C’è stato un accordo politico in settimana su un trattato commerciale in discussione tra Unione europea e Mercosur, il gruppo di Paesi sudamericani che include Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay.
Le trattative sono iniziate nel 1999 e si sono chiuse venerdì, con un annuncio un po’ a sorpresa della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Da allora, nonostante la crisi siriana, si susseguono reazioni perlopiù negative e ostili.
Pietro Galeone è un ricercatore dell’Institute for European Policymaking della Bocconi. Nei negoziati sul Mercosur ci sono state forti opposizioni da parte degli ambientalisti per il potenziale impatto del trattato su agricoltura e allevamenti, e dunque emissioni. Qual è il problema?
L’accordo commerciale servirà a ciascun blocco, l’Unione europea da una parte e Mercosur dall’altra, a esportare più liberamente i prodotti sui quali ciascun blocco è più forte, in economia si parla di “vantaggio comparato”: produrre in maniera più efficiente a prezzi più bassi.
Per l’Ue significa soprattutto prodotti manifatturieri, mentre per Mercosur il principale export verso l’Ue sono prodotti alimentari di origine animale, che rappresentano circa un terzo dell’export totale.
I cibi di origine animale sono responsabili per oltre il 20 per cento delle emissioni globali. E l’83 per cento della superficie agricola totale è destinato ai prodotti animali, sia per allevarci sopra gli animali, sia per coltivarci i mangimi poi destinati agli animali di allevamento.
Quindi se il Mercosur aumenterà le proprie esportazioni verso l’Ue, aumenterà la quantità di carne e di prodotti animali che dovrà produrre. Per questo si teme che peggiori un trend preoccupante che è già in corso da decenni: quello della deforestazione dell’Amazzonia.
Quando serve più terra per allevare più animali, si tagliano pezzi di foresta per convertirli in campi agricoli.
Considerato che la foresta amazzonica è il polmone verde della Terra, il rischio è quello di amputare pezzi di polmone a un paziente che a malapena riesce a respirare. Gli eventi climatici estremi recenti sono causati proprio da emissioni che la terra non riesce a smaltire con troppi pochi alberi, anche a causa della deforestazione.
Chi ci guadagna e chi ci perde?
Da un accordo di libero scambio ci guadagnano i consumatori, che possono contare su prezzi più bassi dei beni importati, e i produttori dei beni che sono esportati, nel caso dell’Ue i produttori del manifatturiero.
A perderci invece sono i produttori domestici dei beni che sono importati, nel nostro caso gli agricoltori allevatori europei, che soffrono alla competizione dei prodotti agricoli sudamericani a prezzi più bassi.
Per questo gli agricoltori allevatori europei sono stati tra i più ferventi oppositori dell’accordo, soprattutto quelli francesi che sono arrivati a far titubare persino il presidente francese Emmanuel Macron.
Di conseguenza vediamo, affiancati nella loro opposizione a questo accordo, seppur con motivazioni ben diverse, gli ecologisti animati dal desiderio di evitare la deforestazione e gli agricoltori che temono la competizione sudamericana, due gruppi che di solito sono da parti opposte delle barricate e questa volta invece sono uniti da un obiettivo comune, bloccare un aumento della produzione di carne e altri prodotti di origine animale da parte sudamericana.
Sarei ovviamente da licenziare come analista se pensassi che si tratti di un’alleanza formale e soprattutto duratura, però finché su questo tema continua è certamente interessante vedere dove ci porterà.
Da tempo l’Unione europea si pone la questione di come evitare che il commercio internazionale venga usato per aggirare i limiti alle emissioni inquinanti che invece devono rispettare i produttori europei. Come funziona nel caso dell’accordo Ue-Mercosur?
L’Unione europea garantisce che comunque sarà rispettato il regolamento contro la deforestazione che è stato varato nel 2023, che impone che tutto ciò che viene prodotto all’interno dell’Unione europea o che viene importato dall’estero all’interno dell’Unione europea non sia stato prodotto attraverso pratiche che possono condurre alla deforestazione.
Bisogna però comunque ricordare che questo regolamento non è ancora stato pienamente attuato e per molti versi resta ancora di difficile interpretazione, anche e soprattutto da alcuni soggetti direttamente coinvolti dal regolamento, come per esempio le aziende produttrici di alimenti o di altri prodotti agricoli.
In più nel caso specifico di questo accordo commercio, l’Unione Europea ha messo alcuni paletti cercando di evitare un incentivo alla deforestazione, per esempio prevedendo una quota massima di manzo che può essere importata all’interno dell’Ue.
Tuttavia al momento a detta di molti esperti questi paletti restano comunque insufficienti o perché riguardano categorie troppo specifiche oppure perché sono formulati in maniera troppo generica che non va a garantire un comportamento specifico. Quindi in questo modo non sono comunque sufficienti a garantire che non vi sarà un effetto diretto o indiretto sulla deforestazione.