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No al modello Usa per la sanità italiana. L’appello di Parisi (e altri prof della sanità)

14 scienziati, da Parisi a Locatelli fino a Garattini, hanno scritto una lettera per dire che, se non si interviene subito con un piano di finanziamento, il Servizio sanitario nazionale (Ssn) rischia una deriva americana. Fatti, numeri e nomi

 

Mancano gli infermieri, i medici fuggono all’estero o in strutture private e i pazienti spesso rinunciano a curarsi perché la sanità pubblica arranca. Servono molte più risorse per il personale, per le strutture, per la ricerca e l’innovazione. E servono subito. È questo l’appello di 14 scienziati, tra cui il premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi, racchiuso in una lettera aperta.

CI SIAMO DIMENTICATI DELLA SANITÀ PUBBLICA

Da modello per altri Paesi a paziente agonizzante. “Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Servizio sanitario nazionale (Ssn) in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”.

Inizia così la lettera, che indica il sottofinanziamento come principale causa del declino: “Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa)”.

Solo poco tempo fa, la relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali effettuata dalla sezione Autonomie della Corte dei conti affermava che la spesa sanitaria pubblica italiana è “nettamente inferiore a quella dei principali partner europei”. Con la Germania che le destina 427 miliardi di euro, la Francia 271 e il Regno Unito 230, noi, con poco più di 131 miliardi di euro, siamo la Cenerentola d’Europa.

E “tra 25 anni – avvertono gli esperti – quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli”.

“NON DIVENTIAMO GLI STATI UNITI”

Per gli scienziati il rischio è replicare un modello sempre più simile a quello degli Stati Uniti, dimenticandoci del diritto alla salute sancito dalla Costituzione e che l’autonomia differenziata mette ancora più in pericolo.

“Il pubblico – si legge – garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. Progredire su questa china, oltre che in contrasto con l’Art.32 della Costituzione, ci spinge verso il modello Usa, terribilmente più oneroso (spesa complessiva più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni). La spesa sanitaria in Italia non è in grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute”.

LA RICHIESTA DI FINANZIAMENTI MA NON SOLO

Un piano straordinario di finanziamento del Ssn non è quindi più procrastinabile, secondo l’appello, che afferma: “Molto, quindi, si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil), ed è urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale”.

Il piano di finanziamento, tuttavia, non basta. Va anche gestito bene per rimuovere gli squilibri territoriali, intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria (per cui i fondi già ci sono ma non tutte le regioni li spendono), retribuire adeguatamente, tutelare e garantire condizioni di lavoro sostenibili al personale sanitario in modo da evitarne la fuga dal pubblico, e, infine, mettere in pratica una cultura della prevenzione.

CHI SONO I FIRMATARI

A firmare l’appello 14 figure di rilievo della scienza, che ricoprono ruoli in varie università e istituzioni, anche private:

  • Ottavio Davini, ex primario di Radiologia e direttore sanitario alle Molinette di Torino
  • Enrico Alleva, accademico dei Lincei ed etologo con incarico presso il Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale (Scic) dell’Istituto superiore di sanità (Iss)
  • Luca De Fiore, direttore del Pensiero Scientifico Editore, fa parte del gruppo di lavoro Illuminiamo la salute, che promuove l’integrità nel Ssn
  • Paola Di Giulio, professoressa di Scienze infermieristiche presso l’Università di Torino
  • Nerina Dirindin, professoressa di Scienza delle finanze ed Economia e organizzazione dei sistemi di welfare all’Università di Torino ed ex membro del Comitato scientifico dell’Iss, della Commissione tecnica per la spesa pubblica (Mef) e del Comitato prezzi e rimborsi dell’Aifa, nonché ex senatrice
  • Silvio Garattini, oncologo, farmacologo, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”
  • Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, medico, professore ed ex direttore del dipartimento di oncoematologia, terapia cellulare, terapie geniche e trapianto emopoietico all’ospedale pediatrico Bambino Gesù
  • Francesco Longo, professore di Healthcare Management presso l’Università Bocconi
  • Lucio Luzzatto, ematologo, professore e accademico dei Lincei, ha diretto ospedali a New York e Londra, guidato gli Istituti Tumori di Genova e Toscana e fino al 2022 ha insegnato in un’università della Tanzania
  • Alberto Mantovani, patologo, immunologo, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca
  • Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021
  • Carlo Patrono, farmacologo, professore e accademico dei Lincei
  • Francesco Perrone, membro del direttivo nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e direttore Struttura complessa sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli
  • Paolo Vineis, professore di Epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra e responsabile dell’Unità di Epidemiologia molecolare ed esposomica presso l’Italian Institute for Genomic Medicine di Torino

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