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Che cosa ha detto Giorgia Meloni su Israele e Unifil

"Difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza, ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario". Che cosa ha detto Giorgia Meloni nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo

Non ci rassegniamo, come pure in molti suggeriscono, all’idea di abbandonare l’Ucraina, all’idea che di fronte alla violazione del diritto internazionale dovremmo chiudere un occhio, banalmente perché sappiamo che quando saltano le regole le crisi si moltiplicano, e tutti ne paghiamo le conseguenze. Così l’invasione dell’Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, contribuendo ad accendere nuovi focolai di crisi o a far detonare quelli mai spenti.

Sono convinta che quanto accade in Medio Oriente sia figlio anche di questa destabilizzazione. Voglio condividere con voi la preoccupazione per l’escalation in corso in Libano, perché sono sinceramente preoccupata da come sta evolvendo lo scenario, nonostante gli sforzi innumerevoli, nostri e dei nostri alleati.

In questi giorni, per la prima volta in un anno di azioni militari israeliane, le postazioni del contingente militare italiano inquadrato nella missione UNIFIL delle Nazioni Unite sono state colpite dall’esercito israeliano.

Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti, io penso che non si possa considerare accettabile. Ed è esattamente la posizione che l’Italia ha assunto, con determinazione, a tutti i livelli. È la posizione che io stessa ho ribadito al primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Pretendiamo che venga garantita la sicurezza dei nostri soldati, sia di quelli impegnati nella missione UNIFIL dell’Onu sia di quelli impegnati nella missione bilaterale MIBIL, che insieme al resto della comunità internazionale hanno contribuito per anni alla stabilità lungo il confine Israelo-libanese. Riteniamo perciò che l’atteggiamento delle forze israeliane sia del tutto ingiustificato, oltre a rappresentare una palese violazione di quanto stabilito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Per contro, non si può non tenere presente la violazione della stessa risoluzione compiuta negli anni da Hezbollah, che ha operato per militarizzare l’area di competenza di UNIFIL.

La posizione del Governo italiano è che si debba lavorare alla piena applicazione della Risoluzione 1701 rafforzando le capacità di UNIFIL e delle Forze Armate libanesi.

Detto questo, pochi giorni fa abbiamo commemorato il primo anniversario della disumana aggressione perpetrata il 7 ottobre 2023 da Hamas contro il popolo israeliano. Non dimentichiamo il massacro di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà.

Così come il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, che da un anno ormai sono prigionieri e attendono di tornare a casa.

Ricordare e condannare con forza ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023, è il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché sempre più le pur legittime critiche a Israele si mescolano con un giustificazionismo verso organizzazioni come Hamas ed Hezbollah, e questo, piaccia o no, tradisce altro. Tradisce un antisemitismo montante che, credo, debba preoccuparci tutti. E le manifestazioni di piazza di questi giorni lo hanno, purtroppo, dimostrato senza timore di smentita.

Consentitemi, su questo, di rinnovare anche la solidarietà mia personale e di tutto il Governo alle forze dell’ordine insultate e aggredite da sedicenti “manifestanti” che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza.

Ringrazio il Ministro Piantedosi, il Capo della Polizia e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per garantire la nostra sicurezza. E mi auguro e mi aspetto che tutti lo facciano, in quest’aula.

Difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza, ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Perché non siamo insensibili di fronte all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, che non a caso sono state dall’inizio al centro del nostro lavoro.

Così come la situazione umanitaria a Gaza è sempre più preoccupante, e prosegue anche su questo fronte il nostro impegno. Nell’ambito dell’iniziativa “Food for Gaza”, sono stati consegnati all’interno della Striscia oltre 47 tonnellate di beni alimentari, e voglio ringraziare per questo il Ministro degli Esteri Antonio Tajani.

In Libano, subito dopo l’inizio dell’escalation militare, abbiamo approvato nuovi e immediati interventi umanitari pari a 17 milioni di euro che sosterranno anche le persone recentemente sfollate dalle loro abitazioni e le comunità che le ospitano.

Abbiamo deliberato contributi pari a 5 milioni di euro per le attività di UNRWA in Cisgiordania e a sostegno dei rifugiati palestinesi in Siria, Libano e Giordania. L’Italia rimane disponibile a sostenere progetti specifici dell’Agenzia, ma esclusivamente a seguito di un controllo scrupoloso volto a impedire qualsiasi forma di commistione con attività terroristiche.

Le conseguenze dell’attacco di Hamas hanno scatenato un’escalation su base regionale che rischia di avere esiti imprevedibili.
È nostro dovere continuare a fare ogni possibile sforzo per arrivare ad una de-escalation, riportando il dialogo a prevalere sull’uso della forza, benché sia un compito tutt’altro che semplice.

L’Italia ha condannato l’attacco iraniano a Israele e ha lanciato un appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali, chiedendo di evitare ulteriori degenerazioni.

Lo abbiamo ribadito anche il giorno successivo all’attacco, insieme agli altri Leader del G7. È necessario rompere questo ciclo di violenza ed essere unanimi nell’invitare con decisione tutte le parti a impegnarsi in modo costruttivo per allentare la tensione.

L’Italia è quotidianamente impegnata per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani, per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, in particolare a quello degli Stati Uniti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati, in cui Israele e Palestina co-esistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi.

L’aumento della tensione e l’escalation militare hanno aggravato anche la crisi dei rifugiati in Siria, in Giordania e negli altri Paesi della regione. È fondamentale affrontare questa emergenza, che si aggrava sempre di più e che merita un impegno ancor più determinato dell’Europa.

Per questo, in occasione del recente vertice Med9, ho voluto promuovere un incontro a quattro con il Re di Giordania, il Presidente di Cipro e la Presidente della Commissione Europea per confrontarci su come rispondere di fronte a questa emergenza.

La posizione italiana è che occorra rivedere la Strategia dell’Unione Europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori, per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano fare ritorno in Patria in modo volontario, sicuro e sostenibile. Occorre investire nell’early recovery, in modo che i rifugiati che decidono di tornare trovino condizioni che permettano un loro reinserimento in Siria. In questo senso sosteniamo soprattutto l’impegno che sta portando avanti l’UNHCR, ma abbiamo anche deciso di rafforzare la nostra presenza diplomatica a Damasco.

(Estratto dal testo delle Comunicazioni di Meloni in Senato)

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