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il foglio giorgetti governo superbonus

Caro Giorgetti, la prego: non segua i consigli di Mario Monti

Perché contesto il sermone domenicale di Mario Monti sul Corriere della sera. Il corsivo di Giuseppe Liturri

 

Poteva mancare il sermone domenicale del senatore a vita Mario Monti sul Corriere della Sera? Certamente no. Ogni giorno ha le sue pene ed oggi ci tocca affrontare “il ricordati che devi morire” di Monti a cui non possiamo che rispondere, come il grande Massimo Troisi, “si, mo’ me lo segno”.

“Sui conti è tempo di realismo”, è il monito del senatore. Rivolto a Giorgia Meloni “cresciuta alla Garbatella” e a Giancarlo Giorgetti “varesino laureato alla Bocconi”, e subito vien da chiedersi cosa sarebbe cambiato se la Meloni fosse cresciuta a Casalpalocco e Giorgetti fosse di Canicattì laureato a Palermo. Ma quest’è, anche il senatore si concede un tocco di colore.

Lo schema retorico è sempre quello. Mettere in bocca agli “imbonitori” del passato delle parole e delle tesi che non hanno mai pronunciato o distorcere il significato decontestualizzandole, ed evidenziare l’attuale conversione sulla via di Damasco, sulla retta da sempre indicata dall’ex Presidente del Consiglio.

L’invito è a gestire correttamente il “passaggio difficile per l’economia italiana” e “parlare chiaro e dire la verità”, abbandonando “le illusioni finanziare e monetarie, populistiche e sovranistiche” (e chi più ne ha, più ne metta…) che “anch’essi hanno contribuito ad alimentare”.

Sembra di essere nell’ora grave delle “decisioni irrevocabili” [cit.], in cui il “buon senso” deve prevalere e scacciare le pericolose illusioni.

Sono quelle portate dal “nuovo paradigma” di espansione monetaria senza fine, tassi a zero o negativi e disavanzi pubblici a piacere. “Tutto questo fortunatamente sembra finito”, sentenzia ex cathedra Monti, siamo “all’atterraggio brusco sulla realtà”. Ma, vien da chiedersi, quando mai qualcuno abbia responsabilmente affermato l’esistenza di un simile Paese di Bengodi. L’espansione monetaria finalizzata a finanziare ampi disavanzi pubblici per mitigare l’impatto di un disastroso lockdown è stata una consapevole scelta di politica economica, forse il male minore di cui, nel dibattito non macchiettistico che piace ricordare al senatore, si sono sempre tenuti in conto i potenziali effetti negativi di medio lungo periodo. Ma anche prima del lockdown, quando andava di moda “governare seriamente”, cioè il “consolidamento fiscale” che tanto piace al senatore e che di adonta anche un po’ per essere stato “fustigato”, l’espansione monetaria era stata cominciata e sdoganata da Mario Draghi nel 2015, a beneficio esclusivo delle attività finanziarie con scarso o nullo impatto sull’economia reale e sull’inflazione che si pretendeva di far risalire intorno al 2%.

Ora è il tempo di fare i conti con “arretramento dell’economia, condizioni della finanza pubblica e tassi di interesse” (Fubini dixit e peggio ci sentiamo…) e abbandonare “riforme di bandiera” e concentrarsi su un “quadro di bilancio realistico”. Al che vien da chiedersi, chi mai in questi giorni stia facendo ipotesi irrealistiche che tanto preoccupano Monti.

Il Nostro spera che il ministro Giorgetti “sappia dare in modo coerente e continuo il suo impulso”, perché si premura si ricordargli che anche lui ha peccato, facendosi passare sotto il naso reddito di cittadinanza, superbonus, e prestiti del NgEU, senza bloccarli.

Noi speriamo invece che Giorgetti – che ha fin troppo chiari i vincoli di bilancio pubblico e le esigenze di sviluppo del Paese ed è il mandatario di una maggioranza parlamentare democraticamente eletta – non segua le orme del senatore e non ripeta gli errori della sua stagione governativa, che ci costarono nove trimestri di crescita del PIL nulla o negativa, inflitti al Paese in nome di una politica economica di cui, anni dopo, è stata quasi unanimemente riconosciuta la dannosità.

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