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Vi racconto l’ultima bufala sulle pensioni

La novità nella legge di bilancio 2025 per i futuri pensionati tra annunci e realtà. La lettera di Stefano Biasioli

Sono giorni che il “mainstream politico-mediatico” ci vuol convincere che, nella legge di bilancio per il 2025, ci sia una novità pensionistica fondamentale per i futuri pensionati. Non è così, nonostante le certezze di Durigon e di Tiziana Nisini (che ha firmato l’emendamento). Di cosa si tratta? La “riforma“ contenuta nella legge di bilancio consente di anticipare l’uscita pensionistica ai lavoratori con 64 anni di età e 25 anni di contribuzione. 64+25= 89, un numero nettamente inferiore a 100 o 103.

Miracolo? No, perché questa anticipazione pensionistica richiede il rispetto di alcune regole essenziali:

1) Combinazione tra previdenza obbligatoria INPS e previdenza complementare volontaria;

2) 25 anni di versamenti totalmente contributivi (senza anni di versamenti retributivi);

3) Versamenti volontari pluriennali (ai fondi integrativi);

4) Rendita della pensione anticipata= almeno 1.607 euro/mese (tre volte l’assegno sociale).

Secondo Durigon così “si interviene per aumentare le pensioni basse”.

Si tratta di una vecchia idea (20 anni fa) di Alberto Brambilla e dell’ex ministro Roberto Maroni, idea peraltro oggi mal-interpretata e applicata, perché manca un Fondo di solidarietà che copra i possibili rischi legati al fallimento dei fondi integrativi e perché ora i fondi pensione sono tassati annualmente e non al momento del riscatto. Ancora, qual è il rendimento medio dei fondi integrativi, negli ultimi 10 anni?

Inoltre, secondo Brambilla, per arrivare alla soglia sopra ricordata (89) è necessario un reddito medio di 55.000 euro/anno, nel periodo di retribuzione.

Domanda: secondo voi, e tenendo conto della media dei redditi degli italiani, quanti “lavoratori poveri” potranno giovarsi della norma in questione?

Ancora una volta, qualcuno cerca di prendere per il naso il “popolo bue italiano”.

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