In risposta ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il 4 aprile la Cina ha introdotto anche dei controlli alle esportazioni di alcune terre rare e dei loro derivati. Si tratta di una ritorsione dagli effetti potenzialmente notevolissimi, considerato che le terre rare sono fondamentali per i settori della difesa, dell’elettronica, dell’automotive e dell’energia pulita e che Pechino ne controlla la filiera, dall’estrazione alla raffinazione alla trasformazione in prodotti finiti (come i magneti).
LE TERRE RARE SOTTOPOSTE A CONTROLLI DALLA CINA
Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi; la Cina ha sottoposto a restrizioni commerciali sette di questi, tutti appartenenti al sottogruppo delle terre rare “pesanti”: samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio. Non verranno, peraltro, limitate solo le esportazioni verso gli Stati Uniti, ma anche quelle dirette in altri paesi.
LA DIPENDENZA OCCIDENTALE
In America c’è una sola miniera attiva di terre rare – quella di Mountain Pass, gestita da Mp Materials – che dipende parzialmente dalla Cina per la lavorazione del materiale grezzo. L’Unione europea, nonostante la presenza di alcuni giacimenti, non dispone di capacità industriale e il 98 per cento della sua domanda di magneti è soddisfatta dalle importazioni dalla Cina. Anche l’Australia, che pure possiede depositi importanti ed estrae alcune terre rare pesanti, non dispone di capacità di raffinazione su larga scala (ma ci sono dei progetti in fase di sviluppo).
LE POSSIBILI CONSEGUENZE DELLA MOSSA CINESE
Il 4 aprile, stando alle fonti di Reuters, la Cina ha interrotto le spedizioni dei sette elementi delle terre rare prima menzionati: gli esportatori dovranno richiedere e ottenere una licenza speciale dal ministero del Commercio, ma il procedimento è opaco e richiede parecchio tempo, dalle sei-sette settimane fino a diversi mesi.
Un’interruzione delle esportazioni dalla durata di un paio di mesi potrebbe essere sufficiente a esaurire le scorte delle aziende occidentali: le case automobilistiche, per esempio, hanno bisogno di magneti in terre rare per i loro veicoli elettrici; le aziende della difesa, invece, utilizzano questi elementi nella costruzione di aerei da caccia o droni militari.
COSA FARÀ L’AMMINISTRAZIONE TRUMP?
È probabile che l’amministrazione Trump si interesserà maggiormente delle forniture per il comparto della difesa mentre non presterà la stessa attenzione alle necessità di approvvigionamento del settore dell’energia rinnovabile, anche considerata l’ostilità del presidente verso gli impianti eolici. Resta da capire quale sarà l’impatto sull’industria tecnologica, considerato che cinque dei sette elementi sottoposti a controlli (fanno eccezione terbio e disprosio) sono presenti nei microchip per l’intelligenza artificiale, scrive l’Economist.
LE AZIENDE HANNO PROVATO A GIOCARE D’ANTICIPO
Per accumulare scorte in previsione di restrizioni commerciali (che effettivamente sono arrivate), a marzo le aziende straniere hanno aumentato gli ordini di terre rare in Cina, con il risultato che il mese scorso il paese ha esportato il 20,3 per cento in più su base annua di questi elementi.
ESISTONO ALTERNATIVE ALLA CINA PER LE TERRE RARE PESANTI?
Non esistono molte alternative alla Cina per l’approvvigionamento delle terre rare pesanti: la dominanza di Pechino sulle filiere di questo sottogruppo è ancora più forte che per gli elementi “leggeri”, come il neodimio. Le aziende cinesi controllano gran parte dell’estrazione delle terre rare pesanti, sia in patria che in Myanmar, e la quasi totalità (il 98 per cento) della fase di lavorazione.
La società mineraria australiana Lynas ha fatto sapere che prossimamente avvierà la lavorazione del disprosio e del terbio nel suo stabilimento in Malaysia; un’altra azienda australiana, Iluka, conta di iniziare a raffinare questi due elementi nel 2027, nell’Australia occidentale.
Le restrizioni cinesi alle esportazioni potrebbero favorire questi e altri progetti di diversificazione delle forniture, anche se è difficile competere con l’economia di scala raggiunta da Pechino.