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Prove di colpo di Stato in Russia o mossa di Wagner e Putin anti Shoigu? L’analisi degli esperti sulla rivolta sceneggiata da Prigozhin

I commenti di militari e analisti sulle voci di colpo di Stato in Russia dopo la rivolta del Gruppo Wagner e la successiva retromarcia. Le notizie e gli approfondimenti

“La rivolta del Gruppo Wagner è di fatto un tentativo di colpo di Stato”, ha detto il generale Giorgio Cuzzelli. “Le prospettive sono preoccupanti per la tenuta del sistema oltre che per le conseguenze del conflitto russo ucraino per il quale si aprono nuove opzioni spazianti da una fine delle ostilità nel silenzio delle armi ad ipotesi di imbarbarimento ulteriore, con il ricorso ad armi non convenzionali”, secondo il generale Leonardo Tricarico. “Bisogna vedere come reagirà la Russia e se ha gli anticorpi rispetto a questa azione che arriva in un momento molto delicato”, ha rimarcato il generale Marco Bertolini.

Sono alcuni dei commenti sullo scenario di un vero e proprio colpo di Stato in Russia, poi rientrato dopo la retromarcia dei vertici del Gruppo Wagner.

Vediamo le ultime notizie dalla Russia e poi le analisi di esperti e analisti: è stata una finta rivolta contro Putin e invece una mossa per silurare il ministro della Difesa, Sergei Shoigu?

LA RETROMARCIA DEL GRUPPO WAGNER

“Ci fermiamo e torniamo alle basi. Torniamo in Ucraina”. Il capo della compagnia Wagner di mercenari Evgenij Prigozhin annuncia in un messaggio audio di voler “evitare un bagno di sangue” e di aver accettato la mediazione del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko per far finire la crisi innescata oggi. Prigozhin non ha detto una parola sui negoziati con Lukashenko, ma ha detto di non voler versare “sangue russo”. “Stavano per mantellare Wagner”, ha detto Prigozhin nel messaggio audio.

Il fondatore del gruppo ha fatto notare che i suoi uomini oggi hanno marciato per 200km in direzione di Mosca e in questo lasso di tempo non hanno “versato una sola goccia di sangue dei nostri combattenti”. “Ora è giunto il momento in cui il sangue può essere versato. Pertanto, per evitare che accada, riportiamo indietro le nostre colonne e andiamo nella direzione opposta, verso i campi di battaglia rispetto al piano”. Quale fosse questo piano, Prigozhin non lo spiega e non commenta neppure il negoziato con il presidente bielorusso, negoziato di cui ha dato conto la presidenza a Minsk. L’annuncio di Prigozhin è arrivato quando il convoglio di mercenari si stava avvicinando alla periferia di Mosca: secondo l’agenzia Reuters, quel convoglio conta circa 5.000 uomini ed e’ guidata dal comandante di Wagner, Dmitry Utkin. Wagner in tutto puo’ contare su 25mila uomini, 5mila dei quali sono a Rostov-sul-Don, che Prigozhin sostiene di controllare.

CHE COSA STAVA SUCCEDENDO IN RUSSIA: COLPO DI STATO?

Ma quali erano le valutazioni degli esperti poco prima della retromarcia del Gruppo Wagner?

“La guerra civile è ufficialmente iniziata”. Lo scrive su Telegram uno dei canali legati al Gruppo Wagner, diffondendo le immagini di un elicottero russo che sarebbe stato abbattuto a Voronezh dai mercenari di Prigozhin. Quello attuato da Prigozhin è “un vile tradimento”, un “ammutinamento” che deve essere “schiacciato” afferma il comandante ceceno Kadyrov, assicurando di essere pronto a collaborare per mettere fine alla ribellione. Da Mosca, che incassa anche il sostegno di Erdogan, dopo Putin che ha definito l’azione della Wagner “una pugnalata alla spalle”, parla anche Medvedev: “Il nemico sarà sconfitto” afferma.

COLPO DI STATO IN RUSSIA, LE REAZIONI INTERNAZIONALI

“La debolezza della Russia è evidente. È debolezza su vasta scala. E più a lungo la Russia mantiene le sue truppe e mercenari sulla nostra terra, più caos, dolore e problemi avrà in seguito”: così il presidente ucraino, Zelensky. Gli Usa seguono la crisi e si consultano con gli alleati. L’Alto rappresentante Ue, Borrell, ha avuto una chiamata con i ministri degli Esteri del G7 per uno scambio di opinioni: “Mi sto coordinando e ho attivato il centro di risposta alla crisi. Il nostro sostegno all’Ucraina continua senza sosta” afferma. La presidente del Consiglio, Meloni, al termine dell’Europa Forum Wachau ha preannunciato una web call con i ministri interessati e l’intelligence.

GLI SCENARI DI TRICARICO

“Come prevedibile e come previsto la parabola di Prighozin ed il mutamento genetico e mediatico della sua compagnia Wagner giunge ad un punto critico, ad una sorta di Rubicone che lo chef di Putin si appronta ad attraversare. Gli scenari che si possono aprire sono in ogni caso preoccupanti”. Lo ha affermato all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa sulla situazione in Russia alla luce dell’azione del capo dei mercenari della Wagner, Yevgeny Prigozhin, e del discorso del presidente russo Vladimir Putin che ha definito la rivolta armata come una grave azione di tradimento.

“La sfida esplicita e dura all’apparato militare russo, ai suoi disastrosi – a suo dire – risultati in guerra (è l’unico che impunemente usa da tempo questo termine senza finire in carcere) ed ai suoi vertici ministro compreso, potrebbe sfociare in un confronto armato interno la cui fisionomia ed i cui esiti sono tutti da valutare – continua il generale Tricatico – Va considerata anche con attenzione la dimensione politica della parabola del capo di Wagner, un salto di qualità ipotizzabile fin dall’inizio delle sue esternazioni, apparentemente bizzarre, incomprensibili ma che hanno sempre tenuto Putin fuori dalle contumelie con un cammino costante sul filo del rasoio ma che ora sembrano destinate a provocare un esplicito e perentorio outing di Putin”.

“In ogni caso le prospettive sono preoccupanti per la tenuta del sistema oltre che per le conseguenze del conflitto russo ucraino per il quale si aprono nuove opzioni spazianti da una fine delle ostilità nel silenzio delle armi ad ipotesi di imbarbarimento ulteriore, con il ricorso ad armi non convenzionali”, conclude il generale.

L’ANALISI DI FRANCESCO SISCI

“Il fronte con l’Ucraina potrebbe crollare nelle prossime ore, nei prossimi giorni  Un Paese non può combattere una guerra civile e una guerra esterna allo stesso tempo e l’Ucraina sarà il protagonista politico della politica europea”. E’ quanto sottolinea Francesco Sisci, analista di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare riferimento ai rapporti fra Cina, Russia e Occidente, in una conversazione con l’agenzia Adnkronos, dopo che il leader russo Vladimir Putin ha definito la rivolta armata lanciata da Yevgeny Prigozhin come “una pugnalata alle spalle alle nostre truppe e alla Russia”, parlando di “gravi azioni di tradimento” e assicurando che i responsabili “pagheranno per questo”.

“È chiaro – dice Sisci – che siamo in una situazione di guerra civile di caos e non sappiamo quando e come ne usciremo né fin dove si allargherà questo caos”. E, aggiunge, “la guerra in Ucraina è di fatto finita adesso”, a prescindere da “chi vincerà la partita” in Russia, passato più di un anno dall’invasione russa che il 24 febbraio dello scorso anno Putin definì come una “operazione militare speciale”.

“Il fronte con l’Ucraina potrebbe crollare nelle prossime ore, nei prossimi giorni – osserva l’esperto – Un Paese non può combattere una guerra civile e una guerra esterna allo stesso tempo e l’Ucraina sarà il protagonista politico della politica europea”. Con la conseguenza di un “rimescolamento di molte carte”.

IL COMMENTO DEL GENERALE BERTOLINI

“Trarre conclusioni adesso è impossibile e imprudente, la situazione è aperta a qualsiasi conclusione”, ha detto all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi, sulla situazione in Russia alla luce dell’azione del capo dei mercenari della Wagner, Yevgeny Prigozhin, e del discorso del presidente russo Vladimir Putin che ha definito la rivolta armata come una grave azione di tradimento.

“Prigozhin da tempo prende posizioni molto dure, per alcuni avevano uno scopo tattico nascosto, in poche parole erano solo una sceneggiata – sottolinea il generale Bertolini – Le ultime dichiarazioni le fece proprio prima di completare l’occupazione di Bakhmut: sembrava una manovra a uso dei media ma non era così e, con quanto è stato fatto a Rostov, si chiarisce che c’è qualcosa di sostanziale. Finora le prese di posizione di Prigozhin non sembravano indirizzate a Putin, ma alla dirigenza militare come il ministro russo ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e il generale Valery Gerasimov, quasi fosse una faida interna al mondo militare. Ma la reazione di Putin è stata molto dura, non ha avuto esitazione a parlare di tradimento e di pugnalata alle spalle, vediamo a questo punto cosa succederà”.

“Certamente è strano che una milizia, che è stata protagonista delle azioni più importanti in Ucraina e non solo, cambi all’improvviso posizione – osserva il generale Bertolini – Ciò pone molti interrogativi: bisogna vedere come reagirà la Russia e se ha gli anticorpi rispetto a questa azione che arriva in un momento molto delicato, in cui le operazioni in Ucraina stavano premiando lo sforzo russo”.

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