Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito che ogni accordo con gli Stati Uniti sullo sfruttamento dei depositi minerari dell’Ucraina dovrà includere delle garanzie di sicurezza dalla Russia. Garanzie che, per l’appunto, erano assenti nella proposta illustrata due settimane fa a Kiev dal segretario del Tesoro americano Scott Bessent: a detta di Washington, la presenza di aziende statunitensi sul territorio ucraino rappresenterebbe un deterrente nei confronti di Mosca. Zelensky ha respinto l’accordo.
Il presidente Donald Trump – la sua amministrazione sta negoziando con la Russia un cessate-il-fuoco in Ucraina – aveva dichiarato di volere da Kiev l’equivalente di 500 miliardi di dollari in minerali rari come forma di compensazione per gli aiuti militari americani inviati negli ultimi tre anni. È una somma molto più alta di quella fornita dalle autorità ucraine, secondo cui il supporto ricevuto dagli Stati Uniti dal 2022 ammonta all’incirca a 90 miliardi di dollari.
MA IN UCRAINA CI SONO LE TERRE RARE?
Trump aveva detto di volere dall’Ucraina “l’equivalente di circa 500 miliardi di dollari in terre rare”. Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi fondamentali per le energie rinnovabili, per la mobilità elettrica, per l’elettronica e per il comparto della difesa di cui la Cina controlla la maggior parte della capacità mondiale di estrazione e di raffinazione.
Come già spiegato da Startmag, il termine “terre rare” è stato probabilmente utilizzato da Trump in maniera generica per riferirsi all’insieme dei “minerali critici”, di cui le terre rare fanno parte. L’Ucraina, infatti, non possiede riserve rilevanti di questi elementi; è ricca invece – perlomeno sulla carta – di materie prime critiche come il litio e la grafite per le batterie, il titanio per il settore aerospaziale, l’uranio per l’energia atomica e il gallio per i semiconduttori. Rimane però da capire, in mancanza di dati aggiornati, il potenziale effettivo dei depositi minerari ucraini, la loro accessibilità e quindi la convenienza economica del loro sfruttamento. Senza contare che una parte dei giacimenti è già finita sotto il controllo della Russia, in quanto localizzati nella parte orientale del paese: è il caso della miniera di litio di Shevchenko.
Al di là dei minerali critici, l’Ucraina è ricca di minerale ferroso e di carbone.
L’ANALISI DI BLAS (BLOOMBERG)
“Molti – non ultimo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump – sembrano convinti che il paese abbia una ricca dotazione mineraria. È una follia”, ha scritto l’analista di Bloomberg Javier Blas.
“Il clamore sulle terre rare ucraine è partito dagli stessi ucraini. Alla ricerca disperata di un modo per coinvolgere Trump, hanno fatto male i conti presentando all’allora presidente entrante, a novembre, un ‘piano di vittoria’ che parlava del potenziale – molto, molto elevato – delle risorse minerarie del paese. Ben presto hanno perso il controllo della narrazione”.
Al di là di qualche deposito di scandio, l’Ucraina non possiede giacimenti – non giacimenti noti, perlomeno – di terre rare.