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TOYOTA GUASTO

Perché il governo giapponese tampona Toyota e Mazda

Toyota ha sospeso le spedizioni nazionali di Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross. La casa automobilistica più venduta al mondo ha ammesso che le indagini interne in corso hanno rilevato che altri quattro modelli non più in produzione sono stati "testati con metodi diversi dagli standard governativi". Coinvolti anche Mazda, Honda, Suzuki e Yamaha

Non è certo un periodo facile questo per Toyota, che dopo lo scandalo dieselgate di Hino e le accuse di aver falsificato i crash test che hanno travolto Daihatsu, due controllate nel suo portafogli, è stata costretta a bloccare in patria le vendite di tre modelli per avere violato le regole di certificazione del governo.

NON SOLO TOYOTA, LE ALTRE CASE GIAPPONESI COINVOLTE

Una situazione identica a quella in cui versano alcuni dei più grandi gruppi automobilistici nipponici, da Honda a Mazda, passando per Suzuki e Yamaha. Ma spicca soprattutto Toyota, dato che è la casa produttrice numero uno al mondo per veicoli sfornati annualmente (oltre undici milioni nel 2023).

Il ministero dei Trasporti ha intimato alle aziende di interrompere la spedizione di alcuni modelli all’interno dei confini del Giappone per consentire ispezioni in loco dopo la segnalazione della mancata osservanza delle procedure standardizzate per la certificazione dei veicoli da spedire.

Si tratta di una indagine che ha riguardato complessivamente 85 aziende tra case automobilistiche e fornitori di componenti nata a seguito dello scandalo sui test di sicurezza della controllata Daihatsu. Durissimo l’esecutivo giapponese. “È estremamente deplorevole che siano stati rivelati ulteriori atti illeciti”, che “minano la fiducia degli utenti e scuotono le fondamenta stesse del sistema di certificazione dei veicoli”, ha dichiarato il ministero in un comunicato.

I MODELLI CONGELATI

Toyota ha sospeso le spedizioni nazionali di Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross dopo aver riportato dati inadeguati nei test di protezione dei pedoni e degli occupanti. La casa automobilistica più venduta al mondo ha dichiarato che le revisioni interne in corso hanno rilevato che altri quattro modelli non più in produzione sono stati “testati con metodi diversi dagli standard governativi”.

LE ALTRE CASE COLPITE

Toyota si è scusata con i suoi clienti, ma ha altresì assicurato che i veicoli erano comunque sicuri da guidare. Un’altra casa nipponica sulla graticola, Honda, ha invece dichiarato di aver riscontrato errori nei test relativi alla rumorosità e alla potenza del motore, ma ha anche sottolineato che i suoi veicoli sono sicuri e hanno superato gli standard aziendali.

Mazda, dal canto suo, ha fermato le spedizioni di due modelli e ha scoperto manipolazioni nei test di crash di altri due modelli non più in produzione. Nel caso di Yamaha il modello sotto esame è una moto sportiva.

TUTTO HA AVUTO INIZIO CON LO SCANDALO DAIHATSU

Lo scandalo Daihatsu, che secondo l’ultimo conteggio ha portato alla scoperta di 174 irregolarità aggiuntive che riguardavano nello specifico 64 modelli, di cui 22 venduti dalla casa madre Toyota, aveva comportato il fermo degli impianti dallo scorso autunno fino ai primi di maggio.

Il presidente Soichiro Okudaira aveva ammesso i fatti e in una conferenza stampa nella quale non sono mancati gli inchini si è scusato per “aver tradito la fiducia dei clienti”. Lo scorso autunno a seguito del congelamento di tutte le attività negli stabilimenti di Osaka, Shiga, Kyoto e Oita, si era presentata la necessità di risarcire fornitori e terze parti in regola sulla tabella di marcia.

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