Come ormai atteso, le banche continuano a mettere a riserva la tassa sugli extraprofitti. Seguendo l’esempio dei due maggiori istituti di credito nazionali, Intesa Sanpaolo e Unicredit, anche Banco Bpm, BdM Banca (ex Popolare di Bari) e Mediocredito Centrale hanno deciso di accantonare le risorse, tutte e tre per un importo pari a 2 volte e mezzo l’ammontare. Da segnalare l’ottimo risultato nei nove mesi di Banco Bpm, che il 12 dicembre presenterà il nuovo piano industriale, e il ritorno all’utile netto di BdM Banca dopo tre anni dall’acquisizione da parte di Mcc.
BANCO BPM RINGRAZIA LA BCE
Come si diceva, ottimi risultati per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna (nella foto) che chiude i primi nove mesi del 2023 con utile netto di 943 milioni di euro, +93,6% su anno. Bene anche i ricavi a 3,94 miliardi, in crescita del 14,6% grazie al margine di interesse, salito del 52,3% a 2,42 miliardi. In calo le commissioni (-2,2%) a 1,41 miliardi, mentre salgono gli oneri operativi (+1,4% a 1,91 miliardi) e la gestione operativa (+30,7%) a 2,3
miliardi. Migliora la qualità del credito, con una flessione del rapporto crediti deteriorati lordi al 3,2% e dei crediti deteriorati netti all’1,7%. Banco Bpm aumenta da 700 a 900 milioni di euro gli obiettivi di vendita di Npl nel 2023 (di questi circa 500 milioni sono già state realizzate).
A livello patrimoniale, il Cet 1 ratio si attesta al 14,9%, in crescita dal 12,8% di fine 2022. Guardando al futuro, la banca prevede di realizzare entro fine anno un risultato netto superiore agli 1,2 miliardi di euro, pari a oltre 0,8 euro ad azione, in crescita a circa 0,9 euro ad azione nel 2024.
Per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti, nel comunicato stampa si legge che il consiglio d’amministrazione “avvalendosi dell’opzione prevista ha deliberato di proporre all’assemblea dei soci, in sede di approvazione del bilancio 2023 e di riparto dell’utile d’esercizio, di destinare a una riserva non distribuibile un importo di circa 378 milioni, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare della predetta imposta (pari a circa 151 milioni), in luogo del versamento dell’imposta stessa”. La stessa indicazione, si sottolinea, è stata data alle banche controllate interessate dal provvedimento, che porta la destinazione a riserva non distribuibile da parte del gruppo a un totale di circa 381 milioni.
Soddisfatto, e ne ha ben donde, l’ad Castagna che durante la conference call di presentazione – come riferisce l’Ansa – ha detto: “Il solido track record di quest’anno, insieme alla generazione di capitale confermano la convinzione che Banco Bpm potrà offrire una crescente remunerazione degli azionisti” che sarà annunciata in dettaglio il prossimo 12 dicembre.
L’EX POPOLARE DI BARI SNOBBA LA TASSA DEL TESORO
A tre anni dall’acquisizione da parte di Mcc torna in utile BdM Banca, già Popolare di Bari (il board di Mcc ha approvato il cambio di denominazione sociale con effetti dal 2 agosto scorso), che mette a segno nel terzo trimestre dell’anno un risultato netto pari a 352 mila euro, dopo aver accantonato 14,6 milioni a fondi rischi e oneri “connessi alla legacy della precedente gestione”. Segno più anche per il margine di intermediazione a quota 218,21 milioni (erano 180,10 milioni al 30 settembre 2022), per gli impieghi netti verso la clientela a 5,54 miliardi (+4,4% su anno) e per i finanziamenti a medio lungo termine a famiglie e alle pmi a 462,8 milioni (327 milioni al 30 settembre 2022). In crescita anche il Cet1 e il Tier1, al 10,12%, e il Total Capital ratio pari al 12,01%.
Anche in questo caso il board proporrà all’assemblea dei soci di non pagare l’imposta sugli extraprofitti ma di destinare a riserva non distribuibile un ammontare pari a due volte e mezzo la tassa.
PURE MCC DI INVITALIA FA MARAMEO AL TESORO
Il gruppo Mediocredito Centrale (controllato dalla holding statale Invitalia), che da maggio è guidato dal nuovo ad Francesco Minotti, fa segnare nei primi nove mesi del 2023 un utile netto () pari a 19,2 milioni. Del gruppo fanno parte anche BdM e Cassa di Risparmio di Orvieto.
Continuando a leggere i risultati, si nota che avanza il margine di intermediazione, pari a 328,1 milioni (+3,2%), grazie soprattutto alla crescita del margine di interesse (+20%), a quota 208,5 milioni, e delle commissioni nette (+2,7%) a quota 118,6 milioni. In amento gli impieghi netti a clientela, comprensivi dei crediti commerciali, a 9,57 miliardi al 30 settembre 2023 dai 9,44 miliardi di fine 2022, e i crediti in bonis netti a 9,07 miliardi rispetto agli 8,99 miliardi al 31 dicembre scorso. Segno più anche per i coefficienti patrimoniali Cet1 e Tier1 al 12,08% (11,28% al 31 dicembre 2022) e Total Capital ratio al 13,35% (12,60%). Infine, si evidenzia che il Fondo di Garanzia per le pmi, gestito da Mcc, registra un valore di finanziamenti di oltre 32 miliardi, con più di 169 mila domande accolte da inizio 2023.
Come sopra, pure il cda di Mcc ha deciso di proporre all’assemblea dei soci di destinare un importo pari a due volte e mezzo la tassa sugli extraprofitti ad una riserva non distribuibile anziché versare l’imposta straordinaria sull’incremento del margine di interesse.