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Assicurazioni, chi trema con Eurovita

Le ultime novità sulla compagnia assicurativa Eurovita in amministrazione straordinaria. L'articolo di Emanuela Rossi.

Ancora qualche mese per salvare Eurovita, la compagnia assicurativa dal 2015 di proprietà del fondo inglese Cinven che da fine gennaio è senza consiglio d’amministrazione e collegio sindacale – sospesi dall’Ivass – e che da fine marzo è in amministrazione straordinaria sotto la guida di Alessandro Santoliquido.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Il 29 marzo scorso, infatti, il ministero dell’Impresa e del Made in Italy, su proposta dell’Ivass, ha disposto, come atteso, l’amministrazione straordinaria e lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo nei confronti di Eurovita Holding e di Eurovita. Alessandro Santoliquido è stato nominato commissario per la gestione straordinaria. Costituito anche il comitato di sorveglianza che accompagnerà Santoliquido nel percorso di risanamento: Antonio Blandini come presidente, Sandro Panizza e Monica Biccari come componenti.

Il giorno seguente l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni ha prorogato fino al 30 giugno prossimo la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita, che era stata disposta a febbraio. In questi giorni, secondo quanto riferito dal Sole 24 Ore, si stanno svolgendo incontri di carattere “principalmente informativo” con le banche coinvolte cui sarà presentato il progetto.

QUALCHE NUMERO

Come si legge su Panorama in edicola, sono 353mila i clienti di Eurovita che hanno sottoscritto polizze per 15,3 miliardi. Una cifra significativa, superiore “a tutti i grandi crac della storia del risparmio italiano. Più dei 12,1 miliardi di euro dei Tango bond argentini, del buco di Parmalat, degli 11 miliardi di controvalore delle azioni delle due banche venete, Popolare Vicenza e Veneto Banca, vendute ai correntisti come prodotti ‘sicuri’ e cancellate dalla malagestione dei due istituti”.

Il “bubbone” Eurovita è scoppiato lo scorso settembre, quando l’Ivass ha chiesto di ricapitalizzare la compagnia, arrivata nel frattempo alla soglia minima di Solvency II. Al 30 giugno 2022, ultimo dato disponibile, l’indice era già al 117 per cento. Occorre ricordare che la media delle compagnie assicurative italiane è di un Solvency II ratio del 230 per cento, indicatore che per Eurovita è stato per anni circa il 150 per cento inferiore.

LE IPOTESI ALLO STUDIO PER IL SALVATAGGIO

Al momento, stando alle ricostruzioni fornite dal Sole 24 Ore, ci sarebbe sul tavolo un’operazione che avrebbe ricevuto un via libera di massima a livello sia istituzionale sia governativo. Il punto centrale, però, sarebbe l’ammontare dell’iniezione di liquidità necessaria per riportare Eurovita a una Solvency adeguata, intorno al 150%: la cifra totale sarebbe pari a 400 milioni di cui 100 milioni – già versati – a carico di Cinven, 100 milioni in capo alle banche distributrici ossia Fideuram, Fineco, Credem e Sparkasse, 200 milioni provenienti dal settore assicurativo, tra cui sono citate Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Poste, Unipol e Allianz. Si aggiungerebbe inoltre un finanziamento – una sorta di “rete di protezione” per finanziare i riscatti delle polizze della clientela al termine del commissariamento – che negli ultimi giorni, stando al quotidiano confindustriale, avrebbero preso in esame la possibilità di attivare una linea di credito di circa 2 miliardi.

L’ipotesi fin qui descritta, che avrebbe di sicuro il vantaggio di coinvolgere più soggetti nell’onere del salvataggio, potrebbe però presentare criticità difficilmente superabili, a partire dalla governance. Un altro aspetto “forse ancora più rilevante”, evidenzia Il Sole, è il timore che tutta l’operazione “possa rivelarsi un buco nero” perché – messa in sicurezza la società – scatterebbe lo sblocco dei riscatti delle polizze, al momento congelate dall’Ivass. E qui potrebbero aprirsi scenari poco rosei, soprattutto se ci fosse la fuga da parte dei detentori dei contratti. Insomma, potrebbe esserci di nuovo necessità di mettere mano al portafogli. Senza dimenticare che le banche distributrici forniranno un finanziamento con tasso vicino al 4%, una cifra importante anche per le compagnie assicuratrici favorevoli a una soluzione di sistema.

IL PIANO ALTERNATIVO

Per questo, secondo Il Sole 24 Ore, vista la difficoltà del progetto sul tavolo, ci sarebbe allo studio anche un piano B che “vedrebbe comunque il coinvolgimento, sebbene con ruoli diversi, dei soggetti già chiamati in causa” e che “darebbe certezza alla clientela”. Sul mercato, in passato, si è ipotizzato anche un eventuale spin off delle polizze unit-linked (che verrebbero riversate sulle banche distributrici, vista la maggior analogia con i prodotti bancari), mentre le polizze delle gestioni separate rimarrebbero in capo alle assicurazioni entranti: soluzione, questa, che tuttavia non ha mai trovato favorevole il mondo assicurativo. A riguardo i prossimi giorni saranno certamente cruciali per capire quale strada verrà imboccata per evitare la liquidazione della compagnia finita in amministrazione straordinaria lo scorso 31 marzo. A tirare le fila c’è l’attuale commissario, Alessandro Santoliquido. In ballo, non va dimenticato, ci sono oltre 400 mila clienti per un totale di 1 miliardo di premi a cui fanno riferimento 15 miliardi di riserve, di cui 9 miliardi legate alle gestioni separate e 6 miliardi alle unit linked.

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