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pagamenti digitali

Così la pandemia ha viralizzato i pagamenti digitali

Fatti, numeri, tendenze e scenari sui pagamenti digitali.

 

La pandemia sembra aver tirato la volata ai pagamenti digitali un po’ tutto il mondo, anche in Italia (leggi anche: Come arrivare alla cashless society). Durante il 2020, infatti, gli acquisti con carte di credito, debito e prepagate hanno subito una forte accelerazione: come si vedrà dopo nel dettaglio, oltre il 63% degli acquisti vengono ormai effettuati attraverso soluzioni cashless, il 95% della popolazione utilizza le carte e il 29% è già orientato verso i nuovi smart payments.

Alla base di questa svolta digitale non solo il maggior numero di acquisti effettuati online (nel primo trimestre del 2021 l’e-commerce globale è cresciuto del 58% su base annua, in Italia del 78%), ma anche la consapevolezza, da parte della popolazione, che le banconote possono essere facili vettori di virus e batteri. Da qui l’esigenza di procedere con strumenti più sicuri e rapidi anche nei negozi fisici, non più solo online. Esigenza sospinta pure dal cashback, il rimborso introdotto per legge al fine di incentivare la nascita di una “cashless society” e di combattere l’evasione fiscale.

QUANTO EMERGEREBBE DALL’OMBRA?

Su quest’ultimo fronte, Eurispes stima che, se in Italia aumentassero ancora i pagamenti digitali e diminuissero le transazioni regolate in contanti, invertendo dunque il rapporto storico tra i due metodi di pagamento, si ridurrebbe l’incidenza dell’economia sommersa e dell’Iva evasa rispetto al Pil, fino a toccare valori, rispettivamente, compresi tra l’11,8% e l’8,8% e l’1,6% e lo 0,4%. Grazie a tali riduzioni, si recupererebbero tra un minimo di 11,3 miliardi di euro e un massimo di 63,5 miliardi di euro di economia mai emersa e tra 6 miliardi di euro e 28 miliardi di euro di Iva evasa. Cifre di tutto rispetto, soprattutto in periodi in cui la spesa pubblica non è mai stata tanto elevata come quello attuale. Val la pena ricordare che, nel 2017 (le ultime stime disponibili) l’evasione fiscale in Italia ammontava a 108,8 miliardi di euro. Per fare un raffronto, il Next Generation Eu che arriverà a Roma dall’Europa per ricostruire la nostra economia ammonta a 191 miliardi.

CARTE E PAGAMENTI DIGITALI: COSA NE PENSANO GLI ITALIANI?

Gli italiani sembrano apprezzare i metodi di pagamento che la tecnologia mette a disposizione, Secondo una recente indagine di Ipsos, più del 63% dei pagamenti dei nostri connazionali viene già effettuato attraverso soluzioni digitali, la quasi totalità (95%) della popolazione utilizza le carte mentre il 29% è già orientato verso i nuovi smart payments. Oltre l’80% di chi effettua spese sostiene di preferire in senso assoluto i metodi di pagamento diversi dal contante, giudicati più comodi veloci e sicuri. Il 14% arriva persino a ipotizzare che il contante sparirà del tutto.

COSA PIACE MAGGIORMENTE?

Ma quali sono i principali benefici associati all’utilizzo di pagamenti elettronici secondo il giudizio degli italiani? Oltre il 70% degli intervistati ritiene che sia importante incentivare l’utilizzo di queste soluzioni per per emancipare il Paese dall’arretratezza e migliorare la qualità della vita di consumatori e negozianti. Le ragioni per preferire soluzioni diverse dal contante sono legate soprattutto alla comodità (67%) e la velocità di utilizzo (58%). Inoltre, Il 33% degli intervistati indica la sicurezza come fattore determinante nella scelta di utilizzare smart payments o carte di credito. Più nel dettaglio, il 61% degli italiani ritiene che i pagamenti elettronici contribuiscano a limitare l’evasione fiscale, il 37% afferma che possano aiutare a diminuire i rischi di scippi, mentre il 28% pensa che garantiscano maggiore igiene: un aspetto senz’altro legato alla pandemia e al repentino cambiamento di abitudini ad essa legato.

LE MISURE ‘A FAVORE’ CHE PIACCIONO: PAGAMENTI SENZA PIN E CASHBACK

Sempre il sondaggio Ipsos ha inoltre esplorato le opinioni degli italiani riguardo alle recenti misure messe in atto per disincentivare l’utilizzo del contante. Per esempio, l’aumento della soglia fino a 50 euro dei pagamenti contactless senza bisogno di digitare il pin sul Pos è stato accolto con favore da oltre 7 italiani su 10; il 20% degli intervistati apprezzerebbe un ulteriore innalzamento del limite. Con poco meno della metà della popolazione che ha aderito (44%), anche il programma di cashback di stato è stato accolto favorevolmente dal 68% degli italiani. Solo il 6% afferma di non essere a conoscenza di questa iniziativa da parte dello Stato.

IL TREND NELL’ULTIMO BIENNIO

L’avvicinamento ai sistemi cashless era iniziato già prima della pandemia. I pagamenti senza contanti sono infatti cresciuti stabilmente nel corso degli ultimi due anni, soprattutto grazie alla diffusa adozione di carte di credito o di debito, utilizzate nei negozi dal 69% degli italiani. La possibilità di pagare col cellulare o con gli orologi intelligenti ha fatto il resto. La crescita degli smart payments contribuirà a far proseguire la tendenza verso il cashless nei negozi: Il 26% dichiara di averli utilizzati negli ultimi 24 mesi e si prospetta una crescita ulteriore del 9% nel corso dei prossimi 2 anni. Ma quali sono i principali ostacoli utilizzo dei pagamenti elettronici in-store? il 73% degli italiani ritiene che gli alti costi di transazione limitino una maggiore accettazione dei pagamenti elettronici da parte dei negozianti, soprattutto per importi meno elevati. Insomma, non ci sarà cashless society finché ci sentiremo in imbarazzo a pagare un caffè con la carta di credito.

LA CASHLESS SOCIETY ITALIANA IN SOLDONI

Venendo al transato, stando ai dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 gli italiani hanno fatto 5,2 miliardi di acquisti saldando il conto con strumenti di pagamento digitali. Nell’anno dell’emergenza Covid, dunque, la quota dei pagamenti elettronici è passata dal 29 al 33% delle transazioni, raggiungendo in valore i 268 miliardi di euro. «Oltre alla pandemia – spiega Alessandro Perego, responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – che ha cambiato le nostre priorità e il nostro modo di rapportarci con gli altri, così come quello di effettuare acquisti, nel corso di quest’anno sono entrate in gioco anche alcune iniziative di incentivo del Governo, che hanno acceso i riflettori su queste tematiche e stanno portando, direttamente o indirettamente, sempre più persone a preferire i pagamenti elettronici».

RESTEREMO DIGITALI ANCHE DOPO LA PANDEMIA?

Un trend che non sembra destinato a cambiare: per Ipsos oltre l’85% degli italiani è orientato verso soluzioni digitale mentre solo il restante 15% risulta ancora legato al contante. Tra le metodologie innovative più apprezzate spiccano le carte di debito e credito, usate da 1 italiano su 2, seguono gli smart payments (digital wallet e app) già adottati dal 29% della popolazione, con una curva di crescita potenziale stimata in ulteriori 6 punti percentuali (35%). “La nostra indagine conferma come la crescita degli smart payments sia un trend ormai consolidato e che continuerà negli anni a venire”, illustra Lucia Spadaccini, Senior Researcher, Ipsos Italia. E prosegue: “È interessante semmai notare che i dati oggi segnalano una porzione molto consistente (47%) degli attuali utilizzatori di carte come aperti verso l’adozione di nuovi strumenti. Aspetto che ci porta a ipotizzare un possibile passaggio a metodi smart. Un fenomeno che potrebbe svilupparsi a partire dalle fasce di età più giovani dove già oggi i profili orientati agli smart payments rappresentano ben il 45% della popolazione fra 18 e 24 anni”.

ABBATTUTO IL DIVARIO NORD / SUD

Trasformare l’Italia in una smart nation che sia al contempo una cashless society vuol dire intervenire sulle disparità storiche tra Nord e Sud e fra piccoli e grandi centri a livello di adozione di soluzioni innovative. Fra le Regioni, le più dinamiche risultano Emilia-Romagna e Puglia, dove utilizzatori e prospect di soluzioni smart raggiungono rispettivamente il 43% e 39% della popolazione, contro il 35% della media nazionale. L’annus horribilis della pandemia sembra insomma lasciare almeno una consuetudine positiva, dovuta come si anticipava al boom dell’e-commerce. Il comparto dell’acquisto di prodotti online, fanno sapere dal Politecnico di Milano, ha fatto segnare un aumento del 31% nel 2020, controbilanciato però dalla ben nota crisi della categoria servizi (-47%), legati in buona misura alla crisi dei comparti viaggi e turismo. Tra le novità più interessanti del 2020 c’è anche la sempre maggiore offerta di servizi digitali per le consegne a domicilio – abilitati dai pagamenti digitali – che possono passare per l’invio di un link di pagamento tramite SMS o chat (Pay by link) o tramite Mobile Wallet.

COSA CI ASPETTA IN FUTURO?

Secondo gli analisti di PwC – i quali vaticinano che il volume globale delle transazioni cashless sia destinato ad aumentare di oltre l’80% dal 2020 al 2025, passando da circa 1 trilione fino a quasi 1,9 trilioni, triplicando ulteriormente entro il 2030 –, quello italiano è ormai un mercato maturo, in grado cioè di affrontare il cambiamento in atto, con particolare riferimento agli abilitatori tecnologici: presenza POS, iniziative sistemiche e disponibilità di schemi di pagamento. “L’Italia, come la maggior parte dei Paesi nel mondo, sta proseguendo il proprio percorso verso la cashless society. La pandemia ha dato un’importante spinta verso i pagamenti digitali, modificando le abitudini dei consumatori, aprendo il dibattito sul ruolo della digitalizzazione e sulla creazione di nuove opportunità per l’intero ecosistema dei pagamenti, comprese le Banche”, ha commentato Marco Folcia, EMEA Payments and Open Banking Centre of Excellence Leader e Partner di PwC Italia.

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