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Perché Lega di Serie A e Google si lanciano pezzotti

Sabato sera la piattaforma italiana anti pirati e pezzotti ha oscurato per errore YouTube e Google Drive, ma la Serie A contrattacca comunque accusando Mountain View di non dare seguito a nessuna delle istanze presentate, se non tardivamente

La partita tra la Serie A e Google, interrotta dopo l’intervento a gamba tesa del sistema Piracy Shield che lo scorso week end è riuscito a tirar giù i servizi di storage su cloud di Mountaint View e YouTube, si arricchisce di un secondo tempo.

GOOGLE NON ASCOLTA, LA SERIE A PROTESTA

La Serie A infatti non ci sta a vedersi elevare un cartellino giallo, se non rosso, per il clamoroso errore compiuto dalla piattaforma italiana che ha donato all’Agcom nel tentativo di frenare la pirateria dei pezzotti. E sostiene che l’inadempiente della situazione, finora, sia il colosso americano con sede a Mountain View.

Per la Serie A infatti Google non ottempera agli obblighi derivanti dalla legge 93 del 2023. Perché se è vero che, nella fretta di chiudere tutte le fonti pirata in concomitanza con gli eventi sportivi qualche volta un errore può pure scappare – è la tesi della Lega calcio – è altrettanto vero che non si brancolerebbe così tanto nel buio se il colosso statunitense collaborasse con le autorità italiane. Secondo la Serie A, infatti, dopo cinque giornate Google non ha ancora eliminato app e siti pirata.

UN BLACK OUT DI POCHE ORE RISPETTO ALL’ATTENDISMO DI MOUNTAIN VIEW

Pertanto, dice la Lega, inutile che Mountain View si lagni per il blackout di sabato, durato quattro-cinque ore (dalle 19 a mezzanotte), se Google per prima fa passare settimane e settimane senza intervenire nell’opera di deindicizzazione dalle ricerche che è possibile effettuare sui suoi canali (ovvero attraverso il motore di ricerca, ma pure per tramite del Play Store sui dispositivi Android) di tutto il materiale segnalato dal nostro Paese.

Insomma, la Lega di Serie A accusa apertamente Google di fare muro di gomma, dato che le segnalazioni vengono accolte da “risposte automatiche” o da nuove richieste da parte dell’infrastruttura di Mountain View di fornire più volte informazioni già comunicate dall’Italia.

I CONTENUTI RESTANO SULLO STORE, SUL MOTORE DI RICERCA E SU YT

Tutto ciò per la Serie A equivale a una forma di “grave negligenza”, provata anche dal fatto che le istanze sul blocco della diffusione di contenuti illeciti caricati dagli utenti sulla piattaforma YouTube o restano lettera morta oppure viene dato seguito con grave ritardo per gli interessi economici di chi detiene i diritti per la trasmissione lecita in streaming, a partita già conclusa. Anche per questo l’Agcom intende ascoltare Google, ma a quanto pare non solo le sue lagnanze per l’oscuramento maldestro di sabato scorso da parte della piattaforma italiana Piracy Shield.

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