Continuano le polemiche sull’inflazione e l’aumento del costo della vita a Londra. Nel mirino del governo e dei deputati Tories c’è la Bank of England (BoE), e, in particolare, il suo Governatore, Andrew Bailey, finito sotto torchio del Treasury Committee, la Commissione Finanza della Camera dei Comuni, giusto martedì scorso.
A dare il via alle critiche nei confronti di Bailey è stato il Presidente della Commissione, il Tory Mel Stride, che ha definito potente governor “addormentato al volante”, mentre l’inflazione raggiungeva il 7% a marzo e, in previsione, il 10% nei prossimi mesi. Cifre ben oltre il 2% che rappresenta il target annuale della BoE. Recentemente, il Monetary Policy Committee (MPC) di Threadneedle Street ha alzato per la quarta volta consecutiva da dicembre 2021i tassi di interesse, portandoli dallo 0,75 all’1%, loro più alto livello dal 2009. Anche i dati sulla crescita non sono incoraggianti: l’MPC prevede una contrazione nell’ultimo trimestre del 2022, e di 0,25% nel 2023 quando la crescita prevista era appena dell’1,25%. Il rischio di recessione tecnica per il Regno Unito sembra reale.
La Bank of England festeggia quest’anno il 25esimo anniversario dalla sua indipendenza, che arrivò nel 1997 grazie alla decisione di Gordon Brown – allora Cancelliere dello Scacchiere – e del suo consigliere principe, Ed Balls, di staccarla dal Ministero del Tesoro con la facoltà statutaria di stabilire indipendentemente i tassi d’interesse. Fu la mossa che permise al New Labour di conquistare la City e i mercati, dando prova di affidabilità ai loro operatori. I quali apprezzarono la scelta del governo di lasciare la libertà di decidere i tassi a un MPC capeggiato da un Governatore e di fissare degli obiettivi relativi all’inflazione (prima al 2,5%, successivamente ridotti al 2%).
Ma le frizioni tra la politica e la maggiore autorità monetaria del paese non si fermarono comunque. Già l’allora governor, Eddie George, minacciò di dimettersi quando Brown gli rivelò che voleva togliere alla Banca la responsabilità di regolamentare il settore finanziario. Il successore, Mervyn King, venne rimbrottato dallo stesso Brown che definì “disastrose” le sue critiche sulle politiche di spesa pubblica del governo. Mark Carney si trovò coinvolto nel bel mezzo della lotta “blue on blue” dei Tories nel referendum sulla Brexit e con i Brexiteers che lo accusarono, non del tutto a torto, di fare terrorismo economico in caso di uscita del paese dall’Unione Europea.
Andrew Bailey è un tipo di banchiere molto diverso dal suo predecessore. Non è canadese, non ha grosse doti comunicative e ha fatto la gavetta alla BoE. Prima di essere nominato governatore è stato vice-governatore, e, ancora prima, capo della FCA, la Financial Conduct Authority, l’ente che regola la City di Londra.
Fu scelto nel marzo 2020 dall’attuale Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, un mese dopo la nomina di quest’ultimo all’11 di Downing Street. Le principali azioni del suo mandato sono state la riduzione dei tassi allo 0,1% prima del lockdown e i miliardi di sterline iniettati nell’economia tramite il quantitative easing. Con Sunak e i tecnici del Treasury ha collaborato anche per il piano di congedo lavorativo (furlough) e per gli schemi di bailout dei prestiti per un valore di 170 miliardi di sterline. Nulla se paragonati allo stimolo dell’Amministrazione Biden (1,9 trilioni di dollari), ma abbastanza per sostenere l’economia britannica durante la pandemia.
Come si è difeso, allora, Bailey, dalle accuse di essersi “addormentato” mentre l’inflazione e il carovita stanno svuotando le tasche degli inglesi? Alla Commissione il Governatore ha detto quella attuale “è una cattiva situazione in cui trovarsi” e che “l’80% dell’inflazione è generata dall’aumento dei prezzi dell’energia e dagli scambi commerciali”. Sicuramente la guerra in Ucraina e i lockdown in Cina hanno peggiorato le cose, ma non si poteva proprio prendere delle misure più decise per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie?
Bailey ha fatto capire che su questo la palla passa al governo Johnson – ancora incerto su quali misure prendere per tutelare le fasce sociali più colpite dalla crisi – e che per egli “l’indipendenza della BoE è un valore imprescindibile”. Probabile che anche nei prossimi giorni e nei prossimi mesi le polemiche e lo scaricabarile proseguano. Vediamo se a pagare saranno solo gli inglesi o anche i Tory alle urne. E Threadneedle Street? Per il momento una sostituzione di Bailey appare piuttosto lontana.