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Tutte le contraddizioni della Germania su aiuti pubblici e fondo Ue

Oggi la Germania invita a considerare i benefici sistemici del sussidio pubblico a Northvolt, ma in passato si è opposta al fondo sovrano europeo per le tecnologie pulite. Tutti i dettagli.

L’8 gennaio la Commissione europea ha approvato un aiuto di stato da 902 milioni di euro dalla Germania a Northvolt per la costruzione di una fabbrica di batterie nel nord del paese. Si è trattato del primo utilizzo di un nuovo meccanismo comunitario – il Temporary Crisis and Transition Framework, o Quadro temporaneo di crisi e transizione – che permette agli stati membri dell’Unione di pareggiare i sussidi alle aziende con quelli offerti altrove: è attivo dal marzo 2023 e dovrebbe concludersi nel 2025.

Nel caso specifico di Northvolt, la società si era detta pronta ad abbandonare i piani di investimento in Germania per concentrarsi sugli Stati Uniti, in modo da accedere ai generosi crediti dell’Inflation Reduction Act.

LE PAROLE (FURBETTE) DI HABECK

Durante la conferenza stampa di approvazione dell’aiuto pubblico, la commissaria europea per la Concorrenza Margrethe Vestager ha detto che “questa misura tedesca da 902 milioni di euro è il primo aiuto individuale approvato per evitare che un investimento venga dirottato al di fuori dell’Europa”.

Alla conferenza era presente anche Robert Habeck (nella foto), il ministro dell’Economia tedesco, che ha rilasciato delle dichiarazioni significative. “Abbiamo bisogno di un’industria robusta per i nuovi settori: semiconduttori, batterie, elettrolizzatori, idrogeno”, ha detto. “Ma questo significa che l’azione climatica e la produzione industriale vanno molto, molto bene insieme”.

Habeck, in sostanza, sta collegando il progetto tedesco (e l’incentivo pubblico offerto) alla buona salute dell’economia europea in questa fase di transizione energetica. Anche il Belgio – che ha assunto da poco la presidenza del Consiglio dell’UE – ha detto che l’Unione deve “dare priorità alla sua competitività sul lungo termine e alle politiche industriali”. L’aiuto di stato a Northvolt, del resto, è stato autorizzato dalle autorità partendo dal presupposto che dalla fabbrica usciranno tecnologie cruciali per la transizione energetica, e che il sito darà sollievo a un’area depressa della Germania.

IL MERCATO UNICO È IMPORTANTE, MA…

Habeck ha poi cercato di rassicurare quei paesi membri – inclusa l’Italia – preoccupati che il rilassamento delle regole comunitarie sugli aiuti di stato possa favorire le economie più grandi, cioè la Germania e la Francia, e creare degli squilibri di competitività all’interno del mercato unico: i governi capaci di mobilitare maggiori risorse economiche potranno cioè attirare gli investimenti nelle tecnologie critiche, e tutti gli altri no. Dei 672 miliardi di euro in aiuti di stato che la Commissione ha approvato nel 2022, la Germania è valsa il 53 per cento della somma totale e la Francia il 24 per cento; l’Italia, invece, solo il 7 per cento.

Secondo il ministro tedesco, la parità di condizioni tra i paesi membri dell’Unione è importante; a suo dire, però, nella corsa alle tecnologie pulite “la vera concorrenza non è tanto tra Germania e Italia o Danimarca e Paesi Bassi, o Ungheria e Repubblica ceca. È tra l’Europa e la Cina e gli Stati Uniti, e il sistema che abbiamo messo a punto nei decenni passati guarda solo al mercato interno”. “Dobbiamo pensare all’Europa come a un sistema economico unico”, ha aggiunto.

L’IPOCRISIA DELLA GERMANIA

Sul Foglio, Mario Seminerio ha accusato la Germania di ipocrisia. Infatti, Habeck sembra dire che “se la Germania ha successo (o evita di soccombere), il beneficio si riverbera su tutto il continente”. Ma questa posizione, “sul piano strettamente logico, potrebbe anche spingersi a certificare la necessità di creare un fondo sovrano europeo, visto che la rilevanza del singolo paese beneficiato, secondo la tesi di Habeck, è da porre in secondo piano rispetto a ipotetici benefici sistemici”.

Eppure la Germania si era opposta alla creazione di un fondo sovrano comune, come suggerito dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e come proposto anche dal governo di Giorgia Meloni. Un fondo sovrano avrebbe forse permesso di tutelare meglio l’integrità del mercato unico, ma avrebbe previsto l’emissione di nuovo debito europeo. Era un’eventualità sgradita a Berlino: il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, dichiarò a questo proposito che “non c’è nessun bisogno di nuovi strumenti di finanziamento da parte dell’UE e di nuovi debiti comuni”.

La corsa alle tecnologie critiche per le transizioni energetica e digitale è degenerata in “una guerra mondiale dei sussidi”, scrive Seminerio; una guerra “in cui la frammentazione europea rischia di far soccombere la regione. In Europa restiamo prigionieri della dimensione dello stato nazionale, che plasma le politiche industriali”.

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