Il capo dell’intelligence statunitense ha criticato la richiesta Uk di una “backdoor” per i dati di Apple.
La direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, nominata da Trump, ha attaccato la richiesta del Regno Unito al colosso di Cupertino per costruire una “backdoor” nel suo sistema di sicurezza iCloud, affermando che tale mossa sarebbe una “violazione palese” della privacy degli americani che rischierebbe di violare l’accordo sui dati tra i due paesi.
Il 21 febbraio Apple ha annunciato di non poter mettere più a disposizione dei propri clienti britannici i cloud di servizio destinati a custodire in forma criptata dati personali degli utenti di iPhone, iPad e piattaforme varie che intendono salvarli in memoria,
La decisione arriva dopo dopo la richiesta segreta da parte del governo inglese di una “backdoor” per i dati degli utenti.
All’inizio di questo mese il Washington Post aveva riferito infatti che il Regno Unito aveva emesso “un ordine governativo segreto” affinché Apple creasse una “back door” per consentire al governo di spiare i dati caricati da qualsiasi utente Apple in tutto il mondo, in caso di indagini legali autorizzate su vicende rilevanti.
Come ricorda il Financial Times, i funzionari delle forze dell’ordine si sono scontrati con le aziende tecnologiche per oltre un decennio sull’uso della crittografia, che secondo gli investigatori protegge i criminali e impedisce le indagini su terroristi e violentatori di minori.
D’altronde Apple ha affermato da tempo che non avrebbe mai creato una cosiddetta backdoor nei suoi servizi o dispositivi crittografati, perché una volta creata, potrebbe essere sfruttata dagli hacker oltre che dai governi, un sentimento condiviso dagli esperti di sicurezza.
Tutti i dettagli.
LA POSIZIONE DEL VERTICE DELLA NATIONAL INTELLIGENCE
“Condivido la vostra grave preoccupazione per le gravi implicazioni del Regno Unito, o di qualsiasi paese straniero, che richiede ad Apple o a qualsiasi azienda di creare una “backdoor” che consentirebbe l’accesso ai dati personali crittografati degli americani”, ha scritto Gabbard ai legislatori statunitensi, senatore democratico Ron Wyden e del deputato repubblicano Andy Biggs,
“Ciò rappresenterebbe una chiara e grave violazione della privacy e delle libertà civili degli americani, e aprirebbe una grave vulnerabilità allo sfruttamento informatico da parte di attori avversari” secondo la direttrice dell’intelligence nazionale statunitense.
LA DECISIONE DI APPLE IN UK
Advanced Data Protection, che Apple ha iniziato a implementare alla fine del 2022, è una funzionalità opzionale che protegge i file, le foto, le note e altri dati di iCloud con crittografia end-to-end quando sono archiviati nel cloud.
LE PROSSIME MOSSE
Pertanto, Gabbard ha chiesto ai capi della Cia e di altre agenzie di intelligence statunitensi di studiare la richiesta del Regno Unito e ha affermato che ne discuterà con le sue controparti britanniche. Ha osservato che gli accordi esistenti tra le due nazioni proibiscono a entrambi i paesi di richiedere dati cloud sui cittadini o residenti dell’altro.
Non solo, la direttrice della National Intelligence ha affermato di aver incaricato avvocati e funzionari dell’intelligence di indagare sulla questione.
Gabbard ha aggiunto infatti che il suo team legale stava esaminando le implicazioni della richiesta del Regno Unito per tale accordo, noto come Cloud Act, aggiungendo che una “revisione iniziale” suggeriva che il Regno Unito “non poteva emettere richieste di dati di cittadini statunitensi, cittadini o residenti permanenti legali”.
“Non vedo l’ora di garantire che il governo del Regno Unito abbia adottato le misure necessarie per proteggere la privacy dei cittadini americani, in conformità con il Cloud Act e altre leggi applicabili”, ha concluso.