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United Colors of Scazzi in Benetton. Fatti, numeri e scenari

Che cosa sta succedendo e che cosa succederà a Benetton Group

Scazzo continuo in Benetton fra perdite, dichiarazioni a briglia sciolta, inesattezze, accuse al capo azienda e la famiglia tramite la holding Edizione che corre in soccorso dell’azienda con un business poco fruttuoso e centrale rispetto a infrastrutture, mobilità e finanza.

Un piano di riorganizzazione e rilancio, un supporto finanziario pari a 260 milioni, un nuovo management e una strategia industriale già in elaborazione. È questa la strategia di Edizione per la sua Benetton Group, che oggi vale appena l’1% del business di Edizione dove prevale invece la parte di infrastrutture e trasporto che rappresenta quasi il 50% del portafoglio, fa notare comunque il quotidiano Il Sole 24 ore.

Ecco che cosa sta succedendo dentro e intorno a Benetton Group.

CHE COSA HA DETTO BENETTON AL CORRIERE DELLA SERA CONTRO RENON

Scosse aziendali spiattellate alla stampa con una inusitata intervista di Luciano Benetton che ieri al Corriere della sera ha di fatto attaccato il capo azienda Massimo Renon senza mai citarlo peraltro, né l’intervistatore – il vicedirettore del Corriere della sera, Daniele Manca – lo ha citato (come gli è stato fatto notare sui social quando Manca ha socializzato l’intervista-scoop).

Luciano Benetton ha dunque scelto ieri il Corriere della Sera per annunciare il suo addio al gruppo fondato con la sorella Giuliana e i fratelli Gilberto e Carlo nel 1965. Una fluviale intervista con i motivi del suo passo indietro e un’accusa ruvida al ceo Massimo Renon e ai manager che lo circondano colpevoli di aver nascosto “un buco di bilancio drammatico” attorno, a suo dire, a 100 milioni di euro. Parole che l’ad non commenta ma alle quali si dice pronto a rispondere per vie legali.

“In sintesi, mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale”.

“Per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo dalla Borsa la Benetton. E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in capo alla famiglia”, ha spiegato il fondatore Luciano Benetton. “Solo il 23 settembre del ’23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo”. Poi “in uno dei consigli dei mesi successivi scoppia la bomba, di questo si tratta. Presentano d’improvviso un buco di bilancio drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato. Saremo attorno ai 100 milioni”. Adesso, aggiunge, “occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro. Abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare”.

Benetton ha ricordato gli anni passati e le fasi principali del suo rapporto con l’azienda: “Sono uscito dall’azienda nel 2012 con la società in salute, con un fatturato di 2 miliardi e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio. Solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto ho deciso di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita – ha raccontato Luciano Benetton – a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio. Appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato”. Prosegue: “La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico ‘scarpe grosse cervello fino’, si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare”. Anche se qualche preoccupazione sorge quando “vengo avvertito da una telefonata accorata di un conoscente di non proseguire con questa persona perché la definisce assolutamente non idonea a un incarico così complesso”. E infine: “…il consulente che lo aveva proposto mi tranquillizza insistendo che la persona è ambiziosa e molto adatta a crescere professionalmente”, dice ancora Benetton assumendosi “la responsabilità di aver sbagliato la scelta”.

BENETTON HA PRESO FISCHI PER FIASCHI?

Ma è lo stesso Corriere della sera oggi che corregge i numeri strombazzati dal presidente Benetton, che evidentemente ha fatto confusione tra buco di bilancio e cash flow negativo perché si esclude che il fondatore del gruppo possa ignorare la differenza tra risultato economico negativo e flusso di cassa negativo: “Dalla fotografia dei numeri che stanno emergendo si tratta in realtà di 100 milioni di flussi di cassa negativi che però nel bilancio 2023 in chiusura in questi giorni si trasformeranno in una perdita netta di 230 milioni a fronte di un fatturato di circa un miliardo – scrive oggi il Corriere della sera – Un quadro che appare drammatico ma per il quale la holding della dinastia di Ponzano Veneto è pronta a mettere tutto quello che serve, vale a dire 260 milioni per coprire quel passivo, appianare il debito e fornire le risorse, che potrebbero arrivare in parte anche attraverso un aumento di capitale, e ricominciare da capo. Se ne occuperà un nuovo amministratore delegato, un nome di alto profilo che viene dall’industria, ma conosce bene la finanza, e che sarà chiamato a elaborare un piano”.

NUMERI E PIANI

Il consiglio di amministrazione di Benetton Group è già in calendario per martedì 28 maggio per dare il via libera al bilancio 2023 che dovrà poi essere approvato dall’assemblea convocata per il 18 giugno. In quella sede emergerà anche il nome del nuovo manager destinato a prendere il posto dell’attuale ad Massimo Renon, ex manager in Marcolin e prima ancora in Luxottica, chiamato nel 2020 da Luciano Benetton per rilanciare il gruppo impostando un piano per arrivare al pareggio nel 2023, tenendo conto che in mezzo c’era stata la pandemia, ha rimarcato oggi il quotidiano Rcs. Con l’assemblea arriva a scadenza il mandato di Renon che non ha voluto commentare: «Mi sto organizzando con i miei legali per una risposta strutturata».

CHE COSA FARA’ ORA EDIZIONE DEI BENETTON

La holding Edizione – che tra le sue partecipazioni ha Generali, Mediobanca, Cellnex, Mundys, Avolta (l’ex Autogrill-Dufry) – è pronta alla “necessaria discontinuità” nella gestione manageriale e a intervenire, nei prossimi anni, con 260 milioni di euro a sostegno del piano di riorganizzazione e rilancio di Benetton. Un intervento che potrà avvenire sia con un aumento di capitale, che con altre forme finanziarie. D’altro canto, “Edizione – hanno spiegato ieri fonti del gruppo all’agenzia Ansa – ha sempre supportato la società (350 milioni di euro negli ultimi 3 anni) e continuerà a farlo nei prossimi anni”. La lente ora è al prossimo 18 giugno con l’assemblea che segnerà l’avvio di un nuovo corso, l’ennesimo degli ultimi 10 anni.

I PROSSIMI PASSI DI EDIZIONE

E’ Repubblica oggi a delineare i prossimi passi della famiglia: “na perdita operativa di un centinaio di milioni: tra svalutazioni e rettifiche, la perdita netta rischia di lievitare intorno a 230 milioni. Per correre ai ripari Edizione ha iniziato subito a cercare un nuovo management, a febbraio dal gruppo Etro è stato nominato come nuovo direttore finanziario Jacopo Martini, che presto sarà affiancato da un nuovo amministratore delegato. Il prossimo 18 giugno l’assemblea del gruppo prenderà atto dei risultati in profondo rosso, Luciano Benetton si dimetterà dalla presidenza e Renon, che ha già lasciato sapere che per lui parleranno i legali, rimetterà le deleghe. Subito dopo sarà convocato un nuovo cda della Benetton group che dovrà eleggere un nuovo ad per guidare la ristrutturazione e il rilancio dell’azienda. In proposito si parla di un manager non giovane, che non viene dalla moda ma dall’industria, con un forte background finanziario. La famiglia Benetton farà infatti un passo indietro dal cda, ma non farà mancare il suo supporto economico all’azienda che porta il suo nome e da cui è nato un impero da oltre 12 miliardi di attività”. In sostanza, aggiunge Repubblica, “l’azienda di abbigliamento fondata nel 1965 dai fratelli Benetton, per la prima volta nella sua storia non sarà guidata da un membro della famiglia. Dopo l’addio del presidente Luciano Benetton dal cda della Benetton Group, la società diventerà un’azienda managerializzata, controllata al 100% dalla holding Edizione, e dove la famiglia veneta resterà fuori dal consiglio”.

I NUMERI E I COMMENTI DEL SINDACATO SU BENETTON

«Il totale dei disavanzi dal 2013 ad oggi — ha detto Gianni Boato, segretario generale Femca Cisl di Treviso — supera il miliardo di euro, quindi non è la prima volta che l’azienda si trova a risanare una perdita di bilancio come quella di quest’anno. A intervenire per appianare i debiti è sempre stato Luciano Benetton che non ha mai fatto ricadere pesantemente il prezzo della crisi sui lavoratori». La stima dei lavoratori è sempre stata forte nei confronti del fondatore. «Luciano — ha aggiunto Boato — è amato e rispettato dai 1.300 dipendenti che lavorano a Castrette e a Ponzano e che gli danno atto dell’impegno».

L’APPROFONDIMENTO DEL SOLE 24 ORE

I dati precisati ieri da Edizione dipingono un quadro assai difficile: nel cda del luglio 2023 fu annunciato dall’ad un preconsuntivo che indicava una perdita di bilancio al 31 dicembre di 13 milioni. Contestualmente veniva però assicurato un miglioramento successivo e non venivano sostanzialmente ritoccate le previsioni sui ricavi. “Nei mesi successivi però Luciano Benetton e altri manager di Edizione hanno potuto consultare ulteriori numeri, con scenari ben peggiori – ha scritto oggi il Sole 24 ore – Fin quando non è stato presentato il quadro finale, decisamente differente da quello prima prospettato: la perdita netta a fine 2023 è di 230 milioni, complice un cash flow negativo per 100 milioni (quello che Luciano Benetton ha impropriamente definito «buco») a cui vanno “sommate” quote di ammortamenti e svalutazioni che hanno ulteriormente appesantito l’ultima riga del bilancio. Da qui la sensazione (sic) di essere stato tradito e la volontà della holding Edizione – e quindi dell’intera famiglia, seconda e terza generazioni comprese – di tornare ad avere un ruolo chiave in Benetton. Quando il “patriarca” lasciò il gruppo, nel 2012, il fatturato era di circa due miliardi, dimezzati al 2022. Negli ultimi tre anni e per ripianare le perdite di esercizio, la famiglia ha investito 350 milioni di euro e – fanno sapere da Edizione – per il prossimo rilancio sono pronti altri 260 milioni, oltre all’annuncio del nuovo amministratore delegato a ridosso (o magari prima) dell’assemblea e del cda del 18 giugno. Un manager che dovrà prima di tutto rimettere mano a ogni processo produttivo, distributivo e organizzativo: la holding di Ponzano, sotto la regia di Alessandro Benetton e di Enrico Laghi, ha infatti deciso di prendere in mano le redini dell’azienda così come già ha fatto con gli altri asset in portafoglio negli anni passati, a partire dall’ex Atlantia diventata Mundys”.

L’ANALISI DI MILANO FINANZA

“In realtà – ha osservato ieri Milano Finanza – i problemi di Benetton Group nascono da lontano con l’arrivo sul mercato del fast fashion e dei colossi Zara e H&M che hanno eroso quote di mercato al gruppo italiano dell’abbigliamento. Nel 2022 l’azienda aveva chiuso in perdita di 81 milioni di euro e anche nel 2021 il rosso di bilancio era stato di 112 milioni. Le ennesime perdite che avevano visto gli interventi da parte dell’azionista Edizione e avevano portato il conto cumulato dei risultati negativi a superare di gran lunga il miliardo con il primo rosso a tingere i conti gia` nel 2013. In mezzo il Covid, uno tsunami per tutti i gruppi del retail che aveva costretto Ponzano Veneto a spostare il piano triennale per il pareggio al 2023. Fallito ancora come tutti i precedenti tentativi di rilancio”.

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