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Antitrust, ecco pizzicotti e buffetti a G20, Ue, banche e non solo

Che cosa emerge dalla relazione 2022 dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato presieduta da Roberto Rustichelli. 

L’attività dell’Antitrust in materia di concorrenza ha prodotto nel 2022 benefici per imprese e consumatori pari a circa un miliardo. Cifra che porta il totale dal 2019 – anno di insediamento del Presidente Roberto Rustichelli – a cinque miliardi e mezzo.

A dirlo è stato proprio il numero uno dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha presentato oggi al Senato, in sala Koch, la Relazione annuale sull’attività svolta nel 2022.

Davanti al vicepresidente di Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, e ai ministri Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio), Maria Elisabetta Alberti Casellati (Riforme istituzionali), Rustichelli ha sottolineato che “il tessuto concorrenziale dell’economia italiana è, nel suo complesso, sano e le dinamiche nazionali non appaiono essere sostanzialmente divergenti da quelle europee”. Il magistrato ha evidenziato che le imprese attive in alcuni settori dell’economia “non solo non hanno sofferto ma hanno addirittura beneficiato dell’attuale congiuntura macroeconomica, incrementando significativamente i livelli di profitto”.

In questo quadro macroeconomico, “l’Autorità ha modulato le proprie attività con l’obiettivo prioritario di tutelare i consumatori finali da condotte potenzialmente scorrette, aggressive o abusive che possono incidere sul potere d’acquisto delle famiglie”. Va detto che “anche in una fase di instabilità macroeconomica, il valore degli interventi a tutela della concorrenza va letto in una prospettiva di medio periodo. In quest’ottica, le numerose istruttorie in corso non hanno solo un valore contingente, ma anche prospettico”.

PRESIDENTE ANTITRUST: “POLITICA INDUSTRIALE COMUNE IN UE PER FRONTEGGIARE COMPETIZIONE INTERNAZIONALE”

Da parte del Presidente dell’Antitrust è arrivato un forte richiamo all’unità d’azione economica dell’Ue. “Di fronte alle dinamiche che vanno affermandosi sullo scenario globale e alla ricerca di un nuovo equilibrio tra l’imperativo di un mercato aperto e integrato e la necessità di sostenere la resilienza dell’economia europea, il tema dei sussidi pubblici alle imprese e del level playing field nel mercato interno si impone come uno snodo cruciale”. Però “la risposta alle nuove sfide non può ridursi al frammentato sovvenzionamento delle imprese da parte di ciascun Paese, attraverso l’erogazione di fondi che si sottrae alla disciplina degli aiuti di Stato”. Infatti, questo modo d’agire “potrebbe ridurre, peraltro soltanto a favore di alcuni Stati membri, il divario rispetto alle altre aree economiche internazionali, al costo, tuttavia, di accentuare quello interno, di provocare una grave segmentazione del mercato unico e, in definitiva, di indebolire la capacità delle imprese di stare sul mercato in maniera efficiente e competitiva”.

Secondo Rustichelli “la direzione da intraprendere è invece quella di sviluppare un’autentica politica industriale comune per dare una risposta collettiva, organica e strutturale, alle sfide provenienti dall’economia americana e da quelle asiatiche, mantenendo il tenore concorrenziale nel mercato interno e così ‘allenando’ il sistema imprenditoriale europeo a meglio fronteggiare la competizione internazionale”. Peraltro “i tradizionali presidi antitrust contro l’abuso del potere di mercato possono garantire certamente pari opportunità alle imprese e con ciò favorire il gioco competitivo, ma sovente non bastano da soli a far nascere imprese innovative o a consentire a quelle esistenti di reggere la concorrenza di colossi extraeuropei, talvolta fortemente sostenuti dai rispettivi Paesi. Per questo serve una forte iniziativa politica condivisa a livello europeo”.

“FONDO SOVRANO EUROPEO, STRADA DA PERCORRERE CON CORAGGIO”

In quest’ottica il Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha evidenziato che, nella Comunicazione relativa al piano industriale del “Green Deal per l’era a zero emissioni”, “la Commissione prevede di concentrarsi, nel breve periodo, su strumenti esistenti (RePowerEU, InvestEU e Fondo innovazione) e di elaborare, guardando ad un orizzonte più ampio, una risposta strutturale al fabbisogno di investimenti attraverso la costituzione di un fondo sovrano europeo”. Per Rustichelli “è una strada da percorrere con coraggio e determinazione, mettendo da parte il più semplice, ma effimero ricorso a misure di sostegno nazionali, a maggior ragione in un frangente in cui il quadro della competizione internazionale si fa più sfidante e, dunque, occorre proseguire gli sforzi corali per dotarsi di strumenti adeguati”. Insomma, “questa è la direttrice da seguire perché l’Europa possa rispondere alle nuove sfide in modo coordinato e mantenere così un ruolo da protagonista sullo scenario globale”.

“CONCORRENZA FISCALE SLEALE E GLOBAL MINIMUM TAX: OCCORRE UN PIÙ DECISO IMPEGNO”

Durante il discorso il Presidente dell’Antitrust ha fatto un accenno anche alla questione della concorrenza fiscale sleale tra gli Stati membri dell’Unione europea. Si tratta di un tema molto caro a Rustichelli, trattato sin dalla prima presentazione della Relazione annuale, nel 2019. La concorrenza fiscale sleale “continua ad essere una forma di sovvenzione indiretta che costituisce uno dei più gravi fattori di distorsione del level playing field e, quindi, una minaccia ad eque condizioni competitive all’interno del mercato unico”.

Rustichelli è tornato anche sulla global minimum tax: l’impegno di un’imposta pari ad almeno il 15% a carico delle imprese di maggiori dimensioni, con cui si era chiuso il vertice del G20 a Venezia nel luglio 2021, “non ha finora prodotto i risultati attesi”. È un tema che ho posto con forza sin dal mio insediamento e che a tutt’oggi riveste carattere di urgenza – ha insistito -. L’Autorità continua ad auspicare un più deciso impegno sull’armonizzazione fiscale dei Paesi membri poiché questo preliminare ostacolo alla leale competizione non lede soltanto il confronto tra le imprese, ma mina alla radice la solidità del progetto europeo”.

“CONCORRENZA INEFFICACE PORTA A PREZZI PIÙ ALTI MA NON GIUSTIFICA RINCARI CONTINUI”

Questione di assoluta attualità, e importanza, sono le tensioni inflattive le quali “impongono che l’attenzione della politica economica continui a essere rivolta anche alla figura del consumatore”. In questo contesto, “la tutela del suo benessere assume una dimensione non solo individuale, e non solo economica, ma anche collettiva e sociale, soprattutto quando aumentano le disuguaglianze e si ampliano le fasce di povertà nella popolazione”. Rustichelli ha ricordato che “l’inflazione grava più sulle famiglie che hanno una minore capacità di spesa” e che “per il 20 % delle famiglie meno abbienti, l’inflazione effettiva arriva a essere quasi il doppio di quella delle famiglie più ricche”. Senza dimenticare che “l’inflazione da costi, derivante in particolare dai rincari energetici, pesa anche sul mondo delle imprese – soprattutto su quelle di piccole dimensioni – per le quali ha comportato generalmente una riduzione dei margini di profitto”.

Va tenuto pure presente che “l’impatto delle dinamiche inflattive su famiglie e imprese può essere condizionato anche dal grado di concorrenzialità dei mercati” ma nello stesso tempo che “in generale, una concorrenza inefficace porta a prezzi più alti, ma non necessariamente anche all’aumento continuo e sostenuto dei prezzi nel tempo”.

“SERVE DIALOGO CON CLIENTELA PER MAGGIORE REMUNERAZIONE DEI DEPOSITI”

Altro tema attuale è quello del rialzo dei tassi e delle ricadute su clienti bancari e risparmiatori. “La marginalità delle prime dieci banche italiane è aumentata di circa il 20% rispetto al 2021, raggiungendo i 29 miliardi di euro – ha detto Rustichelli -. Al forte aumento dei tassi praticati a famiglie e imprese per i prestiti bancari, non è seguito un corrispondente aumento dei tassi di interesse riconosciuti ai depositanti. La stessa presidente della BCE – Christine Lagarde – ha evidenziato l’esigenza di un dialogo tra banche e clientela che porti a una maggiore remunerazione dei depositi e dei risparmi. Ciò si rende particolarmente necessario anche alla luce del fatto che, nel corso del 2022, oltre la metà delle famiglie (55,5%) ha eroso i propri risparmi a causa dell’aumento generale dei prezzi”.

L’ATTIVITÀ DI TUTELA DEL CONSUMATORE DELL’ANTITRUST

Tra gennaio 2022 e maggio 2023 l’Agcm ha concluso 158 procedimenti in materia di tutela del consumatore (117 nel 2022): per 80 è stata accertata l’infrazione, mentre in 66 casi sono stati accolti gli impegni. Sono state irrogate sanzioni per oltre 90 milioni di euro (poco più di 78,2 milioni nel 2022), mentre 114 sono state le archiviazioni in quanto le imprese hanno adeguato la propria condotta dopo la moral suasion dell’Autorità.

Grazie all’accoglimento degli impegni negli ultimi tre anni 737.000 consumatori hanno ricevuto dalle imprese rimborsi per oltre 40 milioni di euro. Del resto, ha riferito Rustichelli, “i costi, i tempi e le incertezze correlati all’accesso alla giustizia nel nostro Paese sono ancora tali da indurre molti consumatori a desistere dal richiedere la tutela giudiziale risarcitoria dei propri diritti violati”. Per questo l’Antitrust ha proseguito nel “valorizzare e dare piena attuazione al potere di accogliere impegni ristoratori da parte delle imprese a beneficio dei consumatori interessati dall’infrazione”.

IL RATING DI LEGALITÀ

Continua il lavoro dell’Autorità a favore delle imprese anche sul fronte del rating di legalità, uno strumento di natura premiale attribuito dall’Antitrust alle società che operano nel rispetto di stringenti standard di legalità. Possono richiedere l’attribuzione del rating le imprese (sia in forma individuale sia societaria) che hanno sede operativa in Italia, fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso nell’anno precedente a quello della domanda, iscrizione nel registro delle imprese da almeno due anni alla data della domanda. Tra gennaio 2022 e maggio 2023 sono stati fatti 8.794 interventi in materia; le imprese attualmente titolari del rating sono oltre 11.000, con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno.

 

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