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Burgess

Burgess spiega come gli inglesi amino la libertà

Gentile direttore,

1978: Anthony Burgess, noto per essere l’autore di Clockwork Orange da cui Kubrick trae Arancia Meccanica, pubblica 1984 & 1985, un saggio molto acuto e un breve romanzo sul dopo Orwell. Il romanzo ha  stile fantasioso e imprevedibile, con una libertà di linguaggio degna di Nabokov, da grande outsider. Bev Jones è il protagonista in una Londra stravolta dal caos: muezzin salmodiano, gang di criminali minorenni scorazzano, sindacati onnipotenti  proclamano scioperi senza fine. Anche i pompieri scioperano e la moglie di Bev, Ellen,  ricoverata al Brentford Generals, per colpa di un incendio doloso, diviene “una manciata di pelle abbrustolita”. Ma Ellen riesce a sussurrare al marito: “Non permettere che vadano impuniti”.

Bev Jones era un insegnante di storia, ma la scuola non vuole più istruire: tutto è livellato verso il basso, il socialismo di stato è padrone di quasi tutte le imprese, la cultura classica (latino, greco, storia) è ora monopolio di mezzi lestofanti detti kumina. Già i lavoratori non hanno bisogno di biblioteche, hanno i sindacati e lo Stato.

Jones si è ridotto a lavorare in una industria dolciaria, ma perde il Lavoro (e la tessera sindacale, che è tutto) perché non partecipa a uno sciopero. Dopo alcune avventure, Bev Jones si trova a Crawford Manor, un istituto di riabilitazione. Il signor Pettigrew fa lunghi discorsi ai pazienti: “Come sapete, il Parlamento è divenuto una formalità inutile  buono solo a far perdere tempo. A noi serve soltanto un esecutivo e la burocrazia”.

Bev, benché torturato, non firma una dichiarazione che permetterebbe la sua riabilitazione e il rinnovo della tessera sindacale, necessaria per avere qualunque lavoro.

Poi Jones si arruola nel libero esercito dei Liberi Britanni, guidato dal colonnello Lawrence, “altissimo, con un naso mediterraneo e un pallore nordico”. Ma Lawrence è al soldo dei petrodollari degli arabi, per difendere la costruzione della più grande moschea d’Europa dagli scioperi.

Infine, Bev Jones viene condannato da una bizzarra Corte per follia: “La pazzia viene definita un ripudio dell’ethos di maggioranza”.

E poi viene rinchiuso in una specie di manicomio per devianti, con cani da guardia in giardino e una cinta elettrificata.

“Con un cenno del capo diede un ultimo addio alla luna, quindi denudò il petto scarno al dolore terribile del filo elettrificato…”

Bev era un vero Inglese, e gli Inglesi amano davvero la Libertà.

Così è se vi pare.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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