Caro direttore,
ho letto ieri l’articolo su chi comprerà Vodafone Italia, un punto come sempre aggiornato in stile Start Magazine. L’esito della vendita è molto rilevante dal punto di vista sistemico per l’Italia e potrebbe avere riflessi anche sulla partita in corso in Tim con il progetto dello scorporo della rete, ovvero con il ramo d’azienda della rete, la NetCo, che sarà acquisita dal fondo americano Kkr insieme al ministero dell’Economia e delle Finanze e, se capisco bene dalle cronache dei giornali, anche dal fondo F2i con alcune casse previdenziali.
Riassumendo, su Vodafone Italia da una parte c’è la proposta di Iliad all’operatore telco britannico per fondere le sue attività e quelle di Vodafone in Italia, attraverso la creazione di una nuova entità (NewCo). Un’operazione dal valore di 10,45 miliardi. Dall’altra c’è Swisscom, capogruppo di Fastweb, di cui ancora non conosciamo l’entità dell’offerta. Il gruppo elvetico — se ho ben capito — potrebbe avanzare la proposta di matrimonio tra Fastweb-Vodafone.
E in base a chi dovesse fondersi con Vodafone cambierebbe molto il mercato italiano. Mi spiego.
Come già ricostruiva il 5 gennaio il Corriere della Sera, “dal punto di vista industriale, la combinazione di Vodafone Italia con Iliad oppure con Fastweb non sarebbe indifferente. Antitrust permettendo, l’acquisto di Vodafone da parte di Iliad ridurrebbe da cinque a quattro il numero di operatori sul mercato dei servizi di telefonia per i consumatori. Ciò consentirebbe di diminuire la concorrenza sulle tariffe, aumentando ricavi e profitti di tutte le aziende superstiti”.
Se Vodafone si fondesse con Iliad sarebbe una bella notizia per Tim perché significherebbe che il mercato del mobile si consolida a tre operatori. Non solo. C’è un aspetto ancor più rilevante: si confermerebbe che la strategia di scorporo delle rete portata avanti dal ceo Pietro Labriola va nella giusta direzione. In questo modo la futura ServiCo (la Tim dei servizi) potrebbe avere un futuro.
Ma se, come sembra dai rumors e sentiment tra gli addetti ai lavori, vincesse Fastweb, allora il discorso cambia completamente.
Con la fusione tra Fastweb e Vodafone si creerebbe un operatore con una forte infrastruttura in fibra e mobile. Sempre il Corriere ha scritto: “L’aggregazione fra Vodafone Italia e Fastweb creerebbe invece un gruppo molto forte nei servizi di telecomunicazione per le imprese. Tim sarebbe probabilmente costretta a reagire, avviando anch’essa la ricerca di possibili prede”.
A mio modestissimo avviso, la prospettiva Fastweb-Vodafone non sarebbe esaltante per il gruppo Tim. Prima di tutto perché non avverrebbe l’auspicato consolidamento sul mobile. In seconda battuta, perché la separazione dei servizi dalla rete sarebbe in controtendenza rispetto alla direzione del mercato. Cioè investire in società fortemente infrastrutturale.
Quindi, se ci saranno suddette nozze tra Fastweb e Vodafone, potremmo assistere a una futura Tim ServCo non più infrastrutturata come il suo principale competitor che a quel punto sarà la società frutto di questo matrimonio.
D’altra parte, è pur vero che Labriola “ha di recente rimarcato che, una volta completata la vendita della rete a Kkr, Tim potrà giocare un ruolo da protagonista nel consolidamento dell’industria delle tlc, ricordava”, ancora il Corriere. “Difficilmente, alla luce della quota di mercato già detenuta, il gruppo potrà rafforzarsi ancora nel settore retail. Più probabile che Tim vada a caccia di acquisizioni nel comparto dei servizi alle aziende”.
Staremo a vedere.
Cordiali saluti,
Francis Walsingham