Il quotidiano degli industriali prende una posizione netta e chiara sulle auto elettriche riconoscendo che i vecchi motori endotermici sono sì il presente ma non saranno ancora a lungo il futuro dell’auto anche se il tempo che resta loro da vivere dovrebbe essere scandito dal consumatore anziché da qualche divieto europeo. È questa la lettura di fondo de Il Sole 24 Ore circa le vendite delle auto elettriche, in un commento-analisi che evidenzia i dubbi sull’avvicendamento delle due tecnologie voluto dal legislatore a colpi di norme, vincoli e countdown anziché essere sospinto dal mercato. E dalla testata di Confindustria era in effetti difficile aspettarsi una posizione differente.
PER IL SOLE LE AUTO ELETTRICHE STANNO “PLAFONANDO”
Nessuna difesa oltranzista dei motori a scoppio. Quella viene lasciata ad alcune testate verticali sulle quattro ruote che hanno spesso sostenuto posizioni preistoriche affezionandosi troppo alla marmitta catalitica. Il Sole in merito alle auto elettriche preferisce evitare di parlare di “flop” e di “débâcle” pur ammettendo – e non potrebbe essere altrimenti, che “la situazione non è rosea”. Del resto ormai lo riconosce persino Volkswagen, la casa europea che più di tutte è corsa ad abbracciare l’elettrico, forse anche per lasciarsi alle spalle una volta per tutte lo scandalo dieselgate.
Il quotidiano economico ricorda come “il 2023” si sia “concluso con una quota di mercato del 15,7% nella Ue, ma è altresì vero che l’espansione ha prima rallentato e poi, negli ultimi mesi, ha frenato. Le auto a batteria stanno plafonando”. Non si sofferma su motivi e ragioni, non richiama lo stop nelle vendite in Germania, tra i principali mercati e, soprattutto, tra i principali produttori, che alla fine della scorsa estate ha ritirato incentivi che avevano permesso alle vetture alla spina di essere scelte da un crescente numero di tedeschi. E nemmeno cita l’arretratezza europea, la debolezza dei costruttori del Vecchio continente rispetto ai nuovi marchi cinesi che stanno penetrando il nostro mercato.
L’ECOSOCIALISMO DELLA COMMISSIONE URSULA
Ma del resto quelli ormai sono temi noti un po’ a tutti. L’autore dell’analisi, Mario Cianflone, preferisce attenersi ai dati anziché focalizzarsi sullo scenario: “A maggio secondo dati Acea le vendite di Bev sono calate del 12% e la quota è arretrata fino al 12,5%”. Colpa delle Case automobilistiche? Sicuramente non sono arrivate preparate all’appuntamento, un po’ per noncuranza, un po’ per testardaggine, un po’ perché non credevano che Bruxelles sarebbe andata fino in fondo, per davvero, con quello che Cianflone definisce “ecosocialismo di fondo”.
ALCUNI DATI
“Le cose – sottolinea Il Sole in merito alla crisi delle auto elettriche – non stanno andando come previsto (e auspicato) dalle politiche Ue, poco tecnologicamente neutrali e basate su un ecosocialismo di fondo, e soprattutto il mercato non ha risposto: questo sta spingendo i costruttori a fare qualche retromarcia sull’all-in elettrico o quanto meno a tirar su il piede del gas, prima che sia troppo tardi. E non tutti. Lo si vede anche nell’ultimo report di AlixPartners, il 21esimo Annual Global Report, dove è evidente l’entità della revisione delle previsioni per le date boa del 2030 e del 2035. Emerge un gap del 43% tra le aspettative di qualche tempo fa, che davano al 2035 una penetrazione Bev dell’87% e del 50% al 2030, e le stime attuali che indicano come possibili rispettivamente il 50% e il 30%”.
TUTTA COLPA DEL LEGISLATORE? NO
Il Sole parlando dello stallo vissuto dalle auto elettriche non muove rimproveri unicamente in direzione di Bruxelles. “È palese – scrive Cianflone – che l’elettrico sta saturando e non sono mancati modelli sbagliati, anche a livello di stile e tecnologia, che non hanno saputo conquistare clienti anche perché il marketing della case si è concentrato sempre sulla parola magica sostenibilità”.
“Politiche Ue e costruttori – si legge – sono andati contro i clienti, non ne hanno compreso i bisogni dell’oggi e si sono proiettati al futuro, come sta facendo ancora Ford, e molti si chiedono quale sarà l’accoglienza per la nuova Capri, ennesimo suv elettrico distante dal Dna del marchio. In tutto questo c’è anche l’incognita del valore residuo. Le auto elettriche – chiosano dalle colonne del Sole – sono il futuro, come lo era lo smartphone ai tempi del cellulare nove tasti, ma per quest’ultimo nessuno ha imposto la sostituzione”.