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Perché l’Ucraina non sarà a breve un Paese dell’Unione europea

Il presidente Zelensky ha chiesto che l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea venga approvata con una procedura d'emergenza, ma non è così semplice

 

Il trattato sull’Unione Europea stabilisce all’articolo 42.7, una clausola di difesa reciproca nel caso di attacco armato a un paese membro, anche se i termini con cui è espressa sono meno perentori di quelli usati per esempio dall’articolo 5 del trattato della NATO.

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, ha detto che l’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea non è un tema all’ordine del giorno. Borrell ha detto che «l’Ucraina ha una chiara prospettiva europea», ma che l’adesione è qualcosa che richiederà, in ogni caso, molti anni e che adesso l’Unione «deve fornire una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni».

Generalmente ci vogliono vari anni di negoziati prima che un paese venga ammesso nell’Unione. Dopo la richiesta da parte del paese, la Commissione Europea deve decidere se attribuirgli lo status di paese candidato e solo a quel punto cominciano i negoziati condotti dal Consiglio Europeo. L’ultimo paese a entrare era stata nel 2013 la Croazia, che aveva presentato la propria richiesta dieci anni prima. Al momento ci sono inoltre altri cinque paesi a cui è stato concesso lo status di paese candidato a entrare nell’Unione, ma i cui negoziati per l’adesione sono ancora in corso: Turchia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Albania.

Per aderire un paese deve rispondere ad alcuni criteri fondamentali, tra cui il rispetto dell’articolo 6, paragrafo 1 del trattato sull’Unione, secondo cui un paese può entrare nell’Unione Europea solo se garantisce al suo interno il rispetto della libertà, della democrazia, dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto. Ci sono poi alcuni criteri economici da rispettare, tra cui la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale.

Tra i paesi europei c’è chi crede che questo processo debba essere velocizzato in via eccezionale per l’Ucraina, in modo da consentirle di godere immediatamente di tutte le garanzie previste dall’entrata nell’Unione. Lunedì sera Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia hanno firmato un comunicato congiunto in cui hanno invitato l’Unione Europea a fornire all’Ucraina il «massimo sostegno politico» e ad avviare da subito il procedimento necessario per concederle lo status di paese candidato all’adesione all’Unione.

L’Italia non ha espresso una posizione netta al riguardo, ma si è limitata a dire tramite il proprio ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, di credere «che la richiesta di ingresso nell’Unione Europea sia legittima». Si è detta invece piuttosto contraria a un’entrata immediata dell’Ucraina nell’Unione la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che lunedì ha specificato come, nonostante l’Ucraina sia «una parte della casa europea», un’adesione «non è qualcosa che si possa fare in pochi mesi».

(Estratto di un articolo pubblicato da Il Post; qui la versione integrale)

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