Caro direttore,
so che ultimamente ti perseguito. E so che sei stufo delle mie letterine in cui esprimo pensieri e ipotesi che tu talvolta consideri dietrologie e mi cassi su due piedi, non pubblicandomi nulla.
Allora questa volta io voglio essere il più scientifico possibile. E chiederti: secondo te chi è attualmente l’uomo più inviso d’Italia?
Fino a qualche settimana fa, avessi posto la medesima domanda alla redazione di Repubblica, mi avrebbero risposto “John Elkann”. L’intero quotidiano gli si è rivoltato contro. Gli hanno persino chiesto “profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata”.
Com’è finita per Elkann in Gedi lo avete ben raccontato. Nello stesso periodo l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è stato trascinato per l’orecchio al cospetto dei parlamentari che, allarmati – tardivamente, aggiungo – per la situazione degli stabilimenti italiani, hanno infine deciso di chiedere conto dei piani del gruppo sempre più francocentrico. Il manager portoghese è stato il pungiball di parecchi politici, a iniziare dall’agguerrito Carlo Calenda.
Non contente le opposizioni hanno subito chiesto di ascoltare pure il presidente di Stellantis, John Elkann. Anche il mondo della politica in questo periodo non stravede per Elkann. E con ogni probabilità nemmeno i dipendenti italiani di Stellantis (eviterei di chiedere comunque a quelli americani, che mi sembrano assai più agguerriti – “Something is rotten at Stellantis, and it starts at the very top. It’s time for the American public to call the question on Carlos Tavares. His mismanagement of the company is hurting Stellantis, consumers, and the American autoworker”, dice il principale sindacato statunitense, l’UAW). Del resto la cassa integrazione negli stabilimenti un tempo di Fiat s’allarga a macchia d’olio e la dirigenza come sai ci ha messo del suo a rendersi simpatica con quella mail delle Maserati scontate arrivate pure nelle caselle di posta di chi è in Cig da mesi.
Ricapitolando: a Repubblica non vanno matti per John Elkann, il mondo della politica non è stato mai così gelido nei riguardi della dinastia torinese e gli operai… eviterei di fare sondaggi. Se a questo aggiungiamo il recentissimo maxi-sequestro da 74,8 milioni di euro disposto nei confronti dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, oltre che di Gianluca Ferrero, presidente della Juventus e commercialista della famiglia Agnelli-Elkann, e di Urs Robert Von Grunigen, notaio esecutore testamentare di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, per via dell’accusa di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato, immagino che anche l’opinione pubblica nel senso più ampio del termine non abbia un’idea lusinghiera del rampollo di casa.
Direttore, so che scalpiti e so che ti sto raccontando cose che già sai. E so pure che ti avevo promesso di essere scientifico. Ecco, i fatti sono quelli appena esposti. Inconfutabili direi. Prova a fare una ricerca su Google e dimmi se ti esce un articolo di giornale che parli di John Elkann in relazione a fatti positivi.
Allora mi sono chiesto: di quanto sarà sprofondato nella classifica Top Manager Reputation? Sai, quella graduatoria pubblicata ogni mese dall’Osservatorio permanente di Reputation Manager che si ripromette, grazie ad algoritmi sofisticati e a elaborate formule matematiche, di monitorare la reputazione online delle figure apicali delle principali aziende in Italia contando non solo le volte in cui appaiono sui media ma riuscendo a distinguere pure il sentiment che suscitano.
Purtroppo sul sito ufficiale si fa fatica a ritrovare classifiche antecedenti all’ultima, poi però mi sono ricordato della loro collaborazione con Prima Comunicazione: la testata ogni mese dà ampio spazio alle analisi dell’Osservatorio e allora sono corso a curiosare come siano andati gli ultimi mesi per John Elkann, partendo dallo scorso maggio: periodo non casuale dato che è mese di trimestrali e Stellantis ne aveva appena presentata una non troppo convincente (titolava MF: “Auto, il trimestre difficile dei colossi globali: perché Stellantis e Volkswagen sono andate male. E l’eccezione Renault”).
Ebbene, a maggio John Elkann era al 14esimo posto. Questo grazie ai 65.11 punti messi in saccoccia. Mica male, su una lista di 180 manager. A giugno John Elkann perdeva però due posizioni: 64.28 punti. A luglio era 18esimo seppur avesse ottenuto un punteggio maggiore: 64.56. Ad agosto, mese in cui ci si aspetta che i quotidiani cartacei e online parlino meno di manager e affari, l’affanno si fa sentire: 62.01 punti che gli sono valsi il 23esimo posto. Veniamo infine all’oggi: a settembre John Elkann è al 26esimo posto con 60.31 punti. Ne ha persi insomma circa 5 da quando ho iniziato a spulciare le classifiche mensili, ma in graduatoria le posizioni perse sono di più: ben 12.
Non sono un esperto di codeste materie, non ho idea di come vadano interpretati questi numeri e queste posizioni, però data tutte le connotazioni negative delle notizie su Stellantis dell’ultimo periodo, mi sarei aspettato un crollo decisamente più vistoso, anche perché il campionamento riguarda 180 manager e la 26esima posizione è dunque ancora la parte alta della griglia. Dato che il calcolo dell’osservatorio è assai più complesso del “purché se ne parli”, possibile che ci siano così tante fonti di stampa con notizie positive da controbilanciare le altre negative? O forse è solo troppo presto per trarre simili conclusioni e il crollo, quello vero, arriverà con ottobre?
Non lo so, direttore, ti lascio semplicemente i dati e i rispettivi link: così anche tu potrai farti la tua opinione. Non intendo fare commenti che lascerebbero il tempo che trovano. Meglio far parlare la scienza.
Certo è che che questi controlli mese per mese mi hanno davvero emozionato: propongo di istituire un fanta-manager in cui a inizio anno (naturalmente fiscale) ciascuno sceglie il proprio vivaio e poi a fine anno vince chi ha i nomi più alti in classifica. Potremmo sviluppare una app e farci un sacco di soldi. Altro che Fantasanremo.
Io, nel dubbio, mi prenoto John Elkann: niente sembra smuoverlo dalla zona alta… Tu chi scegli?
Un caro saluto
Tuo,
Claudio Trezzano