Domenica l’Arabia Saudita ha annunciato una serie di investimenti dal valore di circa 10 miliardi di dollari tra la Cina e il mondo arabo. L’occasione è stata la decima edizione della Arab-China Business Conference, iniziata l’11 giugno a Riad.
LA CINA È VICINA AL MEDIORIENTE
È la prima volta che l’Arabia Saudita ospita il convegno, che ha portato nella capitale del regno oltre tremila funzionari governativi e rappresentanti del mondo imprenditoriale sia cinesi che arabi. Questa conferenza si inserisce peraltro in un momento di importante avvicinamento politico tra la Cina e il Medioriente, che ha avuto il suo momento più alto nell’accordo di ripristino delle relazioni diplomatiche – mediato proprio da Pechino – tra l’Arabia Saudita e l’Iran, rivali regionali che avevano interrotto i rapporti formali sette anni prima.
L’ARABIA SAUDITA SI PRENDE TUTTO
Nel primo giorno dell’evento, cinesi e arabi hanno firmato accordi di investimento per 10 miliardi di dollari, la maggioranza dei quali riguardano progetti in Arabia Saudita o che coinvolgono aziende ed enti sauditi. Ad esempio, il ministero degli Investimenti saudita ha siglato un memorandum d’intesa dal valore di 5,6 miliardi con Humans Horizons, azienda cinese che realizza automobili elettriche e a guida autonoma. Riad vuole arrivare al 2030 con una produzione annua totale di 500.000 veicoli, all’interno di un piano più ampio di diversificazione economica rispetto al petrolio.
Il gruppo hongkonghese Zhonghuan International investirà 533 milioni per una fabbrica di ferro in Arabia Saudita. La compagnia mineraria cinese China National Geological & Mining Corporation e ASK Group hanno raggiunto un accordo di cooperazione da 500 milioni per l’estrazione di rame nel paese. Sempre nell’ottica di una riduzione della dipendenza dalle rendite petrolifera, l’Arabia Saudita vuole diventare una fornitrice di metalli critici per la transizione ecologica.
I memorandum d’intesa interessano anche altri settori, come la tecnologia, l’agricoltura, il turismo, l’edilizia e l’energia rinnovabile.
L’ARABIA SAUDITA IGNORA L’OCCIDENTE
L’Arabia Saudita è la principale nazione esportatrice di petrolio; la Cina la maggiore consumatrice. I rapporti bilaterali sono favoriti dagli idrocarburi, come nota Reuters, ma ultimamente i due paesi stanno approfondendo la cooperazione politica e tecnologica. Gli Stati Uniti sono preoccupati: i sauditi sono i loro partner di riferimento in Mediorente, mentre i cinesi i loro rivali nel mondo.
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Washington vorrebbe allora che Riad raffreddasse i rapporti con Pechino. Ma Riad non sembra averne alcuna intenzione. Durante la conferenza, il ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman ha detto di “ignorare” gli avvertimenti dell’Occidente sulla Cina perché “come uomo d’affari [vado] dove si presenta un’opportunità”.
Di opportunità economiche ce ne sono state tante negli ultimi mesi, legate principalmente al settore petrolifero. Lo scorso marzo, per esempio, la compagnia petrolifera statale saudita Aramco ha annunciato due grossi accordi in Cina (l’acquisizione del 10 per cento della società petrolchimica Rongsheng e l’espansione di un progetto industriale nel nord-est del paese). A dicembre il presidente cinese Xi Jinping era andato in visita in Arabia Saudita per promuovere l’utilizzo dello yuan, anziché del dollaro, negli scambi petroliferi.
CAMBIERÀ QUALCOSA NEI BRICS E NEL COMMERCIO?
L’avvicinamento sino-saudita potrebbe portare a un ingresso di Riad nei BRICS, il gruppo formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che vuole sempre più proporsi in alternativa alle istituzioni occidentali. Si pensa inoltre che possano concludersi i negoziati per l’accordo di libero scambio tra la Cina e il Consiglio di cooperazione del Golfo (un’organizzazione di stati del golfo Persico capeggiata dai sauditi), in corso dal 2004.