La crisi economica morde i fianchi delle imprese tedesche obbligando anche quelle di maggior prestigio a rivedere i piani di sviluppo. Tagli (ai posti di lavoro) e risparmi (negli investimenti) sono le parole all’ordine del giorno, in una fase in cui anche dal governo arrivano sempre più segnali di incertezza, come dimostra la mancata approvazione del bilancio 2024 entro la fine di quest’anno e il ricorso all’esercizio provvisorio.
I TAGLI DI BOSCH
Sul fronte industriale la notizia del giorno arriva da Bosch, il maggior produttore mondiale di componenti per autovetture, che secondo un articolo pubblicato dal settimanale di settore Automobilwoche si appresta a una cura dimagrante per il proprio personale con previsioni di tagli occupazionali fino al 15% nel settore dello sviluppo e della ricerca. Solo nelle sedi di Stoccarda-Feuerbach e Schwieberdingen, nel Baden-Württemberg, andranno persi almeno 1.500 posti di lavoro entro la fine del 2025, scrive Automobilwoche citando una fonte interna anonima, secondo cui “dopo la produzione, l’attenzione è ora sulle aree indirette”.
L’articolo riferisce di un taglio dal 10 al 15% dei posti di lavoro nel settore ricerca e sviluppo e se i numeri svelati poggiano su informazioni di fonti anonime, il confronto con i sindacati viene confermato dall’azienda stessa. “Anche se vogliamo mantenere al meglio il nostro livello occupazionale con nuovi prodotti e diverse misure di qualificazione, dovremo adattarlo alla situazione degli ordini in alcune aree”, ha detto al settimanale un portavoce della Bosch. Lo smantellamento dovrà essere effettuato in modo socialmente accettabile, ha proseguito, facendo riferimento a trattative in corso con il comitato aziendale.
I colloqui con i rappresentanti dei lavoratori sono in verità in piedi ormai da mesi. Lo scorso luglio le parti avevano raggiunto un primo accordo che escludeva il licenziamento obbligatorio per i circa 80.000 dipendenti in Germania della divisione principale Mobility, attualmente in fase di rivolgimento, fino alla fine del 2027.
LA TRASFORMAZIONE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA
“Stiamo procedendo passo dopo passo e sviluppando misure specifiche per ciascuna località”, ha quindi aggiunto il portavoce. Automobilwoche scrive che Bosch giustifica i tagli di posti di lavoro con elevate spese anticipate e minori esigenze occupazionali nel settore dell’elettromobilità, nonché con un’economia globale debole che ha ridotto gli ordini.
Secondo il Gruppo, la trasformazione dell’industria automobilistica avrà un forte impatto sull’intero settore nel medio termine. La transizione verso l’elettromobilità richiede un elevato livello di spese iniziali ed è accompagnata da un calo dei requisiti occupazionali. La debolezza dell’economia globale, la persistente inflazione, causata tra l’altro dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, e gli effetti negativi dei tassi di cambio stanno aggravando la situazione.
IL PROBLEMA DELLA GERMANIA
I tagli preventivati nella divisione ricerca e sviluppo di Bosch confermano l’allarme lanciato qualche giorno fa da un rapporto della Camera dell’Industria e del Commercio tedesca (DIHK) sulla capacità di innovazione delle imprese basato su un sondaggio che ha coinvolto 2.200 aziende. Da tale ricerca emerge che nel 2023 la propensione all’innovazione dell’economia tedesca è scesa al livello più basso dal 2008, anno in cui venne pubblicato il primo di questi rapporti e che una società su sei intende addirittura ridurre le proprie attività di innovazione nei prossimi dodici mesi.
PIANI DI SCORPORO?
Tornando a Bosch, sul piano produttivo alcune settimane fa Handelsblatt citava ambienti finanziari secondo cui il gruppo industriale del Baden-Württemberg starebbe valutando la possibilità di separarsi dal business dei prodotti con telecamere di sorveglianza e rilevatori di incendio. “La direzione sta attualmente esaminando le possibili opzioni per la divisione sicurezza degli edifici (Sicurezza e Sistemi)”, scriveva il quotidiano economico, “e negli ambienti finanziari si ritiene possibile una vendita di azioni di società o di singole aziende, come ad esempio quelle delle telecamere di sorveglianza”.
Ma le decisioni “non sono ancora state prese”, proseguiva ancora l’Handelsblatt, “sull’argomento sono in corso colloqui con le banche, ma finora non è stato selezionato alcun consulente di vendita. In primo luogo, l’attività da vendere dovrebbe essere separata dall’azienda, cosa che richiederebbe alcuni mesi”.
Il business di tali prodotti, che comprende telecamere intelligenti, dispositivi per il controllo degli ingressi e soluzioni per conferenze, nonché sistemi di allarme, fa parte della business unit Bosch Building Technologies, fondata nel 2018. Comprende anche i settori dell’automazione degli edifici, dei servizi e dell’integrazione dei sistemi. Bosch ha completato questo quadro solo nel mese di luglio con l’acquisizione dell’azienda statunitense Paladin Technologies, che conta 1.500 dipendenti e un fatturato di 400 milioni di euro. Nell’anno finanziario 2022 l’intero settore Building Technologies aveva generato un fatturato di 2,5 miliardi di euro, impiegando circa 10.900 persone in tutto il mondo e produce nei propri stabilimenti in Europa, America e Asia.