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supercashback

Vi racconto il Supercashback

Sogni e pensieri sul supercashback. Il blog "Non svegliatemi" di Alighiero Sottozeri.

Mi ritrovarono il giovedì successivo: per tre giorni non ero andato al lavoro e nessuno se n’era accorto, credendo che avessi preso tre giorni di ferie. L’ordinaria amministrazione dell’Ufficio Parco Auto venne svolta, come da prassi, dal responsabile del servizio Cucina, il signor Mario. Ma il giovedì mattina il signor Mario telefonò alla responsabile dell’Unità Operativa Acquisti e Logistica: “Ma quando ritorna Remo?” “Perché dove è andato?” “Ma non era in ferie fino a ieri?” “A me non risulta, non mi è arrivata nessuna email!” “Forse ha il Covid, allora.” “Ma non aveva fatto il vaccino?” “Bisogna sentire l’ufficio del personale se ha mandato il certificato medico per malattia!” Insomma, alla fine si accorsero dell’equivoco e qualcuno chiamò a casa dei miei. Io non rispondevo al telefono: ovvio, lo avevo spento sabato sera prima di andare a dormire per non rischiare di venir chiamato di notte da qualcuno che con voce entusiasta mi diceva: “Lei è il signor Remo? Lo sa che da stanotte può avere lo sconto in fattura del centodieci per cento se acquista una caldaia a condensazione?”

Per tutto quel lungo sabato me ne ero stato a casa perché aveva nevicato, non ero andato nemmeno ad allenarmi. Poco male, ero rimasto a letto leggendo un ottimo libro, godendomela come un matto. Ma, ahimè, alle otto e mezza di sera ero dovuto uscire in auto per fare il solito giro dei rifornimenti. Dannazione, ormai ero dipendente, me ne stavo rendendo conto!

Quando i pompieri sfondarono la porta dell’appartamento, giovedì pomeriggio, mi trovarono sul letto, sotto le coperte, in posizione da morto, con le mani intrecciate sopra al petto, in pigiama e con un sorriso idiota stampato in faccia. Gli occhi erano chiusi. Infatti la morte mi aveva colto nel sonno, per fortuna. Ero crepato alle tre e diciassette del mattino e nessuno se n’era accorto, nemmeno io. Ad averlo saputo, avrei almeno preso quei trecentocinquanta dollari australiani che tenevo nascosti dentro una scatola di scarpe e li avrei messi nel portafoglio, così mio figlio li avrebbe ereditati. Adesso, invece, chissà che fine avrebbero fatto, quelle sette banconote da cinquanta che mi ero riportato dall’altra parte del mondo per proteggermi da una eventuale uscita dell’Italia dall’Euro! Probabilmente sarebbero finiti nell’immondizia. Comunque, l’Italia fino a venerdì sembrava potesse farcela, e invece ero io che ero uscito di scena. Ma trecentocinquanta dollari australiani in meno, quando si è defunti, non rappresenta un grosso problema.

Fu chiamato il medico legale, che tra l’altro conoscevo in quanto lavorava nel mio stesso ospedale e usufruiva spesso delle auto aziendali messe a disposizione dall’Ufficio Parco Auto, dove sarei dovuto stare anche quel giorno invece di starmene lì, beatamente disteso. Arrivarono anche i parenti, tutti molto stupiti che un salutista ed atleta come me, perfettamente in forma, fosse morto così all’improvviso. Poi, con quello strano sorriso da ebete così soddisfatto… non era proprio da me! Qualcuno si affrettò a nascondere “Il dizionario dell’erotismo” che tenevo sopra al comodino. Mannaggia, la solita sfiga, nell’ultimo anno e mezzo avevo letto libri che sicuramente mi avrebbero fatto fare bella figura con i parenti, i pompieri e il medico legale, come “Guerra e Pace” di Tolstoj e “I miserabili” di Victor Hugo, capolavori di tre o quattromila pagine la cui presenza sul mio comodino avrebbe generato sicuramente un certo rispetto facendomi passare per un intellettuale, e invece proprio “Il dizionario dell’erotismo” che mi era stato regalato da un amico dovevano trovarci? Ormai era fatta, pazienza, non si è mai pronti abbastanza alla propria scomparsa. Ma, a proposito di scomparsa, come era potuto accadere?

Era successo che il Governo aveva varato non solo il Cashback, ma anche il SuperCashback, il superpremio per i primi centomila cittadini pagatori con la carta di credito o con il bancomat che avessero fatto più transazioni da gennaio a giugno, senza tener conto dell’importo dei pagamenti! Il premio era di millecinquecento Euro, quindi anche io avevo voluto provare a vincerlo. Quei soldi mi sarebbero serviti, non appena la pandemia di Covid fosse terminata, per visitare la Sardegna e forse anche la reggia di Caserta! Dopo aver comprato decine e decine di bottigliette di acqua minerale, confezioni di bagnoschiuma, shampoo, lamette da barba, tovaglioli, saponette, saponi, carta igienica e prodotti per la pulizia per la casa, cercando di fare più transazioni possibili, ad un certo punto avevo capito che non era quella la strada giusta. L’ideale sarebbe stato trovare un posto dove poter usare la carta per fare delle piccole transazioni senza doversi sorbire i rimproveri e i mugugni degli esercenti preoccupati di dover pagare le commissioni. (E sì, ammettiamolo, tutto il meccanismo non era altro che una grandissima operazione a favore delle banche). Una volta in un bar avevo pagato una pasta e un caffè con la carta, e i lamenti disperati della cassiera mi hanno perseguitato in sogno per tre settimane di seguito. Come fare allora? Millecinquecento Euro mi avrebbero fatto proprio comodo, e allora mi misi a pensare e ripensare, pensare e ripensare, pensare e ripensare, e quale fu la conclusione? Pompe! Questa fu la conclusione! Pompe di benzina! La città ne era piena! Cosa c’era di meglio di un distributore automatico, con un totem dove poter effettuare una comoda transazione di dieci, venti, trenta centesimi, perfettamente valida per scalare l’affollata classifica del SuperCashback? E così iniziai le mie spedizioni serali e domenicali, rigorosamente in orario di chiusura delle stazioni di servizio, per evitare eventuali benzinai sospettosi. Era così iniziato un periodo d’inferno, per me, abituato a mettermi in pigiama alle otto di sera, per andare a dormire alle nove. Infatti, mi dovevo rivestire dopo la doccia, prendere la macchina per iniziare il giro dei vari distributori, facendo attenzione che non mi vedessero i Carabinieri, anche se tutto era perfettamente legale. Si trattava di parcheggiare di fianco al distributore… Una rapida occhiata in giro… Inserire la carta… digitare il PIN… selezionare il numero di colonnina… fare una o al massimo due pressioni sul grilletto della pistola erogatrice tenendo d’occhio il contatore: 23 centesimi… perfetto! E via, verso la colonnina successiva per ripetere la stessa operazione! Una volta, lungo la superstrada, credendo che non ci fosse nessuno, mentre stavo per inserire la tessera, arrivò di corsa il benzinaio e dovetti far finta di essermi sbagliato: “E’ questa la colonnina del metano?” chiesi con un inaspettato savoir-faire. E sì, avere una macchina con una doppia alimentazione, benzina e metano, si era rivelato di fondamentale importanza, ai fini del SuperCashback. Un’altra volta, in Autostrada, mentre mi stavo accostando alla colonnina, è arrivato il benzinaio e sono dovuto scappare via sotto i suoi occhi sconcertati. Ma un brutto giorno, facendo delle ricerche su Internet, scoprii che c’erano state numerose segnalazioni di benzinai che avevano scoperto miriadi di micro rifornimenti alle loro stazioni di servizio. Qualcuno aveva effettuato circa 150 transazioni di pochi centesimi in un’ora e mezza alla stessa pompa. Così appresi anche che le transazioni fatte con lo stesso bancomat lo stesso giorno erano perfettamente valide. Nei giorni successivi lessi che si stavano cercando le contromisure contro quelli che ormai venivano definiti “I furbetti del Cashback”; limitare ad una o due le transazioni fatte nello stesso posto (regola però io mi ero sempre attenuto) e limitare le transazioni di meno di un Euro. Così, per sicurezza, non facevo più le transazioni di venti o trenta centesimi, ma iniziai a farle di un Euro, un Euro e dieci centesimi. Ogni giorno controllavo la classifica tramite l’apposita app sul cellulare: dalla cinquemillesima posizione del primo mese ero scivolato prima alla settemillesima, novemillesima, per attestarmi sulla quindicimillesima. Era una buona posizione, ma facendo i calcoli bisognava fare almeno tre pagamenti tutti i giorni per rimanere in classifica, e la media aumentava di giorno in giorno, segno che i furbetti si moltiplicavano, la febbre da SuperCashback stava diventando sempre più alta. Cercavo di guadagnare posizioni soprattutto nei fine settimana, girovagando squallidamente da un centro commerciale all’altro, comprando un pezzo di formaggio qua, una confezione di sottaceti là, frequentando librerie che non avevo mai frequentato, e ferramenta all’ingrosso dove potevo comprare qualcosa che un giorno mi poteva essere utile, come pennelli per imbiancare casa, vernice biologica, oppure antimuffa per il bagno. E, naturalmente, i benzinai. Ma per quanto potevo proseguire a quei ritmi? Prima del diabolico concorso usavo la carta di credito una o due volte a settimana, quando andavo a fare spesa. Eravamo arrivati a metà febbraio, e sarei dovuto andare avanti in quel modo ancora per quattro mesi e mezzo, sempre sperando che non mi togliessero i micro pagamenti già fatti. Quel sabato, uscii di casa con tre gradi sotto zero nella tormenta di neve, mentre in televisione si susseguivano gli appelli “ad uscire di casa il meno possibile” da parte di eminenti esponenti del Comitato Scientifico, e feci soltanto quattro rifornimenti. Mentre mi stavo avvicinando alla quinta stazione di servizio all’improvviso ritrovai la lucidità e dissi a me stesso: ma che cazzo sto facendo? Se per prendere il premio devo spendere trecento euro in più ogni mese, oltre alla perdita di tempo, cosa ci guadagno? E così presi la decisione di cui andai fiero per il resto della mia (ancora breve, ma non lo sapevo) esistenza: addio SuperCashback, smettiamola e non ci pensiamo più. Mi sentii di colpo sollevato, e me ne ritornai a casa tutto contento, sapendo di aver fatto la cosa giusta. E così, poco dopo me ne andai a dormire perfettamente felice e consapevole che da allora in poi il concorso a premi sarebbe stato solo un brutto ricordo.

Il medico legale non ci capì molto, e ci volle un sacco di tempo per stabilire la causa del decesso. Il mio caso fu archiviato come morte dovuta a stress da lockdown. Solo dopo un paio di mesi, in seguito ad altre morti apparentemente inspiegabili avvenute in provincia di Macerata, si scoprì la verità. Uno dei benzinai del paese, esasperato dai tanti che di notte andavano a fare rifornimenti di venti o dieci centesimi di benzina, aveva pensato bene di cospargere la pistola erogatrice di Novolgik, un potente veleno usato anche, sembra, dai servizi segreti di diversi stati dell’Europa dell’est. Il mio vizio di mettermi le dita nel naso aveva fatto il resto.

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