La querelle tra Regione Puglia e il gruppo Tosinvest degli Angelucci (editori tra gli altri di Libero, Tempo e Giornale) sul passaggio della struttura di alta riabilitazione di Ceglie Messapica (provincia di Brindisi) dall’ente privato che ha gestito il presidio fin dalla sua nascita e la sanità pubblica (dunque in capo alla regione stessa) ora finisce in Parlamento.
I PARLAMENTARI CHE VOGLIONO CHE IL CENTRO DI CEGLIE RESTI PRIVATO
Il deputato Lorenzo Cesa (segretario Udc ma federato con la Lega per le elezioni europee come pure per quelle amministrative e, pare, desideroso di far perdurare l’alleanza con Matteo Salvini anche oltre l’appuntamento dell’8 e il 9 giugno) ha presentato un’interrogazione a risposta scritta sull’argomento.
Sempre dagli scranni della maggioranza Luciano Ciocchetti (Fratelli d’Italia, ma in passato anche nell’Udc e in Forza Italia) ha presentato un’interpellanza. Un fatto anomalo, che le testate locali presentano così: “Incredibile sul San Raffaele di Ceglie… due parlamentari, eletti dal popolo, innescano un’offensiva per sabotare la gestione pubblica, ossia del popolo”.
Il primo firmatario della legge regionale, il consigliere Fabiano Amati (Azione), ed ex assessore regionale Pd al Bilancio, ha parlato di “offensiva parlamentare contro la legge pugliese per internalizzare la riabilitazione intensiva del centro di Ceglie Messapica, oggi gestito dalla Fondazione San Raffaele”.
SANITA’: MEGLIO SERVIZIO PUBBLICO O AZIENDA PRIVATA?
Per Cesa c’è il rischio “che il presidio venga disattivato senza aver alcuna certezza dei tempi di riattivazione dello stesso come presidio a gestione diretta dell’Asl, anche a causa della cronica carenza di personale sanitario e dall’assenza di figure professionali idonee a lavorare presso un centro riabilitativo all’interno della dotazione organica del servizio sanitario regionale”.
Non solo: la legge regionale sul passaggio del Centro regionale di riabilitazione pubblica ospedaliera di Ceglie Messapica dal privato alla Asl di Brindisi presenterebbe profili di incostituzionalità. Del medesimo avviso l’interpellanza dell’altro onorevole, Ciocchetti.
Mentre a pochi chilometri si valuta l’ipotesi di nazionalizzare l’ex Ilva, nell’entroterra pugliese va in scena tutt’altro spettacolo, con la statalizzazione di un presidio sanitario che continua a creare malumori. Per Amati che ha dato inizio alla slavina “due parlamentari che sulla carta dovrebbero sostenere senza timidezza l’erogazione pubblica dei livelli essenziali di assistenza (Lea), perché eletti e pagati dai cittadini italiani, si preoccupano di difendere il privato incaricato di pubblico servizio”.
UN ADDIO TRA MILLE VELENI
ANGELUCCI E QUEL CORTOCIRCUITO TRA UDC E LEGA
Insomma, contro il passaggio di proprietà della struttura il gruppo Tosinvest degli Angelucci ha deciso di fare muro e pure qualche dispettuccio. Antonio Angelucci, sebbene venga dato vicinissimo a FdI, in Parlamento siede con la Lega.
Ma a difesa dei suoi interessi nella sanità pugliese non si sono fatti avanti i leghisti, bensì i centristi di Cesa, come evidenzia Il Fatto Quotidiano. Quando il Tempo, quotidiano degli Angelucci, scriveva che l’alleanza tra Cesa e Lega sarebbe andata oltre le europee, prefigurava simili cortocircuiti?