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Alcune regioni della Spagna si sono ribellate alla fine del nucleare

In Spagna le regioni autonome di Madrid ed Estremadura (a guida conservatrice) vogliono obbligare il governo a rinviare la chiusura di un potente impianto nucleare. L'articolo di Le Monde

Mentre la scadenza si avvicina, la chiusura annunciata di tutte le centrali nucleari spagnole entro il 2035 sta provocando sempre più proteste in Spagna. Martedì 25 febbraio, le presidenti conservatrici delle regioni autonome di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, e dell’Estremadura, Maria Guardiola, hanno firmato un “protocollo d’azione” volto a condurre “un fronte comune” per costringere il governo socialista di Pedro Sanchez a posticipare la data di chiusura della centrale nucleare di Almaraz.

LA CENTRALE NUCLEARE DI ALMARAZ

Situata nella provincia di Cáceres, in Estremadura, che fornisce il 7% dell’elettricità consumata in Spagna (e il 15% della domanda di Madrid), questo impianto nucleare è sia il più potente della Spagna che il primo sulla lista a dover spegnere i suoi due reattori, il primo nel 2027, il secondo nel 2028, secondo i piani stabiliti nel 2019 sotto il governo di sinistra.

“La chiusura delle operazioni della centrale causerà un danno irreversibile alla Spagna, che non dispone delle infrastrutture tecnologiche necessarie e non è pronta a sostituire l’energia nucleare”, ha dichiarato martedì Ayuso, del Partito Popolare (PP, destra), ritenendo che questa decisione “comprometta la sicurezza nazionale”. “La Spagna non può permettersi un’interruzione nucleare e una chiusura ideologica”, ha ribadito Guardiola (PP), dopo una visita alla centrale, inaugurata nel 1973 e di proprietà delle società Iberdrola, Naturgy ed Endesa.

IL 20% DELL’ELETTRICITÀ SPAGNOLA

Per l’Estremadura, una delle regioni più povere della Spagna, la chiusura annunciata della centrale rappresenta anche una minaccia per l’occupazione. Il 18 gennaio, una manifestazione ha riunito diverse migliaia di persone ad Almaraz per chiedere il mantenimento della centrale, che impiega direttamente o indirettamente 3.000 persone nella regione, con lo slogan: “Sì ad Almaraz, sì al futuro”.

Nel 2019, il Ministero spagnolo per la transizione ecologica aveva elaborato un piano per la chiusura ordinata dei cinque impianti nucleari spagnoli e dei loro sette reattori. Il piano prevede la graduale e totale rinuncia all’energia nucleare entro il 2035, parallelamente allo sviluppo su vasta scala delle energie rinnovabili e dei sistemi di accumulo di energia tramite batterie e pompaggio. Un termine breve, considerando che l’energia nucleare rappresenta ancora il 20% dell’elettricità consumata in Spagna.

LA CATALOGNA È MOLTO DIPENDENTE DAL NUCLEARE

In realtà, tuttavia, il settore, rappresentato dall’associazione Foro Nuclear, sta facendo sempre più pressioni contro l’uscita dal nucleare, “l’unica fonte di energia pulita disponibile 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno”. “La Spagna è l’unico paese che prevede di chiudere tutte le sue centrali, mentre durante la COP28 [nel 2023, a Dubai], 24 paesi, tra cui 15 europei, hanno concordato di triplicare la potenza nucleare mondiale entro il 2050”, ricorda regolarmente Ignacio Araluce, presidente dell’associazione.

Il 12 febbraio, il Partito Popolare ha presentato al parlamento una proposta di legge per prolungare la vita utile delle centrali nucleari spagnole. Sostenuto dal partito di estrema destra Vox, il testo ha superato la prima lettura, nonostante l’opposizione dei partiti della coalizione al potere, il Partito Socialista (PSOE) e il partito della sinistra radicale Sumar, grazie all’astensione dei partiti indipendentisti catalani di destra (Junts) e di sinistra (ERC). Il fatto che la Catalogna, molto in ritardo nello sviluppo delle energie rinnovabili, sia la regione più dipendente dal nucleare (58% del consumo di elettricità nel 2024) non è senza dubbio estraneo a questo.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)

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