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Inpgi Pensioni Giornalisti

Inpgi nell’Inps. Fatti, numeri, polemiche e analisi

Come e perché l'Inpgi confluisce nell'Inps. Dibattito fra esperti e addetti ai lavori

 

La previdenza dei giornalisti contrattualizzati è salva. Dal prossimo 1° luglio l’Inpgi 1, Istituto di previdenza dei giornalisti che assicura i giornalisti con contratto subordinato, entrerà all’interno di un Fondo speciale dell’Inps. A stabilirlo è l’articolo 28 della Legge di bilancio. L’Inpgi 2, che assicura i giornalisti autonomi e i co.co.co., di solito più giovani, resterà privato. L’articolo 28 prevede “ad assicurare la garanzia pubblica alle prestazioni previdenziali in favore dei giornalisti”, a fronte della progressiva contrazione della platea contributiva e del conseguente squilibrio finanziario dell’Inpgi.

Che cosa cambia per i giornalisti con l’Inpgi nell’Inps

“La nuova norma non tocca le pensioni, né i contributi già acquisiti, garantendo un principio di assoluta equità tra generazioni all’interno di un gruppo di lavoratori dipendenti – ha scritto il giornalista di lungo corso ed esperto di pensioni, Pierluigi Franz – Insomma, è un’operazione che non discrimina nessuno all’interno di una categoria di lavoratori subordinati, come i giornalisti iscritti all’Inpgi 1. Di conseguenza, se questa norma resterà tale, nessuno perderà nulla di quanto acquisito, mentre resterà in piedi solo come ente privatizzato l’Inpgi 2 per i giornalisti lavoratori autonomi”.

Le difficoltà economiche dell’ente che assicura i giornalisti

I conti dell’Inpgi sono in dissesto da anni. Il bilancio consuntivo 2020 parla di una perdita di 242 milioni di euro e se non fosse intervenuta la legge di Bilancio entro due anni avrebbe rischiato di non poter più erogare alcun trattamento. La gestione previdenziale, cioè le entrate contributive meno le uscite per pagare le pensioni, è negativa da 10 anni e l’anno scorso è arrivata a meno 188 milioni. La gestione principale Inpgi 1 (quella alla quale sono iscritti i giornalisti dipendenti) ha perso in dieci anni quasi il 20% degli iscritti attivi, che oggi sono intorno ai 14.500. Le pensioni erogate, tra il 2011 e il 2020, sono passate da 7.303 a 9.643, e la spesa è aumentata da 392 milioni a 543 milioni. A fronte di entrate contributive pari a 372 milioni di eurovengono pagate pensioni per 576 milioni.

Perché le casse dell’Inpgi sono al tracollo?

“Il dissesto dell’Inpgi è in gran parte attribuibile a una causa semplicissima: ha garantito pensioni troppo generose ed età pensionabili troppo basse”, a scriverlo è l’ex presidente dell’INPS Tito Boeri in un articolo de Lavoce.info. “Fino al 2017 le pensioni venivano calcolate interamente con il metodo retributivo, e con un tasso di rendimento molto più alto di quello offerto dalla componente retributiva del sistema pubblico”. I calcoli producevano l’assurdo che “con quarant’anni di contributi si poteva percepire una pensione più alta dell’ultima retribuzione”. Negli anni l’Inpgi 1 ha erogato pensioni molto generose, forse troppo se consideriamo che hanno lasciato casse in dissesto, secondo l’economista ed editorialista del quotidiano Repubblica: “La pensione di anzianità media per i giornalisti uomini è oggi superiore agli 80.000 euro, quella di vecchiaia anticipata è di circa 78.500 euro – scrive ancora l’ex presidente dell’Inps, Boeri -. Questa è la media, ma parecchie prestazioni sono molto superiori ai 100.000 euro all’anno. Anche per le pensioni di reversibilità, l’Inpgi ha garantito per molto tempo trattamenti molto più vantaggiosi di quelli dell’Inps”.

I prepensionamenti generosi dell’Inpgi 1

Boeri continua nella sua disamina ricordando che “i giornalisti godono anche di prepensionamenti assai generosi: 62 anni di età e 25 di contributi, cioè di fatto una quota 87! Nel calcolo della pensione possono vedersi riconosciuti fino a cinque anni di contributi mai versati. Questo comporta un ulteriore aumento dell’assegno fino al 20 per cento. Gli oneri sono pagati dallo stato al 70 per cento. La bozza di Legge di Bilancio rifinanzia anche questi ammortizzatori sociali”.

La trasformazione del mondo del lavoro

Questa gestione si è confrontata con la crisi del settore “che ha causato un forte calo del numero di contribuenti (-17 per cento in dieci anni) e ancor più del monte salari su cui vengono prelevati i contributi (-18 per cento)”, continua il prof. Boeri. Anni fa la prof.ssa Fornero propose una riforma dell’ente ma venne investita dalle critiche di Franco Siddi, allora segretario del sindacato dei giornalisti. Il resto l’ha fatto la precarizzazione del mondo del lavoro che ha riguardato ogni settore della società, anche, e soprattutto, quello dell’informazione. “La ragione più importante del tracollo dell’Inpgi risiede nelle trasformazioni intervenute nel mercato del lavoro nel settore dell’informazione – lo spiega l’esperto di previdenza Giuliano Cazzola -. I pensionati di oggi provengono da un mondo in cui, dopo anni di gavetta, si raggiungevano ‘un posto al sole’ e una retribuzione più che decente. I contribuenti di oggi, i giovani, che in un sistema di finanziamento a ripartizione pagano le pensioni in essere, sono un prototipo del precariato. Per di più gli insiders non sono stati molto rigorosi con le riforme, hanno pensato molto a se stessi”.

Inpgi mantiene il suo vertice

L’Inpgi  non solo confluirà nell’INPS e salverà i suoi conti ma manterrà tutto il suo vertice di governance mentre il personale sarà assunto dall’Inps. “In effetti – ha aggiunto Cazzola – i vertici si radunano su ciò che resta: l’Inpgi 2, la gestione ancora in attivo perché praticamente non paga ancora pensioni”.

Perché all’Ingi conviene il passaggio nell’Inps?

Il vantaggio risiede nella condivisione del rischio. “Nell’Inps il lavoratori dipendenti da anni compensano i disavanzi delle casse dei lavoratori autonomi come gli artigiani e i contadini”, ha sottolineato all’AdnKronos Cazzola. “L’operazione di travaso nell’Inps – e, dunque, sulla generalità dei lavoratori, ma anche sui contribuenti – dei costi e delle problematiche dello specifico settore in crisi in maniera smaccata viola il “patto” alla base della stessa privatizzazione – ha scritto il prof. Maurizio Cinelli sul Lavoce.info– : il patto, cioè, che prevede da un lato lo scambio tra immunità da ingerenze da parte della a mano pubblica, e dall’altro l’accollo da parte della struttura da privatizzare di tutti gli oneri finanziari futuri”.

La fragilità delle casse professionali

Boeri ha sottolineato che quella dell’Inpgi è una fragilità strutturale e che riguarda, o potrà riguardare in futuro, anche altre casse professionali che “comportano un’eccessiva concentrazione del rischio perché riguardano professioni molto specifiche. Se il settore e la professione vanno in crisi, la cassa diventa non più sostenibile perché si riducono i contribuenti, che pagano le pensioni a chi si è ritirato dalla vita attiva”.

I precedenti: la cassa dei dirigenti

Alcuni precedenti si sono già stati. Nel 2002 l’Inpdai, l’ente di previdenza dei dirigenti di imprese industriali, fu privatizzato nel 1994. Nel 1990 fu assorbito l’Enpao, l’ente (all’epoca, ancora pubblico) di previdenza delle ostetriche libere professioniste. Altri casi riguardano le casse dei marittimi, degli spedizionieri doganali, il Fondo di previdenza per il personale addetto ai pubblici servizi di telefonia e il Fondo di previdenza per i dipendenti dall’Enel e dalle aziende elettriche.

La replica dell’associazione Stampa romana

“Tutte le casse legate a particolari categorie professionali in difficoltà finanziaria sono entrate nell’Inps senza alcuna penalizzazione per i lavoratori appartenenti a quelle casse o a quei fondi – si legge in una risposta dell’Associazione Stampa romana – L’elenco è lungo e dettagliato: Ex Fondo Trasporti; Ex Fondo Telefonici; Ex Fondo Elettrici; Fondo dirigenti di azienda industriali; Fondo Dazio; Fondo Volo; Fondo Previdenza Marinara; Fondo Esattoriali; Fondo Gas; Fondo Clero; Fondo quiescenza Poste; Fondo Ferrovie dello Stato; Fondo lavoratori dello spettacolo; Fondo sportivi professionisti; Fondo Speciale Minatori; Ex Fondo previdenziale e assistenziale degli Spedizionieri doganali; Ex Cassa di previdenza per l’assicurazione degli sportivi. L’ultima cassa trasferita nel 2011 è l’Enpals, la cassa dei lavoratori dello spettacolo. Tutti gli iscritti alle casse sono stati salvati applicando il principio del pro rata. Tutti sono stati salvati perché c’è un diritto costituzionale regolato dall’articolo 38 al trattamento previdenziale”.
Altra questione: “Inpgi ha gestito in solitudine per decine di anni gli ammortizzatori sociali, garantendo oltre alla previdenza l’assistenza. Compito quest’ultimo che, a leggere bene Costituzione e norme previdenziali, avrebbe dovuto svolgere lo Stato, accollandosi così miliardi di oneri gestiti dalla cassa dei giornalisti – ha scritto l’associazione Stampa romana – La norma inserita in legge di bilancio invece salva un principio di equità tra generazioni all’interno di un gruppo di lavoratori dipendenti. Questa si’ una operazione senza discriminare all’interno di una categoria di lavoratori subordinati”.

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