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Ursula von der Leyen fa il piedino alla Cina in funzione anti Trump?

Che cosa si dice e si bisbiglia nei palazzi europei dopo i dazi annunciati da Trump contro l'Ue. Estratto dal Mattinale Europeo

 

LA CINA ASSO NELLA MANICA DI VON DER LEYEN?

Di fronte alla guerra dei dazi annunciata da Donald Trump, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha scelto la strategia della diversificazione commerciale per limitare i danni di un potenziale conflitto transatlantico. Un vertice con il canadese Justin Trudeau il 12 febbraio, un viaggio a sorpresa per il vertice della Comunità dei Caraibi il 19 febbraio, una visita di tutta la Commissione in India per i prossimi due giorni: federare le potenziali vittime di Trump, anche se non sono tutte allineate politicamente all’Unione europea, è una strategia che può portare frutti. “L’Europa ha bisogno di alleati, cioè di paesi con cui condivide alcuni interessi senza essere d’accordo su tutto”, ha detto l’ex ambasciatore francese negli Stati Uniti, Gérard Araud. Vale anche per la Cina? Nelle ultime settimane von der Leyen ha moltiplicato i segnali di apertura nei confronti di Pechino.

LE CINESERIE DI VON DER LEYEN

È sullo stesso palco di Davos che Ursula von der Leyen ha inviato i primi segnali di amore verso Xi Jinping. È accaduto il 21 gennaio scorso, il giorno dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. “Credo che dovremmo impegnarci per ottenere vantaggi reciproci nel nostro dialogo con la Cina”, ha detto la presidente della Commissione, sorprendendo una parte della platea. Von der Leyen ha ricordato che ci sono diversi problemi, come la sovracapacità sponsorizzata dallo Stato, che ha costretto l’Europa ad adottare misure. La presidente della Commissione ha anche promesso di continuare a ridurre i rischi. Ma “credo che dobbiamo impegnarci in modo costruttivo con la Cina, per trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse. Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. La vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire la nostra relazione con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento”, ha detto von der Leyen.

CINA VERA RISORSA PER UE?

La presidente della Commissione, contrariamente a quanto fatto negli ultimi tre anni, non ha fissato alcuna precondizione legata all’Ucraina per sviluppare i legami con la Cina. Nessun riferimento al sostegno politico ed economico offerto da Xi Jinping a Vladimir Putin, né al modo in cui Pechino facilita l’elusione delle sanzioni. La dimensione dei diritti umani o le minacce a Taiwan non sono state citate nemmeno nel discorso di von der Leyen agli ambasciatori dell’Ue il 3 febbraio, quando ha ribadito che espandere i legami su commercio e investimento con la Cina “può avere senso per l’Europa”. L’approccio è transazionale. La coalizione per contenere i danni di Trump non è più limitata ai cosiddetti “like-minded countries”: i paesi che la pensano allo stesso modo su ordine politico ed economico internazionale basato sulle regole. Ma la Cina “rimane una sfida strategica significativa per l’Europa”, avverte James Crabtree dell’European Council on Foreign Relations.

INCOGNITA TRUMP

Il nostro collega Finbarr Bermingham del South China Morning Post ha rivelato che il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha programmato una visita in Cina alla fine di marzo. Ma l’apertura di von der Leyen alla Cina potrebbe essere messa alla prova da… Trump. Un rischio è che il presidente americano concluda un accordo con Xi Jinping analogo a quello che sta perseguendo con Vladimir Putin. Ma c’è un pericolo più grande. Lo ha detto Mario Draghi in un discorso la scorsa settimana. “I dazi statunitensi più elevati sulla Cina reindirizzeranno la sovracapacità cinese verso l’Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee”, ha spiegato l’ex presidente della Bce ed ex primo ministro italiano ieri: “In effetti, le grandi aziende dell’Ue sono più preoccupate per questo effetto che per la perdita di accesso al mercato statunitense” a causa dei dazi di Trump. Alluminio o acciaio, tecnologie verdi, prodotti di largo consumo: la Commissione si troverà presto di fronte al dilemma di imporre dazi proibitivi alla Cina per evitare che la sua industria sia spazzata via dagli effetti secondari dei dazi di Trump contro Pechino.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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