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passaporto vaccinale

Pass vaccinale solo con legge. Parola di Garante Privacy

Cosa ha detto l’Autorità garante per la protezione dei dati personali sul pass vaccinale per accedere a aeroporti, palestre e hotel

 

Per un pass vaccinale occorre una legge nazionale. È questo il diktat del Garante della Privacy.

Così come avvenuto per Immuni, l’app di contact tracing adottata dal governo Conte lo scorso anno, anche per eventuali app che certificano lo stato vaccinale degli italiani serve una norma di rango primario nazionale.

Sia presso le istituzioni europee sia nelle regioni italiane si discute infatti sull’adozione di passaporti vaccinali: ovvero certificati di avvenuta vaccinazione per gli spostamenti e l’accesso ad alcune attività.

Tutti i dettagli sullo stop al pass vaccinale dell’autorità garante della privacy presieduta da Pasquale Stanzione.

GARANTE PRIVACY: “NECESSARIA LEGGE NAZIONALE SUL PASS VACCINALE”

Con l’arrivo dei vaccini anti Covid-19 si discute dell’opportunità di iniziare a implementare soluzioni, anche digitali (es. app), per rispondere all’esigenza di rendere l’informazione sull’essersi o meno vaccinati come condizione per l’accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi (es. aeroporti, hotel, stazioni, palestre ecc.).

Pertanto il Garante ritiene che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.

RISPETTARE LA DISCIPLINA IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

A tale proposito, nel caso si intenda far ricorso alle predette soluzioni, l’autorità richiama l’attenzione dei decisori pubblici e degli operatori privati italiani sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali.

L’IMPORTANZA DEI DATI RELATIVI ALLO STATO VACCINALE

I dati relativi allo stato vaccinale, infatti — prosegue il Garante —, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali.

IN CASO CONTRARIO, ILLEGGITTIMO PASS VACCINALE

Pertanto il Garante Privacy non lascia dubbi: o una legge nazionale per un pass vaccinale o illegittimità dello strumento.

In assenza di tale eventuale base giuridica normativa infatti – sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi – l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo, ha concluso l’authority.

SEGNALAZIONE AL PARLAMENTO

Infine, il Garante precisa che la questione sarà oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento.

NON RIGUARDA IL PASSAPORTO VACCINALE UE

Tuttavia, l’authority non si riferisce al passaporto vaccinale di cui si discute in sede Ue, quanto di iniziative private o regionali.

Al Consiglio Ue della scorsa settimana è stato trovato infatti un accordo di massima sul cosiddetto “passaporto vaccinale” per tutte le persone vaccinate e quelle guarite dal coronavirus.

“Ci servono almeno tre mesi per lo sviluppo tecnico di un sistema inter-operabile europeo” per i passaporti vaccinali”, ha spiegato in proposito la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. L’ accordo riguarda l’utilizzo di “una serie di dati minimi” nel passaporto “che potrebbero essere utili per dare informazioni sulla presunta immunità” dei cittadini. Le informazioni confidenziali, che riguardano la vaccinazione, la negatività a un test e l’eventuale sviluppo di anticorpi, devono essere “pertinenti a livello transfrontaliero”, ha aggiunto von der Leyen.

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