quale non è apparso molto irritato da quanto sta avvenendo attorno all’istituto di Francoforte. Il suo amministratore delegato, Manfred Knof, l’uomo che ha rimesso Commerzbank sulle gambe dopo la crisi, ha infatti reagito con cautela alle avances di Unicredit. “Siamo ovviamente convinti del nostro piano”, ha dichiarato allo stesso convegno cui partecipava Thoms, “ma se qualcun altro ha delle buone idee e le propone, siamo abbastanza professionali da esaminare le cose e le esamineremo in modo responsabile, nell’interesse di tutti”.