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L’Academy degli Oscar stende il red carpet all’intelligenza artificiale

Quasi due anni fa a Hollywood iniziava uno dei più lunghi scioperi da parte di attori e sceneggiatori che, tra le altre cose, chiedevano tutele rispetto alla comparsa dell'intelligenza artificiale. Ora, l'Academy afferma che i film che ne faranno uso potranno ambire agli Oscar... Tutti i dettagli

 

Alla fine del 2023 era stato trovato un accordo per porre fine al lungo sciopero degli attori di Hollywood iniziato durante l’estate dello stesso anno. Tra le garanzie anche alcune tutele riguardo all’avvento dell’intelligenza artificiale (IA), ma ora l’Academy ha stabilito che i film realizzati con l’aiuto di questa tecnologia potranno vincere l’Oscar.

L’ACADEMY CEDE ALL’IA

Con un breve comunicato su regolamento dei premi e norme promozionali della campagna per la 98° edizione, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ovvero l’ente che organizza gli Oscar, ha stabilito che l’uso di software di intelligenza artificiale (IA) nella realizzazione dei film “non aiuta né limita la possibilità che questi ottengano una nomination”.

“L’Academy e le singole sezioni – si legge – giudicheranno i risultati ottenuti, tenendo conto del grado di creatività umana nella scelta del film da premiare”, tuttavia, non vengono stabiliti limiti all’uso dell’IA. L’uso dell’intelligenza artificiale agli Oscar aveva già fatto discutere durante l’ultima edizione perché utilizzata ai due film in concorso The Brutalist ed Emilia Pérez.

L’INTERVENTO DELL’IA SULLA VOCE

In particolare, in entrambe le pellicole, l’IA era intervenuta per migliorare l’espressività. Nel caso di The Brutalist, la tecnologia ha aiutato il suo protagonista, l’attore Adrian Brody (a cui è andato il premio come miglior attore) e l’attrice Felicity Jones, a migliorare l’accento quando parlavano in ungherese e in Emilia Pérez ha ugualmente migliorato le voci dei cantanti nel musical.

Come è ovvio che sia, questo aspetto ha riguardato – e preoccupato – soprattutto i cantanti, i quali già da mesi si battono affinché le etichette discografiche non si svendano concedendo in licenza le loro canzoni per addestrare legalmente i software di IA.

GLI SCIOPERI DI HOLLYWOOD

A fronte di questa novità, a poco sembrano serviti gli scioperi di attori e sceneggiatori di Hollywood che nel 2023 si erano mobilitati per il timore di perdere il lavoro a causa dell’IA che, facendo risparmiare un sacco di soldi, potrebbe occuparsi di compiti quali la ricerca, il trattamento e la stesura della sceneggiatura, al posto degli esseri umani. Oppure, come denunciato da Scarlett Johansson, potrebbe essere usata per alterare o sostituire il loro lavoro.

Dopo mesi di proteste, sindacati e studios avevano raggiunto un accordo, che includeva tra l’altro un certo grado di protezione conto l’uso dell’intelligenza artificiale. Secondo quanto previsto dall’intesa, le case di produzione possono chiedere agli attori di essere replicati sullo sfondo di alcune scene al posto di vere comparse utilizzando l’IA, ma ciò dovrà essere fatto in termini “ragionevolmente specifici”. Tuttavia, il contratto non vieta alle case di produzione di addestrare i sistemi di IA sulle immagini degli attori veri per crearne altri “artificiali” che non abbiano alcuna somiglianza con loro, ma che possano comunque essere usati nelle scene in cui c’è bisogno di molte comparse.

UN PERICOLO REALE?

Se da un lato c’è chi comunque ritiene che l’IA non sia all’altezza del lavoro umano, c’è anche chi invece reputa che il pericolo sia dietro l’angolo. Secondo alcuni creatori di animazione, nel 2024 gli strumenti di IA generativa non erano ancora abbastanza buoni da poter replicare la qualità del loro lavoro, certamente non a livello di premi. “È come farsi aiutare da un pessimo scrittore – ha dichiarato Jonathan Kendrick, cofondatore e presidente del servizio di streaming globale Rokit Flix -. Sicuramente riuscirà a realizzare una bozza, ma se hai bisogno di qualcosa che abbia un peso emotivo, l’IA non ti farà vincere un Oscar”.

Di tutt’altro parere è il regista Bryan Woods: “È importante che le persone inizino a parlare della necessità di un’intersezione umana nell’arte, negli affari e in ogni aspetto di questa vita, perché siamo sull’orlo del baratro in cui ogni lavoro sul pianeta Terra verrà sostituito da un giorno all’altro. Succederà così in fretta. Ed è facile che accada nelle arti. Siamo in un settore eccezionalmente avido. Le decisioni vengono prese per il profitto e non per il bene del processo artistico”. I registi di Hollywood sostengono che le aziende tecnologiche stanno tentando di minare l’industria dell’intrattenimento, che sostiene più di 2,3 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti.

Ma nonostante in molti abbiano chiesto a studios come Paramount, Disney e Universal di fare causa a giganti quali OpenAI, Google e altre aziende tecnologiche che detengono il potere sull’IA di fargli causa per aver rubato il loro lavoro per addestrare l’intelligenza artificiale senza il loro consenso, nessuno ha intrapreso azioni legali. Anzi, alcuni grandi società si sono buttati sugli strumenti di IA ritenendoli il futuro della professione. Come nel caso di Lionsgate che lo scorso settembre ha annunciato un accordo con l’azienda di IA Runway per addestrare un nuovo modello che possa “aumentare il loro lavoro” e il regista di Avatar, James Cameron, è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Stability AI, un’azienda di IA nota per il suo modello text-to-image.

L’IA a Hollywood è “inevitabile”, ha sentenziato Bryn Mooser, cofondatore di Moonvalley, che ha creato lo strumento di generazione di IA Marey pagando i filmati dei registi con il loro consenso. Mooser afferma che, sebbene l’IA sia ancora una parola sporca, il suo prodotto è “pulito” perché paga per i suoi contenuti.

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