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Perché non capisco le cineserie di Stellantis. Parla Sisci

l dossier Ucraina. L'attentato a Fico. I rapporti fra Cina e Russia. E il caso Stellantis. Colloquio di Marco Mayer con Francesco Sisci, docente alla Business School della Luiss ed esperto di Cina contemporanea

In un articolo su Appia Institute hai prospettato una guerra globale commerciale con la Cina, ma Stellantis ha appena deciso di importare auto elettriche dalla Cina. Sembra l’opposto di un atto di guerra: cosa ne pensi?

John Elkann, al quale sono affezionato, ha fatto una scelta di cui capisco la logica. Ogni azienda fa le sue scelte. Ieri bastava una pura logica commerciale, oggi forse dovrebbe prevalere un’analisi politica ponderata. Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, però mi sembra che le grandi tendenze politiche vadano in un altro senso rispetto alle scelte di Stellantis. È possibile che ci sia una inversione a U su tali tendenze, ma al momento mi sembra che sia improbabile.

Al di là della retorica delle dichiarazioni ufficiali, pensi che la visita di Putin a Pechino rafforzerà la determinazione della Russia a portare avanti la sua campagna bellica in Ucraina?

Temo di sì. Penso e spero che Pechino invochi prudenza a Mosca, e Putin per altro è politico molto attento. Ma la scelta di avere un economista industriale alla difesa in Russia mi pare un gesto che più che altro indichi come Mosca si stia preparando a una guerra di lunga durata. Improbabile che la Russia pensi quindi di sfondare presto in Ucraina, si tratta piuttosto di riorganizzare economia, industria e quindi anche vita sociale nel paese sulla guerra. Una cosa su cui in Italia anche dovremmo riflettere.

Nel suo editoriale settimanale sul New York Times, il Nobel Paul Krugman considera sleale la concorrenza cinese perché l’importazione di beni cinesi a prezzo basso è dovuta ai sussidi statali e soprattutto alla sottovalutazione dello yuan. Pensi che dopo le elezioni americane ci sarà un cambiamento nelle politiche monetarie e commerciali di Pechino?

Temo che dobbiamo a prepararci, chiunque sia il presidente, a un peggioramento verticale. Ricordiamoci che l’America è molto divisa su tutto ma è unita a pensare che la Cina ha rubato e sta rubando posti di lavoro agli Usa. Oggi c’è qualche accenno di ripensamento ma non mi pare profondo e sistemico. La pressione al peggioramento delle relazioni dopo le elezioni temo possa accelerare.

Gli Stati Uniti e la Cina hanno iniziato un dialogo in materia di intelligenza artificiale. Si ripeterà lo stallo registrato dieci anni fa nella cybersecurity o ci sono speranze per una qualche forma di collaborazione?

Credo che le due parti vogliano misurarsi e garantirsi a vicenda che l’altra parte non comincerà una guerra cibernetica, pericolosa come una atomica.

La visita del Presidente Xi Jinping a Parigi ha in parte placato le ansie degli imprenditori francesi (non solo del cognac), ma anche in aree strategiche come l’energia. È lecito sperare anche nella tregua olimpica auspicata da Emmanuel Macron?

Spero di sì, anche se l’attentato al premier slovacco Fico lascia un’altra ombra.

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