L’appuntamento è segnato da mesi per il 17 aprile. Il conto alla rovescia per l’assemblea di Monte dei Paschi di Siena (Mps) quindi è quasi finito. E l’esito, viste le ultime notizie, sarà positivo per il vertice del gruppo bancario senese: l’assemblea darà l’ok all’aumento di capitale che è funzionale all’Ops lanciata da Mps su Mediobanca.
IL VIA LIBERA DI BANCO BPM E ANIMA SULL’AUMENTO DI CAPITALE DI MPS
I consigli di amministrazione di Banco Bpm e Anima ieri hanno infatti dato il via libera all’aumento di capitale di Mps. Erano delle mosse comunque aspettate. “Non è un mistero che vi sia un clima costruttivo tra i vertici di piazza Meda – che dopo l’Opa controllano anche il 90% di Anima – e il Mef, che è sostenitore dell’operazione Mps-Mediobanca”, sottolinea il Sole 24 Ore.
La luce verde dei due distinti cda rappresenta infatti uno step essenziale per l’offerta pubblica di scambio di Siena su Mediobanca dal valore di 13,3 miliardi di euro. Banco Bpm è azionista di Mps con il 5%, mentre Anima del 3,9%. Insieme arrivano a circa il 9%, un peso che potrebbe risultare decisivo per il ceo Luigi Lovaglio che deve arrivare all’assemblea con una maggioranza importante (due terzi del capitale) a favore dell’aumento e quindi dell’operazione su Mediobanca.
QUALI SONO GLI ALTRI SOCI FAVOREVOLI
Banco Bpm e Anima si uniscono ai soci – grandi e piccoli – che già si sono espressi favorevolmente. A partire, come anticipato, dal Ministero dell’Economia, che controlla l’11,7% di Mps. Ma anche Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri, con il 9,7%, e Caltagirone con il 9,9%. A questi, si sono aggiunti altri attori. Come Norges Bank, la banca centrale norvegese, che ha il 2,5%; o Algebris, la società di gestione del risparmio made in Uk fondata dal genovese Davide Serra, con l’1,5%; o Pacific Investment Management Co (Pimco), il colosso statunitense di gestione di investimenti, sempre con l’1,5%; oppure Amundi, società francese controllata da Crédit Agricole, con l’1%.
Tra i soci che voteranno a favore, anche le casse previdenziali Enpam ed Enasarco che controllano in due circa il 5%, e altri piccoli fondi o Fondazioni bancarie, tra cui Cariplo. Secondo Repubblica, anche ION Investment Group, società tech di Andrea Pignataro (al centro di una recente indagine fiscale), sarebbe propenso a dare l’ok con il suo quasi 2%. Chi si esprimerà contro, invece, sono alcuni investitori internazionali, specie statunitensi, ma che possiedono quote minori. L’affluenza attesa è del 70-75% del capitale. Quindi la soglia dei due terzi potrebbe fermarsi a circa il 50% ed essere di conseguenza superata da quei soci che già hanno dato il loro benestare.
LA BENEDIZIONE DEL GOVERNO
Oltre allo stimolo del Mef, il governo – che auspica di fatto la creazione di un cosiddetto terzo polo bancario alternativo a Intesa Sanpaolo e Unicredit – ha fornito un altro assist a Mps. Con una nota, due giorni fa la banca di Siena ha infatti reso noto che non sarà esercitato il golden power per l’ops su Mediobanca. “La presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato, in accoglimento della proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il non esercizio dei poteri speciali con riferimento all’offerta pubblica di scambio di Mps sulla totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca”, si legge nel comunicato. Dell’ipotesi golden power si era discusso nelle scorse settimane, soprattutto per via delle concomitanti operazioni di Unicredit su Banco Bpm.
IL POSSIBILE AZIONARIATO DEL NUOVO GRUPPO MPS-MEDIOBANCA
Alla vigilia dell’assise di Mps cresce quindi l’attesa, ma l’aumento di capitale e l’operazione su Mediobanca sembrano vicini. L’obiettivo dichiarato da Siena è acquisire l’intero capitale di Piazzetta Cuccia, ma la soglia minima è il 66,7% dei diritti di voto. Su richiesta della Consob, Siena ha pubblicato delle informazioni aggiuntive sull’Ops. Tra cui la mappa dell’azionariato del nuovo gruppo, in base a una stima di un’adesione del 66,7% all’Ops. Il primo azionista sarebbe Delfin, con il 19,9% del capitale, mentre Caltagirone avrebbe il 6,7%, ma quest’ultima è una percentuale che non conta il recente aumento della quota dell’imprenditore romano in Mps al 9%. Tra gli altri: il Mef al 5,4%, Banco Bpm con Anima al 4,1% e Mediolanum al 2,7%.
LA QUESTIONE GENERALI
Sullo sfondo, ma non troppo, è ben presente la questione Generali, di cui Mediobanca è primo azionista con il 13,1%. Se l’Ops di Mps su Piazzetta Cuccia andrà in porto, di fatto Caltagirone (e Delfin) avrebbe più che un piede dentro il Leone di Trieste. L’assemblea di Generali è in programma la prossima settimana, il 24 aprile. Lì si deciderà il rinnovo del cda e quindi della guida dell’ad Philippe Donnet. Le liste presentate sono quelle di Mediobanca, di Caltagirone e di Assogestioni. In questo caso a essere decisive saranno le decisioni di Unicredit, con il suo 5% in Generali. E in questo caso le speculazioni, ovvero le ipotesi, si sprecano.