Lunedì 16 aprile al Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) è stata presentata la “Giornata della ricerca italiana nel mondo” che cadrà ogni anno il 15 aprile, ricorrenza della nascita di Leonardo da Vinci (1452), d’ora in avanti vero e proprio santo protettore (laico) dei ricercatori e delle ricercatrici italiani fin qui orfani di un patrono (è sintomatico che San Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, sia il patrono delle scienze naturali, ma non dei lavoratori del settore).
Alla presenza di una folta e variegata rappresentanza di esponenti del mondo produttivo e diplomatico, nonché dell’università, della cultura e della ricerca scientifica e di parte dei 26 addetti scientifici delle sedi diplomatiche italiane, la ministra Valeria Fedeli ha elencato le numerose iniziative approntate dal Miur per valorizzare la rete dei ricercatori italiani nel mondo e in particolare i progetti volti a favorirne il rientro: tra questi la maggiore flessibilità consentita alle università italiane per l’inquadramento dei vincitori di finanziamenti ERC (European Research Council), il programma Rita Levi Montalcini con il premio omonimo per giovani ricercatori, i nuovi ruoli di prima e seconda fascia a chiamata diretta per studiosi italiani e stranieri. Il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca predisporrà inoltre una serie di misure volte a considerare con maggiore attenzione gli aspetti previdenziali, assistenziali e familiari di tutti coloro i quali intendano fare ritorno in Italia perché, nelle parole della ministra, “la dimensione internazionale che connota il settore della ricerca sia una scelta, un’occasione, un’opportunità, non una via obbligatoria, né una costrizione”.
Il viceministro per la cooperazione internazionale Mario Giro, intervenuto al posto del ministro Angelino Alfano, ha invitato a considerare in modo diverso lo “psicodramma” degli “studiosi italiani” in fuga all’estero e a parlare di “circolarità dei cervelli”, perché “si può partire senza andarsene”; ha poi esortato a considerare la straordinarie opportunità offerte dalle migliaia di ex studenti stranieri formatisi nei centri di ricerca e di formazione italiani, i quali, occupando ora posti chiave nei paesi di provenienza, guardano con attenzione al nostro paese soprattutto per il know-how acquisito nel campo delle tecnologie legate alla sostenibilità ambientale, sfida di primaria e vitale importanza in questi stessi paesi.
Sullo sviluppo sostenibile è stato incentrato anche l’intervento di Massimo Inguscio, presidente del Cnr e della Consulta dei presidenti degli Enti pubblici di ricerca, organismo finalizzato a un raccordo strategico per “una politica della ricerca sempre più coerente e sostenibile e che sappia coordinare e integrare gli ambiti multidisciplinari”. La Giornata della ricerca italiana nel mondo vuol dire non solo più di 80 eventi organizzati in 53 paesi diversi, ma anche la mostra itinerante “La bellezza della conoscenza”, promossa e finanziata dal Miur e ideata e realizzata proprio dal Consiglio nazionale delle ricerche con le quattro principali istituzioni museali scientifiche italiane: il museo della Scienza di Napoli, il Muse di Trento, il museo Galileo di Firenze e il Museo Nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.
L’esposizione temporaneamente ospitata alla Farnesina si snoda attorno ad un grande spazio centrale, l’Agorà, pensato come un “alveare” delimitato da grandi strutture modulari a lunghezza variabile per le sempre diverse esigenze logistiche delle istituzioni ospiti. Sullo schermo interno viene proiettato senza soluzione di continuità il corto “La bellezza della conoscenza” del regista Stefano Incerti che traduce in immagini il concept della mostra declinato attraverso gli “ingredienti” che da sempre costituiscono l’inconfondibile e inimitabile”italian style”: un immenso patrimonio culturale, una qualità della vita tra le migliori del mondo, un territorio straordinario che sa guardare al futuro senza perdere di vista il passato sullo sfondo della tradizionale operosità e laboriosità dei ricercatori, dei tecnici e delle maestranze italiane. Tutt’attorno “exhibits” e manufatti in prestito dalle principali istituzioni museali guidano il visitatore lungo un doppio percorso, volto allo stesso tempo al passato e al futuro, attraverso le cinque sezioni tematiche individuate dagli ideatori dell’esposizione: l’ambiente, lo spazio, l’alimentazione, i beni culturali e la salute.
La mostra rappresenta dunque il primo passo verso la proiezione globale delle principali istituzioni museali italiane che, con analoghe iniziative itineranti, sapranno fare della “grande bellezza” un motore di promozione estera dell’”italian style”” e del “sistema Italia” in generale: non più “nani sulle spalle dei giganti”, ma “giganti sulle spalle dei giganti” nelle parole di Marco Mancini, capo Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del Miur.