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L’Europa è diventata meloniana sui migranti?

Le conclusioni del Consiglio europeo sulle politiche migratorie. Estratto dal Mattinale Europeo.

Il Consiglio europeo ieri è riuscito a trovare un accordo sulle conclusioni relative alle politiche migratorie. Il testo ambiguo, ma mostra la volontà di irrigidire le misure per chiudere le frontiere dell’Ue con una nuova legislazione sui rimpatri, nuove modalità come i “return hubs”, revisione del concetto di paese sicuro per deportare anche chi ha diritto alla protezione internazionale. “Il mainstream si è spostato in modo significativo”, ci ha detto una fonte.

Accordo al Vertice sui migranti, Tusk ottiene da von der Leyen la sospensione dell’asilo

Il premier polacco, Donald Tusk, ha minacciato il veto, ma alla fine ha ottenuto una menzione nel testo sulla solidarietà alla Polonia. Soprattutto, Ursula von der Leyen ha accettato la sua richiesta di sospendere le procedure di asilo per l’aumento degli ingressi alla frontiera con la Bielorussia.

“Questi sono attacchi ibridi da parte di attori statali. La Polonia devono essere in grado di proteggere la nostra Unione”, ha detto la presidente della Commissione. “Se le misure sono temporanee e proporzionate, questo rientra nel quadro legale”, ha risposto von der Leyen interrogata sulla possibilità per la Polonia di sospendere le procedure di asilo.

Von der Leyen al caucus anti migranti di Meloni

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha partecipato alla riunione convocata dall’italiana Giorgia Meloni, insieme all’olandese Dick Schoof e alla danese Mette Frederiksen, per coordinare le posizioni in vista della discussione sui migranti al Consiglio europeo. I leader che hanno partecipato all’incontro sono quelli che promuovono le politiche più dure contro migranti e richiedenti asilo, anche in violazione delle attuali regole dell’Ue: l’ungherese Viktor Orban, l’austriaco Karl Nehammer, il polacco Donald Tusk, il ceco Petr Fiala, lo slovacco Robert Fico, il maltese Robert Abela, il greco Kyriakos Mitsotakis e il cipriota Nikos Christodoulidis.

I temi affrontati – hanno spiegato fonti italiane – sono stati il Protocollo tra l’Italia e l’Albania come modello per contrastare i trafficanti di esseri umani, i “return hubs” fuori dall’Ue, nonché la riforma del concetto di paese terzo sicuro. Secondo un partecipante, i leader non sono entrati nei dettagli, ma hanno espresso apprezzamento per gli impegni assunti da von der Leyen.

Il francese Emmanuel Macron ha difeso la scelta di von der Leyen di partecipare per spiegare ai partecipanti quali sono i limiti imposti dal trattato. Ma la presenza della presidente della Commissione ha creato malessere al Parlamento europeo. “Sta assumendo un ruolo politico”, ci ha detto un deputato. Una nuova riunione del caucus anti migranti si terrà prima del Consiglio europeo di dicembre.

I Paesi Bassi lavorano a un “return hub” in Uganda, la Danimarca in Kosovo

Il governo dei Paesi Bassi ha lanciato delle discussioni con l’Uganda per creare un “return hub” nel paese africano, dove inviare i migranti della regione a cui non è stato riconosciuto l’asilo in attesa del loro rimpatrio. L’Aia non parla ancora di “negoziati”, ma di “conversazioni” con il governo ugandese, ci ha spiegato una nostra fonte. La Danimarca aveva cercato di fare la stessa cosa con il Ruanda firmando un memorandum di intesa, ma alla fine aveva rinunciato. Il governo di Copenhagen si sta concentrando sulla possibilità di inviare i migranti a cui è stata respinta la richiesta di asilo in Kosovo, paese dei Balcani non riconosciuto da tutta l’Ue. Tra i due paesi è già stato sottoscritto un accordo per inviare in una prigione kosovara 300 migranti condannati al carcere in Danimarca, che non hanno diritto di asilo e che dovrebbero essere rimpatriati dopo aver scontato la loro sentenza.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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