Il XIX Vertice della francofonia, che si terrà venerdì 4 e sabato 5 ottobre a Villers-Cotterêts (Aisne) e a Parigi, non sarà il luogo in cui si discuteranno i grandi temi del mondo. Tuttavia, saranno presenti più di una dozzina di capi di Stato e di governo africani e diversi loro omologhi europei, americani e asiatici. Non si parlerà nemmeno dei numerosi problemi di tensione nell’Africa subsahariana – scrive Le Monde.
DEBOLEZZA DIPLOMATICA E POLITICA DELLA FRANCIA
Due esempi tra i tanti illustreranno la debolezza diplomatica e politica di questo grande forum, che soffre dell’erosione dell’influenza della Francia sul continente africano. Ad esempio, non si dovrebbe parlare della caotica transizione in Guinea, sotto il giogo sempre più pesante di una giunta militare, o del coinvolgimento del Ruanda nella guerra che da quasi tre anni tormenta le popolazioni dell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Il Presidente francese incontrerà il suo omologo congolese Félix Tshisekedi all’Eliseo venerdì. Il giorno successivo, al Grand Palais, incontrerà Paul Kagamé del Ruanda. Si tratta di incontri bilaterali avviati da Parigi, a margine del vertice della Francofonia, di cui entrambi i Paesi sono membri. Le ambizioni diplomatiche sono modeste. […]
Una fonte diplomatica francese ha affermato che i colloqui condotti dal mediatore angolano, il cosiddetto processo di Luanda sostenuto dalla Francia, si sono “arenati”. Non è previsto un incontro diretto tra i presidenti ruandese e congolese a Parigi, che rimane “un obiettivo lontano, raggiungibile solo se le due parti fanno un passo l’una verso l’altra, cosa che al momento non avviene”, aggiunge questa fonte. […]
UN SEGRETARIO GENERALE POCO AMATO
L’incapacità del mondo francofono di influenzare la questione è dovuta in particolare alla diffidenza della RDC nei confronti dell’attuale segretario generale dell’Organizzazione internazionale della francofonia (OIF), Louise Mushikiwabo, ex ministro degli Esteri ruandese (dal 2009 al 2018), fedelmente allineata al presidente Paul Kagamé. Il 20 marzo, Kinshasa ha apertamente boicottato la Giornata della Francofonia. […]
Questa è una delle conseguenze della decisione di Emmanuel Macron, nell’ottobre 2018, di eleggere Louise Mushikiwabo a capo dell’OIF, un’organizzazione con 88 membri (Stati o province). “Ha regalato questa posizione al Ruanda per fare progressi sulla questione della memoria [legata al controverso ruolo della Francia durante il genocidio del 1994] e per apparire come la persona che ha raccolto i cocci di una relazione deteriorata con Kigali”, analizza il deputato Aurélien Taché appartenente a La France insoumise. Taché, deputato della Val-d’Oise, sta guidando una missione parlamentare di inchiesta sul mondo francofono insieme ad Amélia Lakrafi (La République en marche), deputata dei cittadini francesi che vivono fuori dalla Francia. […]
Il tema del XIX vertice è “Creare, innovare e intraprendere in francese”. Secondo i due parlamentari francesi sopra citati, sarebbe inoltre necessario “concentrarsi su un ruolo di intermediazione politica tra gli Stati, in particolare nelle situazioni di crisi, come nel Sahel o nella RDC”.
DUBBI SULLA REINTEGRAZIONE DELLA GUINEA
Per quanto riguarda la Guinea, il presidente della transizione, Mamadi Doumbouya, non sarà presente a Villers-Cotterêts. Ma c’è stato un certo disagio per la decisione presa dall’OIF a metà settembre di reintegrare il Paese dell’Africa occidentale nei suoi ranghi. Conakry era stata sospesa in seguito al putsch condotto il 5 settembre 2021 dall’ex membro della Legione straniera francese, allora capo del Gruppo delle forze speciali guineane, contro il presidente Alpha Condé. […]
I tre Paesi del Sahel che hanno organizzato il colpo di Stato – Mali, Burkina Faso e Niger – sono ancora sospesi dall’OIF. “Può sembrare un doppio standard, ma non possiamo arrabbiarci anche con la Guinea, anche se si sta allontanando dai nostri valori”, afferma un diplomatico francese. “Dobbiamo dimostrare che la Francofonia non è più uno strumento di influenza dei governi francesi”, spiega Taché. A maggior ragione, secondo il deputato, il francese in Africa è “talvolta visto come la lingua delle sole élite amministrative, o addirittura segnato da un’eredità autoritaria o coloniale”.
LA MINACCIA DELLA LINGUA INGLESE
Naturalmente il continente africano rimane “il cuore pulsante del mondo francofono”. Ospita il 75% dei circa 100 milioni di studenti del mondo che ricevono un’istruzione in francese. Ma il futuro è tutt’altro che roseo. Ovunque nel mondo, l’uso del francese è minato da quello dell’inglese. E nell’Africa francofona la crescita demografica sta travolgendo i sistemi educativi che si stanno impoverendo sempre di più.
Sono passati trentatré anni dall’ultima volta che la Francia ha organizzato sul suo territorio il grande raduno della Francofonia. Il prossimo vertice continentale Africa-Francia si terrà nella capitale del Kenya, Nairobi. “Ci dicono che è nell’Africa orientale anglofona che ci sono opportunità per la Francia in termini di affari e di influenza. Ma nessuno ci aspetta lì. Dobbiamo reinventare un progetto francofono, ma questo non sembra interessare l’attuale governo”, conclude Taché.
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)